
Un prato fiorito è un invito alla serenità - ICP
Alla domanda su cosa si vorrebbe avere nella vita, tantissime persone, insieme alla salute, risponderebbero: la serenità. Che, nella rappresentazione comune significa leggerezza o, meglio, poter affrontare il presente senza particolari preoccupazioni. Nella visione cristiana però lo stesso concetto va considerato in maniera differente. Nel credente, infatti, la pace del cuore e della mente non dipende dall’assenza di disagi e difficoltà, condizione peraltro impossibile, ma dal confidare in Dio, nella certezza di averlo sempre al proprio fianco. La persona serena, quindi, è anche un uomo o una donna umile, perché sa di non potere bastare a sé stesso né di poter risolvere da solo ogni problema. Anzi ci sono situazioni che non solo non siamo in grado di modificare ma che dovremmo lasciare come sono. Lo evidenzia in modo semplice ma profondo la preghiera pubblicata qui sotto, la cui origine non è chiarissima, anche se la maggior parte degli studiosi la attribuisce al teologo protestante statunitense Reinhold Niebuhr (1892-1971). Il testo ha avuto una certa diffusione perché inserito nel cosiddetto programma dei dodici passi, percorso che aiuta chi ha vissuto la dipendenza dall’alcol a liberarsene. Riassumendo, la serenità del credente non viene tanto dalla fiducia nelle proprie forze ma dal sapere che il Padre ama ciascuno dei suoi figli e che tutti vuole portare alla vera felicità.
«Signore, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare;
la forza ed il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare;
e la saggezza di conoscerne la differenza.
Vivendo un giorno alla volta;
godendo di un momento alla volta;
accettando le avversità come la via alla pace.
Prendendo, come egli stesso ha fatto,
questo mondo di peccati com'è, e non come lo vorrei io.
Fidandomi che egli farà tutto giusto se mi arrendo alla sua volontà.
Che io sia ragionevolmente felice in questa vita
e supremamente felice con lui per sempre nella prossima».