giovedì 3 ottobre 2024
Il primo ministro dimissionario del Belgio, Alexander De Croo, ha chiesto un colloquio definendo «inaccettabile quanto successo» durante il viaggio apostolico. Le tensioni erano già emerse
Dopo le parole del Papa sull'aborto il Belgio convoca il nunzio apostolico

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Il primo ministro dimissionario del Belgio, Alexander De Croo, ha annunciato che richiederà un colloquio con il nunzio apostolico in seguito alle dichiarazioni di papa Francesco sull’aborto durante la sua recente visita nel Paese. «Il mio messaggio sarà chiaro. Ciò che è successo è inaccettabile», ha detto De Croo in una sessione al Parlamento federale belga. L’appuntamento è stato già fissato, ma non è chiaro se si tratta di una “convocazione” ufficiale (che di solito però viene formulata dal ministero degli Esteri del Paese ospitante) o di un colloquio meno formale.

Comunque sia, si tratta di una decisione forte da parte del politico belga. E non è la prima. Quando il Papa, durante la sua visita apostolica, ha incontrato le autorità belghe è successo infatti che De Croo, anche se era previsto solo quello del Re, ha voluto comunque rivolgere un saluto al Papa, esprimendo nell’occasione giudizi particolarmente duri sull’atteggiamento della Chiesa riguardo alla gestione degli abusi perpetrati da chierici («La dignità umana è prioritaria e non gli interessi dell’Istituzione. Per poter rivolgere lo sguardo in avanti, la Chiesa deve chiarire il suo passato»).

Questa volta il premier ha deciso invece di chiamare a rapporto il rappresentante pontificio in Belgio, l’arcivescovo italiano Franco Coppola, per le parole sull’aborto che il Papa ha pronunciato a più riprese durante il suo viaggio.

Come si ricorderà sabato, dopo l’incontro nella Basilica di Koekelberg, papa Francesco si era recato nella cripta reale sottostante la chiesa di Nostra Signora di Laeken, dove sono raccolte le tombe di molti membri della Casa Reale del Belgio. Lì il Pontefice si era fermato davanti alla tomba di re Baldovino in silenziosa preghiera. Successivamente, davanti all’attuale sovrano e ai presenti, ne aveva elogiato il coraggio manifestato nel 1990 quando scelse, abdicando per tre giorni, di «lasciare – sono parole di Francesco - il suo posto da Re per non firmare una legge omicida», quella che legalizzava l’aborto fino alle 12 settimane di gestazione. Nell’occasione, il Papa, riferiva una nota vaticana, «ha esortato i belgi a guardare a lui (Baldovino, ndr) in questo momento in cui si fanno strada leggi criminali, auspicando che proceda la sua causa di beatificazione». Proprio in questi giorni nel mondo politico belga si sta discutendo se permettere l’aborto fino alla diciottesima settimana. Mentre negli anni passati è stata introdotta l’eutanasia (2002), anche per i bambini (2014).

Durante la Messa di domenica poi Francesco ha annunciato di voler dare inizio alla causa di beatificazione di re Baldovino, auspicando che «il suo esempio di uomo di fede illumini i governanti», e invitando i vescovi belgi (secondo Le Figaro piuttosto riluttanti) a impegnarsi «per portare avanti questa causa». Quindi nell’intervista sul volo che lo ha riportato a Roma ha ripetuto affermazioni particolarmente forti, ma già fatte più volte in passato. E cioè: «Un aborto è un omicidio. La scienza dice che già a un mese dal concepimento ci sono tutti gli organi. Si mata un essere umano, si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono – permettimi la parola – sono sicari. Sono dei sicari». Sempre sul volo di ritorno il Papa ha elogiato di nuovo la figura di Baldovino. «Il re – ha sottolineato - è stato coraggioso perché, davanti a una legge di morte, lui non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio! Ci vuole un politico “con pantaloni” per fare questo, ci vuole coraggio». Evidentemente De Croo – esponente del partito liberaldemocratico fiammingo, apparentato nel Parlamento europeo con il gruppo di Renew (lo stesso del partito di Emmanuel Macron) - appartiene ad un altro tipo di politici. Il premier è in carica dal 2020 ma dopo le elezioni dello scorso 9 giugno – dove il suo partito ha preso un deludente 5,45% - ha rassegnato le dimissioni.

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