lunedì 4 gennaio 2016
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«Oggi pomeriggio ho ricevuto una grandissima sorpresa: ho potuto stringere la mano alla persona più importante che possa esistere». Il messaggino, sul gruppo Whatsapp degli amici della parrocchia, Ramona lo posta poco dopo le quattro del pomeriggio. L'incontro, che li aveva visti riuniti sin da sabato pomeriggio all'Oasi Gesù Bambino, a due passi dal santuario di Greccio, si è concluso da poco. Ancora si devono riprendere dall'emozione, i giovani pronti a far ritorno alle loro case, per quella che il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, al mattino aveva preannunciato semplicemente come «una sorpresa con cui concluderemo l'incontro». Lo sapeva solo lui della ventilata possibilità di una visita privata del Santo Padre, e la conferma gli era giunta solo poche ore prima.

Ai ragazzi, che avevano vissuto tre giornate intense all'insegna del logo «MeWe» (a indicare il rapporto speculare tra l'io e il noi) e dello slogan «Tutto è connesso», erano giunte provocazioni interessanti dagli ospiti, cominciando dal vescovo ausiliare di Perugia Paolo Giulietti e dalla scrittrice Michela Murgia, per proseguire con l'appassionato intervento di don Luigi Ciotti.

La mattinata di un giorno destinato a restare per sempre nella memoria dei protagonisti aveva visto i giovani interloquire con il teologo Simone Morandini e la conduttrice tv Licia Colò. E quando monsignor Pompili aveva detto loro di farsi trovare per le due e un quarto nel locale dell'assemblea, e di mantenere per un paio d'ore il silenzio su quel che stava accadendo, nessuno aveva pensato che di lì a poco sarebbe entrato papa Francesco. Inevitabile il boato di stupore non appena il Papa, varcato il portone in fondo alla sala, ha fatto ingresso tra i giovani colti più che di sorpresa. «Sono scoppiata in lacrime, non ci credevo», dice Agnese, animatrice e consigliere di Ac che ha lavorato all'équipe del meeting. «Pur avendolo visto altre volte, come all'assemblea nazionale dell'Azione Cattolica, ritrovarselo qui a due passi è stata un'emozione infinita». Eppure di sollecitazioni i giovani riuniti al meeting ne avevano ricevute molte, proprio a partire dagli spunti offerti dal magistero del Papa: il filo conduttore della riflessione erano infatti le tematiche dell'enciclica «Laudato sii’». E l'entusiasmo dei partecipanti era già un risultato più che conseguito: «Sarebbe stato bello e completo anche così... Ma la parola diretta del Papa ci ha messo la ciliegina sulla torta», commenta Irene. «Mi ha colpito in particolare il suo invito a saper "trovare la stella": una cosa molto difficile ma anche molto bella da fare». E poi quell'invito a non vivere con la 'spuzza' sotto il naso ma di vivere nell'umiltà di riscoprire Gesù nei piccoli e nei poveri ogni giorno. «Sconcertante, devastante, illuminante«, commenta entusiasta Mattia, anche lui dell'équipe del meeting. «E anche goliardico, direi». Sì, goliardico, «perché è stato proprio uno di noi, alla mano, in semplicità estrema». «Del resto ci ha parlato di umiltà – incalza Agnese –, quell’umiltà e semplicità che ha dimostrato con noi». L'umiltà del Bambino Gesù – il messaggio di Greccio – è la raccomandazione che il Pontefice ha lasciato ai giovani, per recarsi subito dopo a pregare dinanzi a quella grotta che, nel santuario del Presepe, custodisce la memoria del Natale 1223 in cui san Francesco volle «vedere con gli occhi del corpo» la povertà e la piena humanitas del Bambinello, ricreando tra quei boschi dell'eremo della valle reatina la natività di Betlemme.

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