L'apertura della Porta Santa «sarà un nuovo inizio per la
Repubblica Centrafricana. Noi abbiamo tanto sofferto con tribolazioni, esitazioni, dubbi, massacri e con tutto quello che ci ha diviso. Papa Francesco viene per aprire il nostro cuore alla tenerezza, alla misericordia, alla riconciliazione. È un modo per dirci: è tempo di perdonarci, è tempo di ricostruire il nostro Paese».
Così l’arcivescovo di Bangui, Dieudonné Nzapalainga, commenta in un’intervista a Tv2000 l’arrivo, questa domenica, del Papa nella Repubblica Centrafricana, ultima tappa del suo viaggio africano.
Parole riferite anche al gesto fuori dell’ordinario che Francesco compirà in questo Paese: nel pomeriggio della domenica
aprirà infatti la “porta santa” della Cattedrale di Bangui, facendo sì che lì l’Anno Santo inizi con una settimana di anticipo rispetto alla Chiesa universale.
È la prima volta che un Giubileo prende avvio non a Roma, capitale della cattolicità, ma in una città che ben si addice alla categoria di “periferia” così cara al Pontefice. La Repubblica Centrafricana, con i suoi 5 milioni di abitanti, metà dei quali cristiani, in maggioranza cattolici, staziona al fondo delle classifiche mondiali su ricchezza e sviluppo socio-economico, e negli ultimi 30 anni è stata dilaniata da un susseguirsi di golpe e conflitti interni.