venerdì 16 agosto 2024
La figura della Madre di Dio ha segnato profondamente la vita dell'autore della Summa di cui ricorrono i 750 anni della morte. Parla il teologo domenicano Daniele Aucone
La Madonna col Bambino, il fondatore dei frati predicatori Domenico di Guzman e  Tommaso d'Aquino in un dipinto del  Beato Angelico del 1435

La Madonna col Bambino, il fondatore dei frati predicatori Domenico di Guzman e Tommaso d'Aquino in un dipinto del Beato Angelico del 1435 - Wikipedia

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Il 15 agosto di ogni anno è un’occasione privilegiata per rileggere e riflettere sull’Assunzione in cielo in anima e corpo della Vergine Maria, come ci ricorda la solennità di oggi. Ma rappresenta anche la circostanza particolare per vivere questa festa mariana così importante alla luce di quanto ci ha trasmesso attraverso i suoi scritti, preghiere e orazioni il “Dottore Angelico”, san Tommaso d’Aquino di cui in questo 2024 ricorrono i 750 anni dalla morte avvenuta all’abbazia di Fossanova nel Lazio il 7 marzo 1274.

Di questo è convinto il teologo e mariologo, il domenicano Daniele Aucone. «La festa della Maternità divina di Maria (la Théotokos) celebrata il 15 agosto in Oriente già nei primi secoli, e poi divenuta celebrazione del dies natalis (nascita al cielo, transito) della Deipara, mostra da un lato la singolare e piena partecipazione della madre alla vittoria del Figlio sul peccato e sulla morte; e dall’altro illumina e consolida la speranza di tutti i credenti, che attendono essi pure di far parte nella piena integrità personale (corpo e anima) della Gerusalemme celeste: “segno di sicura speranza” (LG,68), come dice di lei la Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla Chiesa, la Lumen gentium. In effetti si può considerare Maria come una sorta di “freccia bidirezionale”, che fa segno da un lato verso il mistero di Cristo e la vita trinitaria, per il suo ruolo unico nella storia della salvezza; e che rischiara dall’altro la vocazione dell’uomo e della Chiesa, per la sua costitutiva natura creaturale, pur se singolarmente riempita della presenza divina (grazia)».

Il teologo domenicano Daniele Aucone

Il teologo domenicano Daniele Aucone - Dal Web

E aggiunge a questo proposito lo studioso, classe 1975, che è, tra l’altro, docente di Teologia alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma, l’”Angelicum”: «Come scrive san Luigi Grignion de Monfort, Maria è “completamente relativa a Dio”. ma anche diremmo noi “interamente rapportata all’uomo”, in quanto nostra madre e sorella nella comune condizione umana: “nato da donna” (Galati 4,4), secondo la concisa espressione paolina a proposito del mistero dell’Incarnazione, che è anche l’unica menzione (peraltro indiretta) della Madre di Gesù all’interno degli scritti dell’Apostolo». Padre Aucone nel suo articolato ragionamento sottolinea un altro dettaglio: «Ricevo spesso in questo giorno numerosi auguri. Si tratta di messaggi ovviamente che non esplicitano tutte le implicazioni teologali della festa, ma è come se una “traccia” del senso cristiano di questa data rimanesse, anche in chi non la vive liturgicamente e si limita al più ordinario “Buon Ferragosto”. In tal senso direi che l’icona della Vergine Assunta ci aiuta come scrive san Paolo a “cercare le cose di lassù”(Colossesi 3,1)». Di qui il teologo domenicano pensando proprio alla solennità odierna e al dogma dell’Assunta proclamato più di 70 anni fa (durante l’Anno Santo del 1950) dal venerabile papa Pio XII con la Costituzione Munificentissimus Deus sottolinea l’eccezionalità della vita di Maria di Nazareth. «Il singolare dono concesso alla Vergine - è l’argomentazione - di partecipare fin da subito nella piena interezza personale (corpo e anima) alla beatitudine definitiva diviene in tal senso icona di due tratti specifici della speranza cristiana: la certezza cioè, di essere attesi al termine della vita non da qualcosa, ma in ultima analisi da Qualcuno, un Tu personale; e che destinatario di questa vocazione ultima sono Io nella totalità del mio essere, e non solo una “parte” o una componente di me».

Il religioso che vive stabilmente a Roma nel convento adiacente alla Basilica di Santa Maria sopra Minerva dove riposano, tra le altre, le spoglie mortali del Beato Angelico, si sofferma su quanto san Tommaso d’Aquino abbia posto al centro della sua ricerca teologica con uno sfondo spesso molto cristocentrico - basti pensare anche al suo capolavoro, la Summa Theologiae - la figura di Maria. «In qualità di Magister in Sacra pagina, teologo biblico è soprattutto chiamato anzitutto a leggere e commentare la Scrittura, Tommaso ha modo di parlare di Maria, in primo luogo, nel confronto con i brani scritturistici che a Lei si riferiscono. Così, ad esempio, nel Commento al Vangelo di Giovanni in cui la riflessione assume un tono più narrativo ed esistenziale, diverso da quello sistematico e speculativo delle Summae e più vicino (per certi aspetti) alla sensibilità contemporanea».

E annota ancora: «Come teologo “riflessivo” poi, chiamato a considerare organicamente il mistero cristiano nei suoi punti nodali la sua meditazione mariana si concentra soprattutto nell’approfondimento del mistero dell’Incarnazione e della maternità divina della Vergine, in piena risonanza in ciò all’insegnamento biblico». Fra’ Aucone accenna a un tratto singolare di san Tommaso che è dottore della Chiesa dal 1567: quello di essere stato anche un eccellente omileta di matrice mariana. «Nella sua attività di predicatore l’Aquinate - è l’osservazione - ha avuto modo di tenere delle meditazioni sulla preghiera dell’Ave Maria, trascritte poi dagli ascoltatori. È in tale commento al saluto dell’angelo che si trovano forse le espressioni più dirette ed esplicite sul destino ultimo di Maria: “salì al cielo con il suo corpo” divenuto così familiare a Dio da essere scelto come Sua dimora perenne; “nobile triclinio dell’intera Trinità”, secondo il bell’appellativo coniato dal maestro del Divus Thomas sant’Alberto Magno e qui ripreso dal discepolo».

Alla luce di questa solennità mariana padre Daniele - che è un esperto di escatologia e di teologia dogmatica - rievoca del “Dottore Angelico” un altro tratto unico della sua complessa personalità: quello di essere un modello di vita anche per i credenti di oggi. «In ambito mariano direi che Tommaso esprime una devozione sobria, ma autentica e profonda, formata in particolare alla scuola liturgico-spirituale dei frati predicatori: si pensi alla processione scandita dal canto della Salve Regina al termine della preghiera di Compieta, ultimo momento liturgico della quotidianità domenicana, a cui prendevano parte anche coloro che durante la giornata erano impegnati in servizi o ministeri esterni (come i Maestri in teologia)». Di qui la riflessione finale: «Il manoscritto autografo della Somma contro i Gentili conservato nella Biblioteca Vaticana, in cui la parola “Ave” compare spesso in margine ai fogli del lavoro del Maestro, testimonia questa autentica tenerezza filiale di Tommaso, che non ha bisogno di effimeri sentimentalismi. Si direbbe che la bella espressione riservata a Maria nel commento al Salmo 17 (Via Christi est virgo beata, “la beata Vergine è via che conduce a Cristo”) dia riscontro anzitutto di un vissuto biografico ed esistenziale sincero dell’Aquinate, prima ancora di divenire elegante formula teologica».

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