martedì 28 maggio 2024
Uno studio di Raffaella Perin ripercorre i primi anni dell'emittente dei Papi, che seppe conquistarsi un ruolo di primo piano nella comunicazione della Santa Sede. Anche in rapporto al conflitto
Un momento della presentazione del libro a Palazzo Borromeo

Un momento della presentazione del libro a Palazzo Borromeo - Ufficio Stampa

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Non ci volle molto tempo alla Radio Vaticana per diventare un mezzo di comunicazione praticamente imprescindibile. Essa «riuscì infatti in poco tempo a diventare quell’autonomo e a suo modo potente mezzo di comunicazione transnazionale che Pio XI e Pio XII avrebbero voluto trovare anche nel cinema”. Lo ha ribadito Gianluca della Maggiore, professore all’Università Telematica Internazionale Uniettuno e co-direttore del Centro di ricerca CAST dello stesso ateneo, durante il suo intervento alla presentazione del libro di Raffaella Perin intitolato ‘The Popes on Air. The History of Vatican Radio from Its Origins to World War II’ (edito da Fordham University Press), che si è svolta oggi 28 maggio all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

Ad aprire l’appuntamento i saluti dell’Ambasciatore Francesco Di Nitto e la relazione di monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Memorie Audiovisive del Cattolicesimo (MAC), i quali sottolineano il valore della ricerca nell’anno in cui ricorre il 150esimo anniversario della nascita di Guglielmo Marconi che installò la Radio Vaticana nel 1931.

A ribadire la specificità e la vitalità del mezzo radiofonico nel corso della conferenza a Palazzo Borromeo il Colonnello Paolo Storoni, Capo divisione del Dipartimento Relazioni Internazionali della DIA. “La radio – ha affermato – è uno strumento spesso sottovalutato, ma di grande impatto nella società: nonostante i ridotti costi di gestione e la semplicità a livello tecnologico, ha garantito ponti tra mondi lontanissimi riuscendo ad unire popoli tra loro ostili, a svegliare le coscienze e a tenere accesa la fiamma della speranza e della libertà».

Caratteristiche incarnate dalla Radio Vaticana e riportate dallo studio della Perin, condotto grazie anche alla consultazione di nuove fonti documentali emerse dall’apertura degli archivi sul pontificato di Pio XII. «Questo libro – ha precisato l’autrice – mette in luce diversi aspetti riguardanti il rapporto della Santa Sede con i media e, attraverso il prisma di questo rapporto, la sua posizione durante il secondo conflitto mondiale». Lo studio evidenzia figure di gesuiti impegnati nelle trasmissioni come Vincent McCormick, Robert Leiber, Emmanuel Mistiaen, Beat Ambord e Ortiz de Urbina - solo per citarne alcuni - che diedero il loro contributo per orientare i fedeli durante il conflitto.

Secondo Della Maggiore, «il lavoro di Perin, con le sue ricerche condotte anche grazie a fonti sonore oggi a disposizione, esemplifica al meglio quanto possa essere prezioso e foriero di frutti conoscitivi fecondi questo reciproco sollecitarsi e valorizzarsi tra le istituzioni archivistiche e la comunità degli storici». Per lo studioso, infatti, «il volume è in piena sintonia con la necessità segnalata da papa Francesco di dedicare nuove risorse alla custodia e alla valorizzazione delle fonti audiovisive del mondo cattolico» tramite la prossima istituzione di una Mediateca Apostolica Vaticana».

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