Il vescovo emerito di Fiesole, Luciano Giovannetti - Avvenire
Lo scorso 25 aprile aveva incontrato il presidente Sergio Mattarella. Nel suo paese d’origine, Civitella in Val di Chiana, in provincia di Arezzo. Il paese della strage nazista, una delle più atroci della seconda guerra mondiale con 244 vittime. Il vescovo Luciano Giovannetti era in piazza di fronte al capo dello Stato. Sulla sedia a rotelle che per l’età lo accompagnava. Sereno. E lucidissimo. Per la commemorazione degli 80 anni del massacro. Lui testimone e sopravvissuto all’orrore del 29 giugno 1944. Un orrore a cui Giovannetti doveva la sua vocazione. Perché il parroco, di cui il giovanissimo Luciano – non aveva ancora 10 anni – era chierichetto durante la Messa del mattino prima dall’assassinio di massa, chiese alle truppe di Hitler di essere preso al posto della sua gente. «Si dice che il sangue dei martiri porta frutti. Lo posso testimoniare in prima persona - aveva raccontato Giovannetti ad Avvenire –. Il mio ministero, prima presbiterale e poi episcopale, è uno dei frutti della “santità eroica” del mio arciprete, don Alcide Lazzeri, che offrì se stesso per salvare l’intera comunità dalla furia omicida del commando tedesco. Un tentativo purtroppo vano. Sarebbe stato il primo a essere ucciso».
Il vescovo Giovannetti è morto questo pomeriggio, sabato 29 giugno, nella canonica della chiesa di Sant’Agnese nel centro storico di Arezzo dove si era ritirato dopo essere diventato emerito di Fiesole, la diocesi che aveva guidato dal 1981 al 2010. Avrebbe compiuto 90 anni il prossimo 26 luglio. E la sua diocesi d’origine, quella di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, e la Chiesa di Fiesole che lo aveva avuto come pastore per quasi trent’anni, gli stavano preparando una giornata di festa e tributo. Il suo cuore si è fermato nel giorno esatto della strage di Civitella che così tanto aveva inciso nel suo animo. Una tragedia che lo avrebbe spinto a dedicare tutta la sua vita a servizio dell’umano sull’esempio dell’«eccomi» del suo parroco, «uno dei tanti preti che ieri come oggi si immolano per il popolo e che sanno spendersi nel nome di Cristo morto e risorto», aveva detto ancora ad Avvenire.
Il vescovo Luciano Giovannetti (a sinistra) alla commemorazione della strage nazista di Civitella in Val di Chiana lo scorso 25 aprile con il capo dello Stato - Fondazione Giovanni Paolo II
Infatti due anni dopo l’eccidio Giovannetti entra in Seminario. Viene ordinato sacerdote ad Arezzo il 15 giugno 1957: non ha neppure 23 anni. E a 29 anni è nominato rettore del Seminario. L’8 aprile 1978 riceve l’ordinazione episcopale: è ausiliare di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e con i suoi 44 anni è uno dei più giovani vescovi d’Italia. Nel 1981 Giovanni Paolo II lo sceglie come vescovo di Fiesole. Nel periodo da rettore vive la preparazione e la celebrazione del Concilio Vaticano II. Un evento che sarà al centro di tutto il suo episcopato segnato dall’esigenza di rinnovamento e dallo slancio missionario. Vescovo fra i lavoratori, accanto ai cristiani impegnati in politica, in mezzo alla gente comune, intento a valorizzare il laicato con incarichi di responsabilità, trasmette con la sua parola e il suo stile autorevolezza e vicinanza al tempo stesso. Compie quattro Visite pastorali, tiene il Sinodo che dura cinque anni, accoglie papa Wojtyla nella sua diocesi, convoca il Congresso eucaristico diocesano.
Il vescovo Luciano Giovannetti (al centro) con il cardinale Gualtiero Bassetti (a destra) - Avvenire
Comunque il suo ministero è marcato dalla «ferita del cuore» che l’eccidio gli ha procurato. «Sempre con discrezione ne ho fatto riferimento nelle omelie, negli scritti, negli interventi pastorali», diceva. E in quest’ottica va letta anche la scelta di creare la Fondazione Giovanni Paolo II dopo un pellegrinaggio in Terra Santa nel 1997 dove con i fedeli resta bloccato al Muro che separa Gerusalemme e Betlemme toccando con mano odio e divisioni. Come quelle vissute da ragazzino durante la guerra. E la ong per la cooperazione, lo sviluppo e l'amicizia fra i popoli, di cui resta presidente anche da emerito, declina il Vangelo in promozione sociale negli angoli dell'Italia e del mondo dove la violenza, la povertà, le ingiustizie sono all’ordine del giorno, incarnando i valori di solidarietà e fratellanza emersi dalla sua lunga esperienza personale: dal Medio Oriente al quartiere di padre Puglisi a Palermo. Uno dei suoi ultimi scritti a mano – datato 26 febbraio 2024 – è il messaggio di introduzione al libro “Paolo Bonci, Edo Pierallini. La vita al servizio della comunità” pubblicato dal Servizio editoriale fiesolano su due laici della diocesi di Fiesole impegnati in politica e nel sociale.
La salma del vescovo Giovannetti sarà esposta nella Cattedrale di Arezzo, all’interno della cappella della Madonna del Conforto, da domattina domenica 30 giugno. Il rito funebre si terrà lunedì alle ore 15.30 nella Cattedrale di Arezzo. Al termine la salma verrà portata a Fiesole dove martedì alle ore 15.30 nella Cattedrale si terrà la liturgia esequiale. Luciano Giovannetti verrà sepolto nella Cattedrale di Fiesole.