"Non è peccato litigare. Peccato è il rancore, il risentimento che ti lascia dentro il cuore l'aver litigato, ma litigare è dire le cose come uno le pensa, respirare l'aria della libertà come fratelli. Non abbiate paura. Senza offendere, ma dire le cose come sono". A esortare i religiosi alla discussione aperta e chiara ma senza lasciarsi andare allo 'sparlare' e alla "zitellanza" è stato papa Francesco che ha incontrato in Vaticano i partecipanti al XXXVII Capitolo generale della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (Stimmatini).
Il testo del discorso a braccio del Papa
Il Papa si è rivolto a loro parlando a braccio è consegnando il discorso che aveva preparato in precedenza. Francesco ha esortato i religiosi ad "avere il coraggio di parlare come il Vangelo ci insegna: se tu hai qualcosa con il fratello, o sai che lui ha qualcosa contro di te, parlagli. Parlagli in disparte. E poi, se la cosa non va, parla in comunità, ma parla. Non ingoiare quello che è indigeribile, questi problemi non si digeriscono", è stato il suo consiglio. Da qui il suo invito a vivere compiutamente "nella vita comunitaria andando su questa via della verità, della libertà, con molta carità e preghiera, ma andare così, senza aver paura".
"È brutto - ha poi notato - che io religioso non abbia il coraggio di dire in faccia quello che penso al mio fratello, ma vado dietro e lo dico ad un altro. Questo è il chiacchiericcio. Permettetemi la parola: è il chiacchiericcio degli 'zitelloni'. E noi abbiamo fatto voto di castità, non di 'zitellanza', no, di castità: è un'altra cosa. E invece di essere casti - ha concluso - diveniamo 'zitelli'".
Discorso consegnato da papa Francesco
Il Vangelo si annuncia con mitezza e gioia. Ricevendo i partecipanti al Capitolo generale degli Stimmatini (Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo), il Papa ha indicato nel discorso consegnato quale dev’essere lo stile di chi porta Gesù, l’abito del missionario. Un servizio alla verità che non sempre viene accolto tra gli applausi. Anzi, a volte «chi annuncia il Vangelo è rifiutato, ostacolato, perseguitato, addirittura imprigionato o ucciso».
Ma non per questo bisogna arrendersi. La risposta è «perseverare, avere pazienza» senza «paura di niente nel testimoniare Gesù e la sua parola». Forte in questo senso il richiamo al carisma del fondatore degli Stimmatini, san Gaspare Berton, al suo stile di evangelizzazione.
«Egli – ha ricordato il Papa – accoglieva e si avvicinava a tutti e conquistava le persone con la bontà, la misericordia, con la parola penetrante della verità. Così voi, discepoli missionari, che siete evangelizzatori, potete portare le persone alla conversione, alla comunione con Cristo, per mezzo della gioia della vostra vita e con la mitezza». Si tratta di ravvivare l’ascolto della Parola di Dio nelle comunità tiepide, di «incendiare anche i cuori di quanti si trovano alle periferie dei contesti urbani ed ecclesiali».
Ma ad alimentare la fiamme dev’essere il fuoco buono di Cristo, che si nutre d’amore e lo diffonde, al contrario di quello, «sbagliato»,che si alimenta di violenza, distrugge, divide e non rispetta i tempi di ciascuno. Se in una comunità manca il fuoco buono – avvisa infatti il Papa –, c’è freddezza, buio, solitudine. Se c’è il fuoco della carità fraterna, c’è il calore, la luce e la forza di andare avanti. E nuove vocazioni vengono attratte alla dolce missione di evangelizzare».
In particolare, ricordando la chiamata degli stimmatini a «un’attenzione particolare verso l giovani in collaborazione fraterna con il clero diocesano», il Pontefice ha sottolineato l’importanza, la necessità di mettere al centro la famiglia, diannunciare, assieme ai laici «la letizia dell’amore». «Portate il fuoco di Cristo ai giovani, che hanno bisogno di qualcuno che li ascolti e li aiuti a trovare il senso alla vita – ha detto Francesco agli Stimmatini –. Se annunciate Gesù, saranno attratti; conduceteli a Lui con pazienza e perseveranza. Siate missionari gioiosi e miti, ben preparati per incontrare ogni persona».