L'arcivescovo Angelo Raffaele Panzetta - Facebook - arcidiocesi di Crotone-Santa Severina
Dopo due anni di stop, o comunque di manifestazioni in tono minore, le espressioni della pietà popolare tornano ad animare le strade delle nostre diocesi. Un recupero importante che però non può non tenere conto del periodo che stiamo vivendo. Per questo nel messaggio dedicato all’organizzazione delle prossime feste patronali, l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina invita a un sano discernimento. Tre, secondo monsignor Angelo Raffaele Panzetta, i criteri cui ispirarsi: l’evangelizzazione della pietà popolare, la sobrietà, la condivisione. «Bisogna tenere conto di come vive la nostra gente – spiega il presule –. Quella di Crotone è forse la provincia più povera d’Europa. Trattandosi di feste religiose, credo sia dovere del pastore considerare eticamente il modo in cui si spende il denaro».
Va in questo senso l’invito a sospendere la programmazione dei fuochi artificiali, degli spettacoli pirotecnici. Una scelta che sarebbe anche un gesto di sensibilità verso i profughi ucraini «per i quali – scrive l’arcivescovo – i botti ricordano il fragore delle bombe che stanno distruggendo il loro Paese».
Come vescovi calabri ci siamo già espressi prima della ripresa post Covid indicando proprio la sobrietà e la condivisione come linee da seguire. Io ho aggiunto il richiamo all’evangelizzazione perché mi sembra prioritario per la pietà popolare. E su questa base ho fornito una proposta che suscitasse discernimento. Siamo in cammino sinodale e credo che le comunità debbano riflettere anche sul modo di fare festa.
Tornando ai fuochi, ai botti, l’obiezione è che sono settori che danno lavoro.
E io naturalmente non intendo colpirli. Il mio è un invito a valutare bene. In diocesi ci sono piccole realtà che spendono 200-300 euro per i fuochi, e allora non c’è problema. Ma a Crotone si arrivava a spendere 20mila euro. Non posso far finta di non vedere. Però non ho detto no ai fuochi o alle luminarie, ho chiesto alla comunità di considerare che il territorio sta vivendo un periodo di povertà. Con in più la guerra.
L'effigie della Madonna di Capocolonna - Facebook - arcidiocesi di Crotone-Santa Severina
Numericamente non so quanti siano. Anche perché qui avevamo già una numerosa comunità ben integrata. E che da alcuni anni è seguita da un prete ucraino, don Vasyl Kulynyak.
Sì. È un sacerdote inserito nel clero diocesano. Prima ancora che questa crisi esplodesse, sul territorio, come dicevo, era presenta una comunità ucraina, fatta soprattutto di famiglie, che adesso hanno assorbito, anche per vincoli di parentela i nuovi arrivati.
Credo sia prioritario che non manchi mai, mentre si festeggia, l’attenzione a chi è nel bisogno. Al di là di limitare i fuochi o le luminarie, è questo l’aspetto più importante.
Vuol dire utilizzare ogni possibilità per far circolare la Parola di Dio, per portare ovunque, negli oratori come nelle feste popolari, il kerygma (cioè l’annuncio della fede, della salvezza che si realizza attraverso Cristo ndr) e la testimonianza della carità.