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“Vi chiedo, per favore, di collaborare con la giustizia, che abbiate una cura particolare nei riguardi delle vittime, che quello che sta accadendo in Cile, cioè, quello che il Papa sta facendo in Cile, si ripeta come modello in altri Paesi del mondo”.
È l’appello lanciato in una delle cinque video-testimonianze trasmesse nell’Aula Nuova dl Sinodo, davanti al Papa e ai 190 partecipanti al summit vaticano sugli abusi. “Vediamo tutti i giorni la punta dell’iceberg: nonostante la Chiesa affermi che è tutto finito, continuano a emergere casi: perché?”, la denuncia del primo testimone degli abusi, un uomo sudamericano: “Perché si procede come quando ci si trova di fronte a un tumore: si deve trattare tutto il tumore, non limitarsi a rimuoverlo; quindi serve la chemioterapia, la radioterapia, bisogna fare dei trattamenti. Non serve estirpare il tumore e basta. Io vi chiedo di ascoltare quello che il Santo Padre vuole fare, non limitandovi ad assentire con un cenno del capo per fare poi un’altra cosa”.
Terza richiesta: “Che aiutiate a ristabilire la fiducia nella Chiesa; che coloro che non vogliono ascoltare lo Spirito Santo e che vogliono continuare a coprire, se ne vadano dalla Chiesa per lasciare il posto a quelli che invece vogliono creare una Chiesa nuova, una Chiesa rinnovata e una Chiesa assolutamente libera dagli abusi sessuali”.
“Dall’età di 15 anni ho avuto relazioni sessuali con un prete”, ha raccontato la seconda vittima protagonista della video-testimonianza, una donna africana: “Questo è durato 13 anni. Sono stata incinta tre volte e mi ha fatto abortire tre volte, molto semplicemente perché egli non voleva usare profilattici o metodi contraccettivi. All’inizio mi fidavo così tanto di lui che non sapevo potesse abusare di me. Avevo paura di lui e ogni volta che mi rifiutavo di avere rapporti sessuali con lui, mi picchiava. E siccome ero completamente dipendente da lui economicamente, ho subito tutte le umiliazioni che mi infliggeva. Avevamo questi rapporti sia a casa sua nel villaggio che nel centro di accoglienza diocesano. In questa relazione non avevo il diritto di avere dei ‘ragazzi’; ogni volta che ne avevo uno e lui veniva a saperlo, mi picchiava. Era la condizione perché mi aiutasse economicamente… Mi dava tutto quello che volevo, quando accettavo di avere rapporti sessuali; altrimenti mi picchiava”. “Non si può abusare di una persona in questo modo”, l’appello della vittima: “Bisogna dire che i preti e i religiosi hanno modo di aiutare e allo stesso tempo anche di distruggere: devono comportarsi da responsabili, da persone avvedute”.
“Ho 53 anni, sono sacerdote religioso. Quest’anno è il 25.mo della mia ordinazione. Sono grato a Dio”. Comincia così il racconto del terzo testimone, un uomo dell’Europa dell’Est, che ha rivelato: “Che cosa mi ha ferito? Mi ha ferito l’incontro con un prete. Da adolescente, dopo la conversione, andavo dal prete perché mi insegnasse come leggere la Scrittura durante la Messa; e lui toccava le mie parti intime. Ho passato una notte nel suo letto. Questo mi ha ferito profondamente. L’altra cosa che mi ha ferito è stato il vescovo al quale, dopo molti anni, da adulto, ho parlato dell’accaduto. Sono andato da lui insieme con il mio provinciale. Prima ho scritto una lettera al vescovo, sei mesi dopo un colloquio con il prete. Il vescovo non mi ha risposto e dopo sei mesi ho scritto al nunzio. Il nunzio ha reagito manifestando comprensione. Poi ho incontrato il vescovo e lui mi ha attaccato senza tentare di comprendermi, e ciò mi ha ferito”.
“C’è ancora dolore nelle mie relazioni famigliari, c’è ancora dolore con i miei fratelli e sorelle”, ha raccontato via video il quarto testimone, un uomo degli Stati Uniti: “Provo ancora dolore per i miei genitori, provo dolore per la disfunzione, il tradimento, la manipolazione che quest’uomo malvagio, che all’epoca era il nostro prete cattolico, ha inflitto alla mia famiglia e a me. Questo è ciò che mi ha ferito di più e che porto con me oggi. Adesso sto bene, perché ho trovato speranza e guarigione raccontando la mia storia, condividendola con la mia famiglia, mia moglie, i miei figli, la mia famiglia in senso più ampio, i miei amici e siccome riesco a farlo mi sento meglio con me stesso e riesco ad essere me stesso. Quello che vorrei dire ai vescovi? Penso che sia un’ottima domanda. Ai vescovi vorrei chiedere una leadership, una leadership di visione e di coraggio”.
“Sono stato molestato sessualmente per tanto tempo, e oltre cento volte, e queste molestie sessuali mi hanno provocato traumi e flashback per tutta la vita”, la denuncia del quinto testimone, un uomo asiatico: “Fa fatica vivere la vita, fa fatica stare insieme alla gente, avere rapporti con le persone. Ho avuto questo atteggiamento anche nei riguardi della mia famiglia, dei miei amici e perfino di Dio. Ogni volta che ho parlato con i Provinciali e con i Superiori maggiori, questi hanno regolarmente coperto il problema, coperto gli abusatori e questo a volte mi uccide. Ho condotto questa battaglia per tanto tempo… ma la maggior parte dei Superiori non sono capaci di fermare gli abusatori, a causa delle amicizie tra di loro. Chiederò ai Provinciali, ai Superiori maggiori e ai vescovi che parteciperanno a questo incontro di produrre azioni severe che realmente rimettano in riga gli abusatori. Se vogliamo salvare la Chiesa, credo che gli abusatori debbano essere puniti. Chiederò ai vescovi di prendere iniziative molto chiare, perché questa è una delle bombe a orologeria nella Chiesa che è in Asia. Se voi volete salvare la Chiesa, dobbiamo darci una mossa e indicare gli autori con nome e cognome. Non dobbiamo permettere che le amicizie abbiano la meglio, perché questo distruggerà un’intera generazione di bambini. Come diceva Gesù, dobbiamo diventare simili ai bambini, non molestatori di bambini”. (da Agensir)