il nuovo vescovo ausiliare greco-cattolico di Donetsk, Maksym Ryabukha, durante l'ordinazione episcopale - Avvenire
È il nuovo vescovo ausiliare dell’esarcato greco-cattolico di Donetsk ma in gran parte della sua diocesi in Donbass non può mettere piede. Perché in mano ai russi. Maksym Ryabukha ha ricevuto ieri l’ordinazione episcopale da parte dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk nella Cattedrale della Risurrezione a Kiev. Un rito preceduto dall’ennesimo allarme anti-missile che ormai segna la vita in tutta l’Ucraina dall’inizio dell’aggressione voluta da Putin. Alla liturgia non c’erano molti dei suoi futuri fedeli. «Ma tante persone dei territori occupati sono con noi grazie alla diretta tv», ha ricordato il neo pastore nel saluto al termine della Messa. Infatti la trasmissione in streaming ha toccato punte di 3mila utenti in contemporanea. Salesiano originario di Leopoli, 42 anni, ha invitato alla speranza la sua gente lontana delle regioni di Donetsk, Logansk, Dnipropetrovsk e Zaporizhzhia, zone che formano la diocesi dove vivrà e che soffrono per «gli orrori della guerra», ha affermato. «Voglio essere al vostro fianco in tutto, consapevole che il Venerdì Santo non è la fine del piano di salvezza di Dio. Guardo già con voi all’alba della Risurrezione», ha sottolineato rivolgendosi alla «mia nuova famiglia nell’Ucraina orientale».
A Donetsk monsignor Maksym Ryabukha non potrà andare: vietato a un vescovo o a un prete cattolico entrare in aree invase dalle truppe di Mosca. E abiterà a Zaporizhzhia dove celebrerà il Natale che nella Chiesa greco-cattolica cade il 7 gennaio. Nel suo messaggio di saluto Maksym Ryabukha ha citato San Giovanni Bosco evidenziando che «ovunque io sia, rimarrò sempre salesiano» e poi i giovani, «i nostri incredibili e brillanti di giovani ucraini che mi hanno insegnato che l’età della giovinezza non ha limiti». Un pensiero è stato riservato anche ai «soldati caduti».
All’ordinazione che è avvenuta nel giorno in cui la Chiesa greco-cattolica ucraina celebra l’Immacolata Concezione (che non coincide quindi con il nostro 8 dicembre) erano presenti anche numerosi vescovi di rito latino e il nunzio apostolico a Kiev, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas. Il nuovo ausiliare era è eletto dal Sinodo locale e la nomina “ratificata” dal Papa. Il giorno precedente si era svolta una veglia di preghiera all’interno della quale si era tenuto il rito della nomina leggendo il decreto in cui, tra l’altro, si chiede al nuovo giovane vescovo di mettersi a «servizio in un momento in cui è in corso una sanguinosa guerra di aggressione alle nostre terre benedette da Dio» e di sostenere le comunità «nella prova».