E' stata celebrata domenica dai francescani. Il sito sul fiume Giordano era diventato un campo minato dopo la guerra del 1967. Per le misure anti contagio il Papa non amministrerà i Battesimi nella Cappella Sistina
Niente battesimi, sotto le volte michelangiolesche della cappella più famosa del mondo. «A causa della situazione sanitaria – aveva fatto sapere qualche giorno fa la Sala Stampa della Santa Sede –, in via precauzionale, quest’anno non si celebrerà il tradizionale battesimo dei bambini presieduto dal Santo Padre nella Cappella Sistina la domenica del Battesimo del Signore. I battesimi saranno celebrati nelle rispettive parrocchie di appartenenza». Si interrompe così, per motivi legati alla tutela della salute, una consuetudine che era stata introdotta da papa Wojtyla e mantenuta dai suoi successori.
La dolorosa rinuncia viene però almeno parzialmente compensata da una bella notizia proveniente dalla Terra Santa, dove domenica mattina i francescani della Custodia potranno celebrare nuovamente il Battesimo di Gesù sulle rive del Giordano, nello stesso posto dove Egli lo ricevette da Giovanni Battista. Si tratta del sito di Qasr al-Yahud (Rocca degli Ebrei), diventato un campo minato dopo la guerra dei Sei Giorni del 1967. Per padre Ibrahim Faltas, intervistato da Vatican News, si tratta di «una data storica». «Per noi – ha aggiunto – sarà una grande festa, un grande giorno. Il convento, che fu fondato nel 1920 si chiama San Giovanni Battista. Poi, durante la guerra del 1967, abbiamo perso questo convento a causa del conflitto. E dopo 54 anni, torniamo a celebrare la Messa».
La celebrazione eucaristica alle 10 del mattino, ora locale. E' presieduta da padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, alla presenza del nunzio apostolico a Gerusalemme e dei consoli di Italia, Spagna, Belgio e Francia. E sono presenti solo i frati, una cinquantina di persone in tutto, nel rispetto delle norme sanitarie. Subito dopo la processione dal convento fino al fiume Giordano, proprio nel luogo dove è stato battezzato il Signore. Nel convento, restituito tre mesi fa ai francescani, quasi tutto era rimasto come negli anni ’60. C’era anche una foto di Paolo VI alle pareti, suppellettili domestiche e piccoli arredi, perfino il registro delle Messe che i pellegrini erano soliti celebrare nella chiesa attigua di San Giovanni Battista.
Padre Ibrhaim Faltas: si tratta di un grande giorno. ll convento, che fu fondato nel 1920 è intitolato a San Giovanni Battista. Per il Medio Oriente significa che non dobbiamo perdere mai la speranza. Anche nella pace in Terra Santa
L’ultima fu celebrata il 7 gennaio 1967. Perciò il custode di Terra Santa, padre Patton, in un’intervista al Sir sottolinea: «Da campo di battaglia a luogo di pace e di preghiera. Abbiamo scelto di lasciare visibili i fori dei proiettili sui muri e sulle colonne della chiesa per fare memoria delle ferite e delle cicatrici della guerra. Deve essere un monito ai pellegrini e soprattutto alle generazioni future: non dimenticare per non cadere negli stessi errori».
E tuttavia, aggiunge padre Faltas, «per il Medio Oriente significa che non dobbiamo perdere mai la speranza. Nessuno pensava che poteva tornare questo convento sotto la nostra custodia. Sono convinto che un giorno vedremo la pace nella Terra Santa. Perché è quello che vogliono tutti gli abitanti del Medio Oriente». Poi il francescano aggiunge un altro auspicio: «La nostra speranza è anche di poter tornare a custodire il convento del Cenacolo». Il ritorno all’uso pacifico dell’area ha richiesto una lunga preparazione. Con il consenso delle autorità israeliane e palestinesi, sono state rimosse, complessivamente, almeno quattromila mine. A completare l’opera è stata un’organizzazione umanitaria britannica specializzata in questo tipo di interventi, “Halo Trust”. Solo nell’anno 2000, in occasione del pellegrinaggio giubilare in Terra Santa di papa Giovanni Paolo II, fu aperto un piccolo accesso al sito. Francesco, invece, nel 2014 visitò la sponda giordana.