«Il potere del silenzio è stato spezzato e la realtà tenuta nascosta è stata resa pubblica attraverso i media. Lo dico con convinzione: la bomba è scoppiata. Era doloroso e altrettanto imbarazzante, ma è bene che questa bomba sia scoppiata». Sono considerazioni severe quelle con cui il vescovo di Bolzano-Bressanone, Ivo Muser, affronta il tema della violenza sessuale nei confronti dei minori, sottolineando un cambio di prospettiva nel quale la diocesi altoatesina ha svolto un ruolo di apripista, istituendo per prima in Italia uno sportello per la denuncia degli abusi e l’assistenza alle vittime.
Ora si è data un apposito Gruppo di lavoro «per la prevenzione e per la tutela di minori da abusi sessuali» che ha promosso recentemente un convegno aperto dal vescovo dal titolo “Succede frequentemente e ovunque”. La conferma è venuta dai dati più recenti (il 20 % - fino al 25 % - delle ragazze e circa l’8 % dei ragazzi soffrono soprusi, molestie e abusi sessuali) davanti quali la Chiesa altoatesina vuole dare un segnale forte a favore della prevenzione e dell’attenzione – come ha detto il direttore dell’Ufficio don Gittfried Ugolini – «per favorire un confronto aperto e sincero circa l’abuso dentro la Chiesa e nella società, indipendentemente si tratti di violenza sessuale, fisica o psichica». Secondo Muser, «la conoscenza degli sconvolgenti fatti a livello mondiale ha permesso di rompere un tabù, che per troppo tempo ha escluso la sofferenza delle persone colpite e del loro ambiente. Finalmente sono state ascoltate le vittime, sia in ambito ecclesiale sia sociale».
Eppure, come si è sentito anche dai contributi degli esperti Federica Santangelo e Heiner Kreupp, le loro sofferenze rimangono e lasciano conseguenze durature. «Penso a coloro – ha esemplificato il vescovo – che sono in grado di affrontare il male subito. Penso altrettanto a coloro che non ne parleranno mai di ciò che hanno vissuto e sofferto, nonostante l’invito di parlare delle loro ferite fisiche e psichiche per poterle sanare». Nel convegno di Bolzano si evidenziano anche «le conseguenze spirituali, se le trasgressioni sono avvenute all’interno della Chiesa» e «si fa notare espressamente che i bambini e i giovani con handicap hanno un rischio molto più elevato».
«Come Chiesa e altrettanto a livello di società – ha concluso Muser annunciando anche altre iniziative nella vicina diocesi di Trento – abbiamo una responsabilità che ci obbliga a garantire ai bambini e ai giovani una crescita tutelata e intatta. La tutela è un lavoro di priorità assoluta che richiede un esame di coscienza sincero e radicale, sia a livello personale che a livello strutturale, cioè come Chiesa in tutte le sue strutture».
Urgente è passare dal “chiudere gli occhi” a una cultura del “tenere gli occhi aperti” con un’attenta presenza e avvalendosi di una consulenza e di un accompagnamento avveduti e competenti. E ancora: dal “non immischiarsi”, dal “non sono affari nostri” occorre giungere a una cultura della trasparenza e della corresponsabilità. «È assolutamente necessario – conclude la Chiesa altoatesina – un fermo “no” alla prassi del tacere e del nascondere. Per passare alla prassi dell’opzione dei deboli e della verità perché solo la verità - anche se ci fa soffrire - ci rende liberi».