giovedì 12 febbraio 2015
L’arcivescovo di Ancona-Osimo: questa porpora offre l’occasione alla mia Chiesa locale di crescere nella vita di fede e di esercitare una maternità spirituale.
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Iniziano questa mattina i lavori del Concistoro convocato da papa Francesco. Due giorni di dibattito sui temi al centro della riflessione della Chiesa, tra cui l progetto di riforma della Curia Romana. Un Concistoro che culminerà sabato mattina nella creazione di venti nuovi cardinali (quindici arcivescovi titolari di diocesi e cinque ultra ottantenni scelti dal Papa per il servizio svolto nella Chiesa). Tre nuovi porporati, come noto, sono italiani. Tra loro l’arcivescovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli, che guida l’arcidiocesi marchigiana dal marzo 2004.Eccellenza, come ha vissuto questi quaranta giorni che separano la notizia data da papa Francesco il 4 gennaio durante l’Angelus in piazza San Pietro e questa vigilia, che immaginiamo carica di emozione...Ho vissuto queste settimane in un’altalena di spirituali contrasti: se da una parte è stata presente la sorpresa, con la meraviglia per l’inaspettata notizia, dall’altra c’è stato una sorta di "turbamento" per il significato della nomina e per i compiti che essa porta con sé. L’essere collaboratore diretto del Santo Padre, condividendone le preoccupazioni e le speranze, credo che sia un motivo di spirituale responsabilità. Mi affido come sempre alla grazia di Dio e alla luce che viene dalla via discepola del Cristo: questo mi rasserena.Si sarà chiesto perché la scelta di creare cardinale il titolare di un’arcidiocesi cosiddetta «di provincia» come Ancona-Osimo.Ritengo che nessuna Chiesa locale è periferia ecclesiale. Ogni Chiesa locale ha la sua storia e ogni storia significativa per la bellezza di quella universale. In questo senso una nomina cardinalizia non va a vantaggio della persona ma è arricchimento e gloria di una storia di fede che ogni Chiesa custodisce e vive.Quale chiave lettura si è dato per questa scelta del Papa? La collega in qualche modo alla partecipazione, nell’autunno scorso, al Sinodo straordinario sulla famiglia? Non mi sono minimamente preoccupato di andare a cercare cosa possa avere determinato la scelta del Santo Padre. Ho incontrato diverse volte papa Francesco e ho condiviso con lui, soprattutto nell’esperienza del Sinodo straordinario sulla famiglia, l’ansia pastorale che deve muovere l’impegno della Chiesa in questo campo: sia per riaffermarne l’indispensabilità e la sorgente sacra su cui si fonda, sia nell’accogliere e nell’essere vicini alle profonde ferite che le debolezze umane e la cultura massificante, quotidianamente determinano. Tutto questo credo corrisponda all’impegno che la Chiesa sempre debba mettere nell’incrociare l’incarnazione e il mistero pasquale di Cristo: stare nella storia e aiutare le persone a santificare la quotidianità.Lei aveva appena ottenuto una proroga dell’incarico nella sua arcidiocesi di un anno, avendo compiuto i 75 anni il 14 ottobre scorso, età in cui è fissato l’obbligo di presentare le dimissioni dall’incarico pastorale. Questa responsabilità modifica in modo inatteso il suo futuro...Non sono abituato a dilettarmi sul futuro. So di essere arcivescovo di Ancona-Osimo ed è questo il mio impegno, in comunione con il Papa e secondo i piani della volontà di Dio. Mi auguro che questa mia nomina offra all’arcidiocesi l’occasione di un rinnovamento sempre necessario: crescere nella vita di fede ed esercitare una "maternità spirituale" nei confronti dell’umanità che qui vive, nella convinzione che la bellezza di una Chiesa non è negli addobbi ma è in quella passione di amore per Gesù Cristo e nell’impegno di liberare tutti dalla "inequità" di cui papa Francesco parla nella Evangelii gaudium.La Chiesa vive nella storia, che presenta problemi importanti e sempre nuovi. Quale ritiene, oggi, sia la sfida prioritaria per la nostra comunità?  Più che una sfida, direi che la Chiesa oggi è chiamata a rinnovare l’impegno che le ha affidato Gesù Cristo: l’evangelizzazione. In un tempo culturalmente confuso e immerso in una moltiplicazione di parole che diventano anche "verità" insoddisfacenti, credo che sia necessario raccontare la Parola immodificabile, che è Cristo Signore, Parola di verità. La verità non è per un tempo storico, nè per un tempo della Chiesa: la verità è strada maestra per la libertà dell’uomo. Accanto a ciò - non finirò mai di dirlo a me stesso - va unita la proclamazione della misericordia. Il nostro è un tempo di facili giustizialismi che corrodono il cuore, alimentano distanze, distruggono fraternità. È necessario, quindi, che circoli la testimonianza della misericordia, come un unguento che ci salva e che fa scorrere con letizia le ruote cigolanti della storia. La verità da libertà, la misericordia da speranza e consolazione.
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