Gli incontri più importanti maturano dopo un tempo di attesa - ICP
Viviamo in tempi frenetici, ma forse è sempre stato così. Le ore non bastano mai, gli impegni si accavallano, coniugare famiglia e lavoro risulta sempre più difficile. Eppure, le cose importanti hanno bisogno di tempo, spesso si costruiscono pietra su pietra, crescono goccia su goccia e tu puoi solo aspettare che maturino, usando tutta la pazienza che hai. E poi tante volte il non avere tempo è semplicemente una scusa. Quando ti importa davvero di una persona, un minuto per scriverle un messaggio, per andarla a trovare, per chiederle semplicemente “come stai?”, lo trovi sempre. In questo la vita della Chiesa è maestra. Non a caso il Natale, la festa del Dio che si incarna e si fa creatura è preceduta dall’Avvento, tempo dell’attesa, che se vissuto adeguatamente, nella preghiera e nel servizio, diventa scuola d’amore. Lo spiega bene in questa preghiera Jean Debruyrnne (1925-2006) sacerdote francese morto in Libano, a lungo cappellano delle guide scout transalpine.
«Non amo attendere nelle file. Non amo attendere il mio turno. Non amo attendere il treno. Non amo attendere prima di giudicare. Non amo attendere il momento opportuno. Non amo attendere un giorno ancora. Non amo attendere perché non ho tempo e non vivo che nell'istante.
D'altronde tu lo sai bene, tutto è fatto per evitarmi l'attesa: gli abbonamenti ai mezzi di trasporto e i self-service, le vendite a credito e i distributori automatici, le foto a sviluppo istantaneo, i telex e i terminali dei computer, la televisione e i radiogiornali. Non ho bisogno di attendere le notizie: sono loro a precedermi.
Ma tu Dio tu hai scelto di farti attendere il tempo di tutto un Avvento. Perché tu hai fatto dell'attesa lo spazio della conversione, il faccia a faccia con ciò che è nascosto, l'usura che non si usura. L'attesa, soltanto l'attesa, l'attesa dell'attesa, l'intimità con l'attesa che è in noi, perché solo l'attesa desta l'attenzione e solo l'attenzione è capace di amare».