Il Papa con i figuranti del presepio vivente di Santa Maria Maggiore - Ansa
I grandi sanno fare un passo indietro, rinunciare al centro della scena, evitare le autocelebrazioni. Per questo non stupisce che oggi nel giorno del suo 87° compleanno, il Papa abbia in programma una domenica come tante altre. Nessun appuntamento travolgente, anche se di sicuro arriveranno auguri da tutto il mondo, e in piazza San Pietro, all’Angelus, non mancheranno i cori dei fedeli. Sarà come si dice, una “normale” giornata di lavoro, con, però, una nota speciale. Nel solco di una tradizione inaugurata nel 2013, pochi mesi dopo l’elezione a Pontefice, Francesco incontrerà ospiti e operatori del Dispensario Santa Marta, la struttura pediatrica vaticana che da oltre un secolo offre aiuto a mamme e bambini in difficoltà. Un momento di festa che colorerà di allegria l’aula Paolo VI, dove il Papa è atteso intorno alle 10.
Ci saranno canti e danze, quindi un breve spettacolo circense, un rinfresco dolce e una fetta di torta. Ma, soprattutto, ci saranno sorrisi e abbracci con regali distribuiti ai bambini. Il grazie più bello per il dono della vita, infatti, è condividere la gioia, farla germogliare in chi ha avuto meno e soffre per le ingiustizie e la violenza. Il Papa ne ha parlato spesso in questo tempo che prepara al Natale, concentrando la sua attenzione sulle vittime più fragili dei conflitti, a cominciare dai bambini. Esemplare e drammatica la domanda rivolta ai ragazzi dell’Azione cattolica italiana ricevuti venerdì scorso in udienza. «Sapete quanti bambini sono morti a Gaza in questa ultima guerra? – ha chiesto il Pontefice –. Più di tremila. È incredibile, ma è la realtà. E in Ucraina sono più di cinquecento, e nello Yemen, in anni di guerra, sono migliaia. Il loro ricordo ci invita ad essere a nostra volta luci per il mondo, per toccare il cuore di tante persone, specialmente di chi può fermare il turbine della violenza».
Un concetto richiamato indirettamente ieri nel discorso rivolto a “figuranti e operatori del presepio vivente” della Basilica papale di Santa Maria Maggiore, la chiesa che custodisce la reliquia della culla di Gesù e dove Bergoglio ha chiesto di essere seppellito dopo la morte. Nel suo discorso, logico e inevitabile il riferimento alla situazione che angoscia la Betlemme di oggi e «naturalmente tutti gli abitanti della Terra dove Gesù è nato, vissuto, morto e risorto. Sappiamo qual è la situazione, a causa della guerra – ha aggiunto il Pontefice – conseguenza di un conflitto che dura da decenni». Allora la rappresentazione del presepio, ha aggiunto, «dev’essere vissuta in solidarietà con questi fratelli e sorelle che soffrono tanto. Per loro si preannuncia un Natale di dolore, di lutto, senza pellegrini, senza celebrazioni. Non vogliamo lasciarli soli». Di qui l’invito a a essere vicini con la preghiera e con l’aiuto concreto, nel segno del presepio «che ricorda a tutti come la sofferenza di Betlemme sia una ferita aperta per il Medio Oriente e per il mondo intero». Un incubo che alla luce dello situazione attuale, difficilmente in questo Natale troverà una via d’uscita, fosse anche parziale come un cessate il fuoco. La gravità della crisi è ben chiara agli artisti del concerto di Natale svoltosi ieri in aula Paolo VI. Sono state melodie cantate – aveva riflettuto in mattinata Bergoglio – «anche pensando a coloro che vivono questi giorni nel dolore e nella paura a causa della guerra. Tante guerre! Purtroppo pure nella Terra di Gesù»
Quello odierno sarà dunque un compleanno vissuto con il pensiero alle vittime innocenti della terza guerra mondiale a pezzi che stringe il pianeta in un cupo abbraccio di morte. Ma anche nel segno della speranza che nasce dall’abbandono in Dio. Un atteggiamento che Francesco rilancia nel saluto con cui conclude ogni suo discorso. Quell’invito, «per favore, non dimenticatevi di pregare per me», esprime proprio la consapevolezza che c’è un Dio della storia che vuole il meglio per ogni essere umano che si affanna sulla terra e che da Lui solo può arrivare la vera pace. Così, soprattutto oggi, il regalo più bello che possiamo fare al Papa è pregare per lui. Perché sia un interprete autentico della volontà di Dio, nel servizio alla Chiesa e al mondo. Accanto a ogni donna e ogni uomo che abita il mondo in questi tempi difficili.
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