«Nuova evangelizzazione attraverso una vera conversione e testimonianza di fede cristiana» è il tema dei lavori dell’assemblea dell’Associazione dei vescovi dell’Africa orientale (Amecea), che si è aperta mercoledì a Lilongwe, in Malawi, e dura fino al 26 luglio.
Due istituzioni «sono cruciali» per realizzare gli obiettivi della Nuova evangelizzazione: la famiglia e le piccole comunità cristiane. Così ha detto don Ferdinand Lugonzo, segretario generale dell’Amecea, sottolineando che uno degli obiettivi dei lavori – parte in assemblea e parte in gruppi, a porte chiuse – è di analizzare come le piccole comunità cristiane possano superare le difficoltà organizzative e di vita, per diventare sempre di più degli agenti efficaci di evangelizzazione. E oggi è intervenuto anche l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia su "La pastorale familiare oggi".
Nella plenaria si discuterà inoltre del lavoro missionario e della sua efficacia nell’ambito della Nuova evangelizzazione.
«Uno degli obiettivi – spiega Lugonzo – è di analizzare le differenze tra il periodo caratterizzato dal lavoro dei missionari ed il periodo del radicamento locale della Chiesa, con la nascita e lo sviluppo del clero locale. Nella nostra regione le vocazioni stanno crescendo e dunque si approfondisce la responsabilità sul piano pastorale. Dobbiamo riflettere sulle due fasi e verificare come far crescere la Chiesa locale». Da questo punto di vista è molto importante la formazione del clero locale, sia con l’aiuto delle strutture centrali della Chiesa, con sacerdoti e suore inviati nelle Università pontificie a Roma, sia facendo crescere le strutture formative sul posto, come si sta facendo in Tanzania e soprattutto in Kenya con l’Università Cattolica per l’Est Africa (Cuea).
Dal canto suo il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, ha sottolineato che uno degli obiettivi di questa fase è di incoraggiare le Chiese locali verso la piena indipendenza economica e pastorale. «In passato siamo stati sostenuti dai benefattori e dai nostri fondatori, cioè dal mondo missionario; oggi dobbiamo muoverci con le nostre stesse gambe». In particolare «dobbiamo assumere in pieno la nostra responsabilità per la missione della Chiesa e noi stessi dobbiamo essere sicuri che il seme piantato dai missionari è stato ben curato e così può produrre i suoi frutti».
«Siamo soddisfatti – ha detto ancora Lugonzo – per la presenza di oltre 250 vescovi e per il fatto che a parte l’Eritrea sono rappresentate tutte le Conferenze episcopali dell’associazione. Il mandato dell’Amecea è di natura pastorale e attraverso l’assemblea plenaria le decisioni e le politiche sono affidate ad un comitato esecutivo e poi alle conferenze episcopali nazionali. Dalla fondazione i vescovi hanno deciso che non sarebbero stati semplici spettatori di fronte ai cambiamenti sociali. Da qui, attraverso la formula delle assemblee, la necessità di affrontare tutte le sfide, individuando strategie comuni e soluzioni pastorali per il continente.
Tra i temi prioritari ci sono la promozione dei diritti umani, la giustizia e la pace, l’evangelizzazione e la crescita della Chiesa, la libertà di religione e di sostegno per gli oppressi, la diffusione dell’Aids e le cure sanitarie, l’opzione preferenziale per i poveri e gli emarginati. I vescovi sono coinvolti in pieno anche nelle nuove tecnologie di comunicazione, fondamentali per la diffusione del Vangelo. Per questo motivo le diocesi oggi possiedono molte stazioni radio e la Chiesa nella regione sta esplorando nuove modalità di azione con i media».