sabato 22 gennaio 2022
A presiedere il rito il cardinale Rosa Chavez. Sugli altari anche Manuel Solórzano 15 anni, il 72enne Nelson Rutilio Lemus, uccisi col gesuita il 12 marzo1977, e il francescano Cosma Spessotto
Sul murale Rutilio Grande è assieme a Romero proclamato santo nel 2018

Sul murale Rutilio Grande è assieme a Romero proclamato santo nel 2018 - Collaboratori

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«Andiamo tutti al banchetto, alla tavola della Creazione…». Le lettere nere spuntano a fatica dietro ai tanti fiori deposti sul marmo bianco-accecante. Accanto si levano le “tre Croci”, una per ciascun martire assassinato all’uscita di Aguilares il 12 marzo 1977. Sotto sono ben visibili i nomi: Rutilio Grande, Manuel Solórzano, Nelson Rutilio Lemus.

Nei giorni di vigilia, tanti, tantissimi si sono fermati a rivolgere loro un pensiero, una preghiera, un ricordo. Sembrano irreali i tempi non lontani in cui una sosta alle “tre Croci” era sufficiente per essere identificati come filo-sovversivi e lo stesso monumento veniva ciclicamente devastato.

Uno sforzo inutile quello delle dittatura prima e dei suoi sostenitori dopo la firma della pace, nel 1992, di cancellare la memoria di padre Grande, parroco di Aguilares, massacrato a causa della sua fedeltà alla giustizia del Regno mentre percorreva in auto i quattro chilometri che conducono a El Paisnal, in compagnia del catechista 72enne Manuel e di altri quattro adolescenti. Tre di loro riuscirono a salvarsi dalla raffica di proiettili. Non così Manuel, appena 15enne.

La Messa davanti alle tre croci, ricordo della barbara uccisione sua e dei compagni con lui un fiume di persone. Sono stati soprattutto i piccoli, i contadini, a vedere in questo religioso il pastore disposto a dare il sangue per il bene delle pecore

Il popolo fedele ha conservato la loro testimonianza con “ardente pazienza”. Ogni volta, ha aggiustato le croci divelte, il marmo sfregiato. Impossibile strappare Rutilio dal cuore dei contadini salvadoregni. Coloro ai quali Rutilio aveva dato la Parola, liberandoli dalla condanna all’eterno silenzio decretata nei secoli dal potere abusivo dei latifondisti.

Davvero, come ha affermato il preposito generale della Compagnia di Gesù, il venezuelano Arturo Sosa Abascal, «la popolazione contadina, di cui egli stesso faceva parte e che servì con dedizione nell’esercizio della sua attività pastorale, trovò in lui un religioso vicino, dedito e amorevole, ordinato sacerdote per condividere la propria vita con la comunità dei seguaci di Gesù che testimoniano la Buona Notizia».

Proprio come per Óscar Arnulfo Romero, sono stati gli ultimi, i piccoli, i dimenticati a riconoscere nel gesuita la voce del vero pastore, capace di difendere con il proprio sangue le pecore. E a seguirlo, oltre la loro vita terrena, stroncata in “odio alla fede”.

Lo ha riconosciuto papa Francesco il 22 febbraio 2020 autorizzando il decreto che riconosceva il martirio. E oggi, dopo un anno di ritardo a causa della pandemia, la Chiesa proclamerà beati padre Rutilio, Manuel e Nelson, insieme al francescano italiano Cosma Spessotto (leggi qui), anche lui assassinato a San Salvador il 14 giugno 1980 per l’impegno evangelico in favore dei poveri.

La celebrazione, presieduta dal cardinale Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare della Capitale e rappresentante di papa Francesco, si svolgerà a quaranta chilometri da Aguilares, nella Plaza Salvador del Mundo di San Salvador.

Lo stesso luogo in cui, il 6 agosto 1970 – domenica della Trasfigurazione in cui il Paese, fin dal principio, si stringe ai piedi del Salvatore –, padre Rutilio proclamò con coraggio il Vangelo della vita di fronte alle massime autorità dello Stato. E, dopo aver citato la Populorum progressio di Paolo VI, ebbe la parresia di esortare il governo a contribuire alla «trasfigurazione del popolo salvadoregno, quello che vive nelle valli, accanto ai bei laghi, al fiume Lempa, ai margini delle piantagioni di caffè e di canna da zucchero, ai piedi dei monti e vulcani, in paesini e frazioni e in grandi ed esplosive concentrazioni urbane, in prossimità degli enormi latifondi. Solamente allora potremo avvicinarci tutti, senza rimorsi, ai piedi del Salvador del mundo».

Alla Messa di oggi, che inizierà alle 17 locali (la notte in Italia), è prevista la partecipazione di 25 vescovi e 600 sacerdoti concelebranti. Non potrà, però, esserci il bagno di folla per la beatificazione di monsignor Romero: a causa del Covid, alla celebrazione assisteranno 5mila persone in rappresentanza di tutte le parrocchie. Domani, inoltre, l’arcivescovo di San Salvador, José Luis Escobar Alas, celebrerà la Messa di ringraziamento nella Cattedrale e lunedì sarà il momento del ricordo speciale dei confratelli, con la Messa nella parrocchia di San Giuseppe di El Paisnal dove si trovano le tombe dei tre martiri.

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