Antonino Orrù - .
La carità operosa vissuta nell’amore di Cristo è stata il segno esistenziale dei 70 anni di sacerdozio e dei 32 di episcopato di Antonino Orrù, l’emerito di Ales-Terralba morto la sera di sabato scorso a 94 anni.
L’hanno ricordato, con queste parole, l’arcivescovo di Cagliari e segretario generale Cei, Giuseppe Baturi, e l’arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales-Terralba, Roberto Carboni, durante le esequie celebrate ieri nel Santuario di Nostra Signora di Bonaria. «Non si è autentico pastore – ha detto il l’arcivescovo di Cagliari – se non si vive per l’altro in unione con Gesù: è il segreto di ogni fecondità in qualunque situazione di vita». Ai funerali - nella chiesa dove Antonino Orrù (nato nel 1928 a Sinnai, centro agricolo e turistico a 18 chilometri dal capoluogo) celebrò la Prima Messa (14 luglio 1952) e ricevette la consacrazione episcopale (13 maggio 1990) - hanno partecipato quasi tutti i vescovi sardi e numerosi sacerdoti e laici che in modi diversi hanno collaborato con questo pastore definito da papa Francesco - in un telegramma all’arcivescovo Baturi - «mite e generoso».
La diocesi «rende grazie a Dio – ha detto l’arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales-Terralba Carboni, assiene all’emerito Giovanni Dettori, immediato successore di Orrù – per la sua lunga esistenza vissuta in spirito di fede, e ne ricorda con viva riconoscenza il fedele ministero episcopale, generosamente speso nell’annuncio del Vangelo e nella testimonianza della carità», fedelissimo al suo motto vescovile “Dilatentur spatia caritatis” («Si aprano spazi alla carità»), cioè a quell’amore del prossimo, che ha per sorgente l’amore di Dio» ha aggiunto Carboni.
Secondo di sette figli, Antonino Orrù è stato per 4 anni viceparroco a Serramanna e, in seguito, per 7 anni nella chiesa di Santa Lucia (Cagliari) di cui divenne parroco nel 1964. Il 9 aprile 1990 eletto vescovo di Ales-Terralba, che guiderà fino al 5 febbraio 2004 quando lascia per limiti d’età. Si trasferisce a Cagliari, accolto dalle suore “Giuseppine” di Genoni presso «La casa della giovane».
L’episcopato di Antonino Orrù è stato ricco di realizzazioni, particolarmente vicino ai problemi del territorio, l’emergenza lavoro soprattutto: decine di volte il vescovo ha visitato e celebrato Messa nei cantieri e nelle fabbriche occupate dai lavoratori.
In occasione della visita a Cagliari del presidente della Repubblica, il 10 novembre 1995, il vescovo Orrù scrive a Oscar Luigi Scalfaro una lettera in cui chiede aiuto per il territorio del «non lavoro». A fianco degli amministratori ha partecipato alla mobilitazione per le molte croci sulla «Carlo Felice», il cui ricordo resta nella statua del Redentore, il Cristo della strada, sulla statale 131, all’uscita di Sardara.
Monsignor Antonino Orrù si è molto impegnato per la valorizzazione del patrimonio artistico culturale della diocesi e del territorio. Archivio storico, riordinato e messo a disposizione del pubblico, restauro della Cattedrale, con gli argenti sacri, i tessuti preziosi dei paramenti liturgici, l’organo seicentesco ad ala - il più antico della Sardegna - sono stati portati all’attenzione di fedeli e turisti. La sede vescovile di Ales è stata denominata per l’opera artistica di monsignor Antonino Orrù il “paese del tesoro”. Al termine dei funerali sono stati letti il messaggio della Cei e il suo testamento spirituale. Ora riposa a Sinnai, nella tomba di famiglia.