Il cardinale Michael Czerny con papa Francesco - Ansa
Ha spaccato la crosta arida della retorica dominante. Lasciando scoperta la linea di faglia lungo cui scorrono ingiustizia e degrado ambientale. Sono trascorsi cinque anni dalla pubblicazione della Laudato si’: domenica, nel giorno dell’anniversario, i credenti di tutto il mondo sono invitati alle 12 a fermarsi per un minuto di preghiera. La profezia dell’enciclica acquista una potenza inedita in questo tempo di prova, mentre tutto il pianeta è scosso dalla ferocia della pandemia. Il Covid ha amplificato, con brutale concretezza, il processo di svelamento dell’intima connessione tra il grido della terra e degli esseri umani. «È quella rapidizzazione di cui papa Francesco parla nella Laudato si’. Essa si manifesta non solo nella velocità con cui il virus si diffonde ma anche nella celerità con cui stanno scomparendo milioni di posti di lavoro, la socialità e gli eventi si stanno trasferendo sul Web e la realtà si va digitalizzando», afferma il cardinale Michael Czerny, sottosegretario della sezione Migranti e Rifugiati del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale che ha promosso la settimana di eventi - online, causa Covid -, attualmente in corso, per riflettere sulla Laudato si’ (www.laudatosiweek.org).
L’arcivescovo gesuita ha trascorso quasi tre decenni sulle frontiere calde del globo - dal Centro America all’Africa -, dove si è impegnato nella difesa dei diritti umani, della pace, della casa comune. Ha toccato con mano, dunque, le ferite prodotte dall’economia che uccide, non solo metaforicamente. E quanto la violenza sulla casa comune si propaghi come un’onda d’urto sulla carne dei popoli che la abitano. «In questo, è simile al Covid. Danneggia prima la salute. Al contempo, le sue conseguenze socioeconomiche sono devastanti, soprattutto per i più vulnerabili. Anche la crisi ecologica colpisce prima l’ambiente. I suoi effetti, però, mettono in discussione il lavoro, il cibo, la salute, e il peso maggiore ricade sugli ultimi».
Come se ne esce, dunque?
Sia la crisi socio-ambientale sia la pandemia richiedono soluzioni innovative a tutti i livelli, non solo per e da par- te “dei vertici”. Il degrado ambientale ha probabilmente contribuito alla diffusione del virus. La nostra consapevolezza deve andare, però, molto più in profondità. Fino a cogliere il nocciolo degli anti-valori che hanno alimentato la civiltà ipercompetitiva e consumista di ieri. Il 'mondo nuovo' dopo il Covid deve essere migliore. Deve guarire anche dalle malattie dell’autodi- struzione, dell’ingiustizia, dell’indiffe- renza. La Laudato si’ ci indica la strada per essere risanati: quello sviluppo inclusivo e sostenibile che merita il nome di integrale. Per attuarlo, l’enciclica propone il dialogo come fondamento necessario dell’azione. L’unico approccio per una rigenerazione post-Covid è il dialogo. Il che vuol dire coinvolgere tutte le parti in causa. È questo il metodo sinodale.
Già in questi cinque anni, però, la Laudato si’ ha messo in moto un processo di cambiamento. Quali sono i frutti più importanti?
L’enciclica ha preparato il terreno per l’Accordo di Parigi del 2015 che, per quanto debole, è un primo passo necessario. E soprattutto ha stimolato molte forme di attivismo nelle parrocchie, nelle altre religioni, nei gruppi e movimenti laici.
Qualcosa di inedito per un’enciclica. Eppure ancora qualcuno, anche fra i cattolici, ha difficoltà a considerare la cura della casa comune come parte della fede…
Prima di essere una “questione socio-ambientale”, il Creato è un articolo fondamentale di fede. Una sua parte essenziale, ricordava a tutti, soprattutto ai cristiani, San Giovanni Paolo II. Diciamo: «Credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra». La vita umana si fonda su tre relazioni intimamente collegate: con Dio, con il prossimo e con la terra, dono del Signore. Distorcere una di queste è peccato. Curare le relazioni rotte e restaurare l’armonia nella sua triplice dimensioni significa partecipare alla redenzione di Cristo.
Tra i frutti della Laudato si’ c’è anche il Sinodo sull’Amazzonia, di cui lei è stato segretario speciale
Il Sinodo, con la sua denuncia coraggiosa dei peccati sociali ed economici in una data regione, ha mostrato che cosa significa prendere sul serio laLaudato si’. È una lezione da seguire ovunque. L’Esortazione post-sinodale Querida Amazonia, inoltre, riconosce in modo palese i popoli amazzonici in particolare gli indigeni - come i primi e indispensabili protagonisti nella tutela dell’Amazzonia, per loro e per il mondo. Una “provocazione” per quanti ancora, spesso in modo inconscio, nutrono attitudini colonialiste nei confronti delle altre culture o considerano dovute le risorse naturali.
Da dove cominciare la nostra conversione ecologica?
Da un cammino contemplativo. La spiritualità cristiana aiuta a motivare i necessari cambiamenti personali, sociali, politici facendo maturare la responsabilità verso il creato, nostra casa comune.