Genitori e figli all'Incontro mondiale delle famiglia a Dublino (foto Zunino)
Le famiglie del mondo tornano a Roma. Sarà la capitale italiana ad ospitare nel 2021 la decima edizione dell’Incontro mondiale delle famiglie. L’annuncio del Papa è arrivato nell’ultima giornata dell’appuntamento in terra irlandese. Una scelta che, se da una parte, interrompe l’alternanza tra i continenti rispettata fin dalla prima edizione, assicura però ampie garanzie per quanto riguarda gli standard organizzativi e la qualità dei contenuti. Aspetti che, dopo le straordinarie giornate milanesi del 2012, non sempre sono stati accompagnati con le attenzioni necessarie nelle ultime due edizioni. D’altra parte, il carico di competenze richiesto ormai agli Incontri mondiali, con approfondimenti che nella logica di Amoris laetitia investono argomenti, temi, problemi a 360 gradi (pastorale, teologia, spiritualità, psicologia, politica, scienza, antropologia, economia, sociologia, sport, medicina e tanto altro ancora) rendono disagevole avventurarsi in aree geografiche non del tutto collaudate. Un conto è la logica missionaria, un altro è garantire a questi Incontri mondiali quel livello di specializzazione e di qualità che, al di là delle difficoltà organizzative, danno senso all’evento e ne giustificano gli oneri. Da qui la scelta di un “usato sicuro” come Roma.
Quando nei giorni scorsi il Papa – consapevole della complessità di quest’opera – ne ha parlato con il cardinale Angelo De Donatis, vicario per la diocesi di Roma, è apparso evidente che la volontà del Pontefice aveva già preso forma. E così da domani si metterà in moto la grande macchina dei preparativi. «Abbiamo poco più di due anni, sarà un’impresa di grande responsabilità – ha osservato a caldo monsignor Andrea Manto, responsabile del Centro famiglia della diocesi di Roma – non solo perché si tratterà della decima edizione, ma perché da Roma ci si attende giustamente il massimo». Tutti da definire luoghi e spazi, ma nella Capitale non mancano le strutture adeguate. Certo, le esperienze delle due precedenti edizioni romane (1994 e 2000), importanti a livello simbolico, non possono rappresentare riferimenti importanti sul piano organizzativo. Troppi anni sono trascorsi e troppe prospettive sono cambiate da quei giorni. Solo il significato ideale dell’Incontro mondiale delle famiglie rimane immutato.
Com’è noto Giovanni Paolo II prese la decisione di radunare una grande assise delle famiglie cattoliche all’indomani dell’annuncio dell’Onu che aveva indicato il 1994 come anno internazionale della famiglia. Non fu, quella di papa Wojtyla, una scelta in contrapposizione, come spesso si ricorda. Ma un contributo all’arricchimento del tema. Il cardinale Lopez Trujillo, allora presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ebbe parole calde di riconoscenza e di apprezzamento per la decisione dell’Onu. E nel giugno 1993 Giovanni Paolo II annunciò, ricevendo i partecipanti al Congresso internazionale di Famiglie Nuove dei Focolari, una grande mobilitazione di tutta la Chiesa per spiegare al mondo la verità e la bellezza del «Vangelo del matrimonio e della famiglia». Tanto che scelse per quella prima edizione un titolo significativo: “La famiglia al cuore della civiltà dell’amore”. Sintesi efficace di quello che il Papa pensava davvero della realtà familiare. Sei anni dopo – c’era stata nel frattempo l’edizione di Rio de Janeiro nel ’97 – l?Incontro mondiale tornò a Roma in occasione del Grande Giubileo del 2000. Mentre già si consolidavano le statistiche sull’inverno demografico, papa Wojtyla volle che il tema fosse “I figli primavera della famiglia e della Chiesa”.