Paolo Gentili (Siciliani)
«Con Amoris laetitia la famiglia ha smesso di essere un ambito circoscritto e sta divenendo luogo unificante dell’azione pastorale della Chiesa. Sarà questa una delle grandi novità che emergerà a Dublino».
Alla vigilia dell’Incontro mondiale (21-26 agosto), don Paolo Gentili, direttore nazionale dell’Ufficio Cei di pastorale familiare, ripercorre la strada compiuta in questi anni dalle comunità italiane e mette in luce come «concretezza e conversione » dovranno essere le parole chiave per un rinnovato rapporto tra Chiesa e famiglie.
In Amoris laetitia papa Francesco sollecita la famiglia a indicare nuovamente «strade di felicità» (n.38).Tema che è al centro anche dell’Incontro mondiale di Dublino e che la pastorale familiare in Italia ha già approfondito in due diverse edizioni (2017-2018) della “Settimana nazionale di spiritualità coniugale e familiare”. Proprio alla luce di quell’esperienza quali sono queste strade?
C’è una forza straordinaria nel sacramento del matrimonio, capace di trasformare la promessa d’amore fra un uomo e una donna in una casa dalle solide fondamenta, in grado di durare nel tempo. È chiaro che la gioia è legata alla sfera degli affetti: l’altalena dei sentimenti spesso produce instabilità, ferite e sofferenze. La strada della felicità è intrisa quindi di vita quotidiana, quando il Vangelo abita i rapporti familiari e offre la luce per non fermarsi dinanzi alla prima litigata. È lì che si può trovare il coraggio di lucidarsi gli occhi per imparare, fra marito e moglie come fra genitori e figli, a vedere le cose da un differente punto di vista, che è quello dell’altro. Felicità è anche accogliere una nuova vita quando l’ultima bolletta imprevista ha fatto saltare tutti i conti, o tendere la mano a un migrante leggendo nei suoi occhi la fame e la disperazione per il futuro dei suoi figli. Non c’è vita felice nell’individualismo, ma solo nella comunione e in questo orizzonte la famiglia fa esercitare i muscoli del cuore.
L’Ufficio famiglia Cei ha dedicato grandi energie per approfondire il senso di Amoris laetitia. L’Incontro di Dublino sarà il primo dopo l’Esortazione postsinodale. Quali sono i principali elementi di novità introdotti dal documento di papa Francesco nel rapporto complesso tra Chiesa, mondo e famiglia?
C’è una novità fondamentale nell’Amoris laetitia: è un testo intriso di concretezza. È una perla generata dal cuore di papa Francesco che si è messo in ascolto delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini e delle donne del nostro tempo. Si avverte lo sguardo della Chiesa attuale sull’amore familiare, frutto del discernimento dei Padri attento a ciò che emerso dalle consultazioni di popolo. In più occasioni persone non credenti si sono sentite accolte da queste pagine. Questa modalità incarna la sapienza del Concilio e crea un benefico ponte fra la Chiesa e il mondo attuale.
L’Incontro sarà anche l’occasione per “misurare” la recezione dell’Esortazione postsinodale a livello mondiale. In Italia finora com’è andata?
Una coppia di anziani mi ha detto che questo testo sembra il racconto di un vecchio parroco, capace di camminare con le famiglie portando la fiaccola del Vangelo nella modernità. Aldilà di isolate polemiche, sulle quali alcuni media hanno focalizzato l’attenzione, l’Amoris laetitia è stata accolta con grande entusiasmo. Molte Chiese locali hanno cercato di riformulare la cura dell’amore familiare coinvolgendo tutti gli organismi e gli uffici pastorali. Sta qui la novità: la famiglia ha smesso di essere un ambito circoscritto e sta divenendo luogo unificante dell’azione pastorale della Chiesa. Quando un uomo e una donna si uniscono dinanzi a Dio e si aprono alla custodia e all’educazione dei figli, l’intera comunità di cui fanno parte riceve una veste nuziale. La vera sfida ora è proprio quella di dare un volto familiare a tutta la pastorale e far percepire la Chiesa come una famiglia.
La novità di Amoris laetitia ha aperto la strada a una comprensione diversa delle tante situazioni di fragilità che segnano la famiglia di oggi. Come si è tradotto a livello pastorale questo cambio di paradigma?
Direi che questo è un tema decisivo e implica uno sguardo nuovo, capace di credere che le ferite irradiate dal Vangelo divengono feritoie di luce. D’altra parte, dopo che Gesù ha offerto la vera acqua alla Samaritana, lei che è affranta per i fallimenti della vita coniugale, porta a tutti la frescura di questo incontro speciale che ha irradiato la sua vita. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, terrà una relazione a Dublino la mattina del 24 agosto su “Accompagnare, discernere e integrare l’umana fragilità secondo l’Amoris laetitia”. Nel pomeriggio di quello stesso giorno, dopo la Messa presso la St. Joseph’s Church, vivremo la Festa degli italiani. C’è una buona notizia: attraverso la nostra Ambasciata, i ristoratori italiani, in Irlanda da alcune generazioni, sapendo i costi che le famiglie venute dall’Italia hanno dovuto sostenere hanno deciso di offrirci quella serata. In realtà, la vera soluzione per la fragilità è un rinnovato senso di fraternità.
Un altro cambio di passo sta riguardando la formazione. Una sollecitazione che la pastorale familiare in Italia ha già assunto con grande impegno con l’avvio di un corso triennale di alta formazione. Quali obiettivi e quali speranze per questa nuova esperienza?
Il nuovo “Corso di alta formazione in consulenza familiare con specializzazione pastorale” a Madonna di Campiglio ha avuto 105 iscritti al primo anno (eravamo circa 220 con figli e animatori). Questo fa pensare all’intero triennio con grande fiducia, ma non è solo questione di numeri. Sono stati coinvolti docenti di eccellenza di più Facoltà, che hanno condiviso con i sacerdoti e le famiglie la frescura delle dolomiti. Nunzio Galantino ci ha offerto una lectio magistralis sulla persona e le relazioni fondamentali. Il cardinale Kasper, casualmente in quella zona per un tempo di riposo, ci ha accompagnato da padre “nelle stanze del Sinodo” in un clima di famiglia. Soprattutto si è scoperto che per stare accanto agli sposi di oggi, la prima formazione parte da se stessi. L’Amoris laetitia chiede un’autentica conversione personale e comunitaria, da attuarsi nella luce del Vangelo. Ecco il cambio di passo: concretezza e conversione.