Il presepe allestito alla entrata principale della Casa della Carità, in via Brambilla 10, alla periferia nord est di Milano - .
Un Gesù Bambino avvolto in un telo termico e deposto su una panchina. Sullo sfondo lo skyline di Milano col Duomo e i grattacieli. Attorno e in primo piano, i segni eloquenti dell’emergenza abitativa, denunciata anche dall’arcivescovo Mario Delpini. Che colpisce non solo i più “fragili” ma anche tante famiglie e persone, dai working poors al ceto medio impoverito, nella metropoli internazionale degli eventi e delle week, ormai sempre più città a due velocità. Ecco il tema del Presepe 2023 allestito davanti all’entrata principale della Casa della Carità, luogo di promozione dell’accoglienza e della cultura voluto dal cardinale Carlo Maria Martini nel 2002.
Il presepe – che rimarrà allestito in via Brambilla 10, alla periferia nord est di Milano, dove ha sede la Casa, fino al 7 gennaio – nasce dal confronto fra gli operatori della fondazione e dall’ascolto di quanti bussano alla sua porta. A raccontarlo è l’operatrice Iole Romano, che tradizionalmente si occupa dei presepi – e che ha allestito quest’ultimo assieme a Chiara Mazzucco, bibliotecaria della Biblioteca del Confine della Casa della Carità, e al volontario Gigi Elli.
Il Bambino Gesù avvolto in un telo termico e deposto su una panchina, nel presepe di Casa della Carità - .
Ma alla “sorgente” della loro opera non c’è solo il riferimento ai problemi e alle sofferenze della città d’oggi: c’è anche una risonanza biblica. «Tra le espressioni che raccontano l’abitare di Gesù – spiega Iole – ho pensato al Vangelo di Giovanni dove dice che “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. E mi sono chiesta: se Gesù nascesse oggi, dove abiterebbe? Pensando a questa emergenza, credo che si metterebbe a dormire, come tanti purtroppo, su una panchina. Volevo quindi far emergere questa contraddizione: il Natale richiama la casa, un luogo caldo dove stare insieme, ma per troppe persone vivere le feste in questo modo non è possibile». Non andò meglio, d’altronde, a Giuseppe e Maria, la quale, come si legge in Luca, «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo».
Fra le realtà che a Milano, invece, si offrono quale luogo d’accoglienza, amicizia e cura, c’è proprio Casa della Carità. Che (nel 2022, secondo gli ultimi dati disponibili) ha aiutato 9.070 persone e ne ha ospitate 474, con 5.052 persone aiutate dai servizi diurni, 3.525 seguite sul territorio e 4.073 partecipanti alle attività culturali. Una vocazione all’ospitalità confermata a Natale: certamente col pranzo che si terrà lunedì 25 dicembre con gli ospiti della Casa e gli anziani del quartiere, al quale è atteso un centinaio di commensali. Ma anche con le Messe che verranno celebrate domenica 24 dicembre alle 12, lunedì 25 alle 12 e domenica 31 alle 18,30 dal presidente della Fondazione Casa della Carità, don Paolo Selmi, e dal presidente onorario don Virginio Colmegna.