Papa Francesco - Reuters
Chi vuole essere un autentico figlio di sant’Ignazio non deve limitarsi «a studiare» gli Esercizi Spirituali ma deve imparare a «praticarli». Magari rispettando i canoni classici delle quattro settimane. Proprio come prescrive il Mese ignaziano. O, se può, mettere in pratica questa forma di preghiera nella vita corrente. Fu uno degli insegnamenti cardine che da sempre ha fatto suoi papa Francesco anche quando era un giovane gesuita in formazione in Argentina. Un aspetto quello della spiritualità ignaziana che in questi giorni in cui vengono rievocati i suoi dieci anni dall’elezione al Soglio di Pietro di papa Francesco ci possono aiutare a capire molto del Dna da autentico «contemplativo nell’azione» di questo Pontefice «venuto dalla fine del mondo».
Non è un caso che un concetto chiave presente negli Esercizi scritti e pensati da Ignazio di Loyola sia proprio quello del «discernimento degli spiriti»: un termine molto frequente nel magistero ordinario e ufficiale del Vescovo di Roma. E sicuramente una figura non certo marginale - come lo fu sul versante della sua formazione teologica il gesuita, discepolo di Karl Rahner, Juan Carlos Scannone vissuto tra il 1931 e il 2019 – che introdusse il giovane scolastico della Compagnia di Gesù Jorge Mario Bergoglio al mondo degli Esercizi e a categorie tipicamente ignaziane come le «composizioni di luogo» fu senza ombra di dubbio il suo confratello e argentino come lui Miguel Ángel Fiorito (1916-2005).
Un gesuita che assieme ad altri due giganti della spiritualità ignaziana come Hugo Rahner e Gaston Fessard – (basti pensare al suo capolavoro e tenuto in considerazione dal giovane Bergoglio Dialettica degli Esercizi) è stato per il futuro Pontefice un autentico punto di riferimento.
Ed è stato lo stesso Pontefice a rendere omaggio a questo «maestro di preghiera e di discernimento spirituale» - fu questa la definizione – nel giorno della presentazione a Roma a cui volle partecipare lo stesso papa Bergoglio il 13 dicembre 2019, nel giorno del suo 50° della sua ordinazione presbiterale, nella sede Curia generale della Compagnia di Gesù – degli Escritos (gli Scritti), editi da “La Civiltà Cattolica”.
A curare quel lavoro monumentale (che tocca buona parte della produzione intellettuale di Fiorito dal 1952 al 1991) è stato il gesuita e teologo di formazione – nipote tra l’altro di Bergoglio - José Luis Narvaja. I testi spirituali di Fiorito sono stati tradotti nel 2021 dalla casa editrice Àncora (pagine 1076, euro 105) con un titolo molto programmatico ed eloquente: Cercare e trovare la volontà di Dio. Guida pratica agli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola.
La figura di padre Fiorito si intreccia a doppio filo con quella di Bergoglio soprattutto dal punto di vista della direzione spirituale e della sua identità gesuitica. Padre Fiorito fu rettore dell’Università del Salvador (1970-73) a Buenos Aires, professore di metafisica, nonché decano della facoltà di filosofia del Collegio Massimo di San Miguel e poi direttore della prestigiosa rivista Boletin de Espiritualidad (1973).
A padre Fiorito il futuro papa Francesco ha sempre riconosciuto il debito di avere imparato in un autentico «discernimento degli Spiriti» per praticare gli Esercizi Spirituali (anche nel lungo tempo delle quattro settimane vissuti spesso in «assoluta solitudine») e aver fatto sue, grazie a quegli insegnamenti, le parole attribuite a Ignazio di Loyola da Jerónimo Nadal: «Trovare Dio in tutte le cose».
Non è un caso che da superiore della Compagnia in Argentina Bergoglio assegnò al venerato padre Fiorito il delicato ruolo di istruttore della “Terza probazione”: cioé la verifica dell’ultima tappa della formazione dei gesuiti prima dei voti perpetui nell’Ordine. È opportuno ricordare che negli anni del suo discepolato e di amicizia spirituale con Fiorito padre Jorge Mario Bergoglio divenne all’interno della Compagnia in Argentina maestro dei novizi (1972-73), provinciale (1973-79) e rettore di una casa di studi per gesuiti (1980-86) a San Miguel. Questi compiti comportarono per padre Bergoglio un’intensa dedizione e familiarità con la spiritualità ignaziana alla scuola del suo antico formatore e guida.
Come certamente memorabile fu la testimonianza dello stesso Pontefice il 13 dicembre 2019 rivolta al suo «maestro spirituale»: «Ho conosciuto Fiorito nel 1961, al ritorno del mio juniorato in Cile. Era professore di Metafisica nel Collegio Massimo di San Giuseppe, la nostra casa di formazione a San Miguel, in provincia di Buenos Aires. Da allora cominciai a confidarmi con lui, divenne il mio direttore spirituale. Attraversava un processo profondo che lo avrebbe portato a lasciare l’insegnamento della filosofia per dedicarsi totalmente a scrivere di spiritualità e a dare gli Esercizi spirituali».