Un’immagine di Laura - .
Dopo Sandra Sabattini, la 22enne di Riccione la cui beatificazione in programma il 14 giugno dello scorso anno è stata rimandata a causa della pandemia, un’altra fidanzata sta seguendo l’iter per salire all’onore degli altari: la ferrarese Laura Vincenzi, morta per un tumore il 4 aprile 1987 due mesi prima di compiere 24 anni, educatrice dell’Azione cattolica ragazzi e fidanzata con Guido, che viveva a Roma. A causa della distanza geografica che permetteva di incontrarsi solo una volta al mese, fra i due intercorreva una fitta corrispondenza, raccolta in parte insieme alle pagine del diario nel volume 'Lettere di una fidanzata', edito da Ave.
E mentre prosegue la fase diocesana del processo per la canonizzazione, avviata il 7 dicembre 2016, venerdì scorso l’Azione cattolica dell’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio ha organizzato un evento online per ricordare la sua testimonianza limpida e presentare in anteprima il brano 'Laura canta insieme a noi', scritto da Patrizio Fergnani. Originaria di Tresigallo, Laura frequenta la parrocchia di Sant’Apollinare e coltiva la sua fede. Nel luglio 1982 va con la sorella a un ritiro spirituale all’eremo di Spello e conosce Guido Boffi, con cui si fidanza un anno dopo. «Lei ha percepito che eravamo non in due, ma in tre, sperimentando la presenza di Dio. La sua crescita è andata oltre il nostro rapporto, sia in orizzontale sia in verticale, adesione ai Sacramenti», ha ricordato lo stesso Boffi, oggi 60enne.
Nel settembre 1984 alla sua ragazza, studentessa universitaria in lingue a cui oggi è intitolata la Scuola di teologia per laici a Ferrara, viene diagnosticato un sarcoma sinoviale partito dal piede sinistro, che un anno e mezzo dopo le verrà amputato; chemio e cobaltoterapia non fermano il cancro, che raggiunge i polmoni con alcune metastasi. Morirà il 4 aprile 1987. Lei sintetizza: «Abbracciare la croce = vivere l’avventura». «In questo mare in tempesta Laura ha incarnato quello che san Giovanni Paolo II scriveva nella lettera apostolica Salvifici doloris, del 1984: abbracciare la sofferenza come partecipazione all’azione salvifica di Gesù.
Questa evoluzione l’ha messa nera su bianco nelle lettere che mi mandava: cresceva nell’amore in un’adesione sempre più convinta alla volontà di Dio, accogliendo la sofferenza come un mistero. La sua esperienza ci fa riflettere sulla Passione e sulla partecipazione di Laura e di tanti altri ai dolori di Cristo », ha aggiunto Guido. E don Michele Zecchin, assistente diocesano di Ac, ha concluso: «In lei, e nella vita di tanti fratelli e sorelle, stanno insieme misteriosamente croce e sorriso, come nelle pagine del Vangelo».