sabato 6 febbraio 2021
Fu superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, morì a 61 anni nel 1984. La profondità della sua vita spirituale è emersa anche dalle sue carte private
Madre Rosetta Marchese, al via la causa di beatificazione
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Dal carisma di san Giovanni Bosco e della famiglia salesiana sono germogliati tanti semi di santità. E continuano a fiorire, come quello di madre Rosetta Marchese, superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice morta a 61 anni l’8 marzo 1984 di leucemia: malattia offerta, come la cofondatrice santa Maria Domenica Mazzarello, per la santità dell’Istituto. Il 13 gennaio la Santa Sede ha concesso alla diocesi di Roma il nulla osta all’apertura dell’inchiesta diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione della serva di Dio.

«Attendiamo dal vicariato la data per la cerimonia ufficiale», riferisce la vicepostulatrice suor Francesca Caggiano. «La Commissione storica sta già lavorando per la raccolta della documentazione che annovera, fra l’altro, 22 taccuini personali in cui madre Rosetta racconta la sua esperienza personale con il Signore. Poi un epistolario di centinaia di lettere, 270 delle quali inviate al suo direttore spirituale, monsignor Francesco Fasola, arcivescovo metropolita di Messina e a sua volta servo di Dio dal 2006. Fu il suo segretario, dopo la morte della nostra Madre generale, a consegnarci questo preziosissimo carteggio», racconta la vicepostulatrice. Oltre a numerosi altri scritti di madre Marchese – dalle conferenze alle circolari, dai lavori durante la sua collaborazione con l’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi) ai discorsi in occasioni di visite alle comunità sparse per il mondo –, sono state raccolte anche diverse testimonianze di consorelle, ex allieve, sacerdoti e familiari che l’hanno conosciuta. Nella sua umiltà e concretezza, madre Rosetta custodiva una spiritualità contemplativa, sfociata in una donazione eucaristica di se stessa e in una maternità senza confini, «con una grande passione educativa tipica del carisma salesiano. Tutti raccontano che aveva un cuore grande insieme alla capacità di guidare e accompagnare nel cammino di fede, di santità», sottolinea suor Caggiano.

Dopo la prima professione dei voti a 19 anni, nel 1941, laureata in Lettere all’Università Cattolica, suor Rosetta fu insegnante, superiora e attenta testimone del Concilio, incarnando il sacerdozio battesimale proprio di ogni cristiano. Nella circolare del 24 maggio ’82 esortava «a prestare fede alle modalità misteriose con le quali Dio entra nella nostra storia personale, nella storia delle nostre comunità, della Chiesa, del mondo». Con una granitica convinzione e un’unica meta da raggiungere: «Arrivare in paradiso con tutti i giovani per cui abbiamo donato e consumato l’esistenza». Perché l’offerta di se stessa a Dio per la Chiesa, i sacerdoti, la sua congregazione, le nuove generazioni, è stata una costante nella sua esistenza, sulla scia della santa co-fondatrice. «Si sentiva pane spezzato», commenta la vicepostulatrice, annunciando che è in preparazione la ristampa riveduta della prima biografia di madre Marchese, scritta nel 1992 dalla consorella suor Maria Collino. «Pietra viva per un sacerdozio santo» il titolo del volume: una sintesi della sua testimonianza quotidiana.

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