Il nuovo santuario di Urbino - Diocesi di Urbino
Ci sono voluti oltre 50 anni ma alla fine il nuovo santuario di Urbino dedicato al Sacro Cuore di Gesù è stato completato. Venerdì, alle 17, l’arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, Giovanni Tani, presiederà la liturgia di consacrazione mentre il giorno seguente alle 10 sarà il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, a inaugurare la chiesa. I fondi necessari per l’edificazione sono stati stanziati dalla fondazione “Opera del Sacro Cuore di Gesù” che negli anni ha raccolto offerte da tantissimi fedeli in Italia e in Svizzera, con l’erogazione finale di un contributo dell’8xmille della Cei. Una struttura moderna progettata da firme internazionali come Yasuo Watanabe e Walter Valentini. «Un’autentica opera d’arte – spiega Tani – ma prima di tutto un’opera della fede. Ed è significativo che l’inaugurazione avvenga nel venticinquesimo della morte di don Elia Bellebono, l’umile sacerdote che ricevette l’incarico di edificare questo santuario direttamente da Gesù, anche se le apparizioni non sono ancora state riconosciute ufficialmente dalla Chiesa».
Nato nel 1912 a Cividate al Piano nel Bergamasco da una famiglia numerosa e molto povera, Elia vivrà per tutta la vita una forte esperienza mistica. Ad appena nove anni lascia la scuola per aiutare la famiglia e inizia a lavorare come ciabattino coltivando però il desiderio del sacerdozio. A 27 anni entra nel noviziato dei gesuiti a Gallarate e due anni dopo riceve la prima presunta apparizione nel Seminario di Lonigo (Vicenza). Proprio a causa dei suoi “colloqui” con Gesù viene guardato con sospetto dalle gerarchie del suo tempo. Riprende così a fare il ciabattino nel convento dei rosminiani di Stresa dove stringe amicizia con Clemente Rebora. «Tutto il suo apostolato è stato improntato alla misericordia – spiega Giuseppe Cucco della fondazione “Opera del Sacro Cuore” – perché i messaggi che riceveva direttamente da Gesù erano sempre indirizzati a specifiche persone ed erano rivolti alla loro conversione ma anche ad illuminare alcune scelte dei Papi dai quali si recava».
Nell’ottobre 1969 Gesù gli “chiede” di costruire un santuario a Urbino: «Desidero che sia dedicato al mio Cuore Sacratissimo. Sarà la sede del mio amore e della mia misericordia e lì farò piovere tante grazie». La richiesta comprende anche la costruzione di una casa di spiritualità, «perché ci sono tanti universitari che ne hanno bisogno». Solo a 65 anni gli sarà permesso di coronare il suo desiderio sacerdotale grazie al sostegno del vescovo di Fano, Costanzo Micci, e di tanti amici urbinati che seguivano il suo cammino. Entra nell’eremo dei camaldolesi di Montegiove a Fano e nel 1977 il cardinale Pietro Palazzini lo ordina prete. Nel 1985 don Elia acquista un terreno nella prima periferia di Urbino, dove sorgeva un melo, così come indicato in una delle apparizioni. L’iter burocratico però subisce vari rallentamenti anche a causa dell’opposizione di una parte del Consiglio comunale urbinate. A due anni dalla morte di don Elia, avvenuta il 2 settembre 1996 a 83 anni, l’arcivescovo di Urbino, Ugo Donato Bianchi, posa la prima pietra del santuario.
Nel 2015 nasce l’associazione “Amici di don Elia”, fondata da Laura Guerra, con lo scopo di raccogliere testimonianze utili per la sua causa di beatificazione. «Ho conosciuto don Elia nel 1983 ed è stato lui a indicarmi la mia vocazione al matrimonio – spiega Guerra – mentre mio marito Alessandro, come medico, ha avuto il dono di stargli vicino fino ai suoi ultimi giorni. Ho potuto così constatare come il Signore lo inviasse a visitare tantissime persone in tutta Italia e nel Canton Ticino, in Svizzera, per portare loro la misericordia di Dio. Don Elia raccontava che i messaggi che riceveva da Gesù e che poi lui doveva riportare fedelmente al destinatario, erano come dettati dal “padrone” con una macchina da scrivere. Dopo la sua morte la nostra associazione ha raccolto centinaia di testimonianze su grazie ricevute e ora l’inaugurazione di questo santuario permetterà a un maggior numero di persone di sperimentare la misericordia del Sacro Cuore».