Oggi per noi è il giorno dell’Halleluya Festival, evento che alla Gmg di Cracovia ci aveva impressionato per qualità artistica e organizzativa. Il concerto è realizzato dalla comunità cattolica brasiliana Shalom, nata nel 1982, il cui carisma è costituito in particolare dall’evangelizzazione fatta con grande intelligenza e amore.
«Il bene va fatto bene! Per questo curiamo ogni aspetto insieme ad artisti come voi», ci dice con il sorriso Franco Michel Galdino, diacono e coordinatore artistico del festival. Il concerto è una bomba: per un’ora diventiamo un tutt’uno con le decine di nazionalità presenti… si canta, si suda, si dialoga, si ride e si scherza pure. Quanta gioia! Quanta bellezza! È emozionante vedere tra il pubblico tante persone che cantano già le nostre canzoni in spagnolo pubblicate solo qualche giorno fa. Nel frattempo, a lato palco, c’è la possibilità di riconciliarsi con il Signore e avere un dialogo con dei sacerdoti. Al termine del concerto, l’Adorazione eucaristica guidata in modo straordinario dal palco conclude una serata indimenticabile.
Ma oggi è anche venerdì. E venerdì per me significa fermarmi a contemplare la passione di Cristo, stare con Gesù crocifisso, lasciarmi trasformare dalla sua passione, unirmi ai fratelli che soffrono. Per questo, mentre dal palco vedo la meraviglia di migliaia di giovani cattolici cantare, ballare e pregare liberamente insieme, per contrapposizione non posso che pensare alle esperienze taglienti di tanti giovani cristiani perseguitati che non possono vivere nulla di tutto ciò. I loro racconti di qualche settimana fa - quando eravamo a suonare per i rifugiati cristiani iracheni in Giordania - mi fischiano ancora nelle orecchie e mi interpellano. Costantemente. E anche stasera dal palco, come tutti i giorni qui a Panamà, canto perché i nostri cuori siano sempre più uno in Cristo. (6. continua)