Il cardinale Jean Pierre Ricard - Ansa / Osservatore Romano
Sono ore di profondo stupore e dolore, nella Chiesa francese. Ieri si è appreso che sono stati 11 i vescovi, in carica o non più in esercizio, «chiamati in causa» negli ultimi anni a livello giudiziario, in ambito civile o canonico. In 8 situazioni, le accuse hanno riguardato il tragico fronte degli abusi e proprio fra questi casi, c’è pure quello, rivelato ieri con immediato clamore, di un porporato che ha partecipato all’ultimo Conclave.
Nel pomeriggio, nell’ambito della plenaria d’autunno dei vescovi a Lourdes, monsignor Éric de Moulins-Beaufort, presidente della Conferenza episcopale e arcivescovo di Reims, ha chiesto a sorpresa un incontro con la stampa non programmato, rivelando una breve lettera d’autodenuncia trasmessa da una delle personalità più note della Chiesa transalpina: il cardinale Jean-Pierre Ricard, 78 anni, arcivescovo emerito di Bordeaux e già alla guida, fra il 2001 e il 2007, della stessa Conferenza episcopale. «Oggi, allorché la Chiesa ha voluto ascoltare le persone vittime e agire in verità, ho deciso di non tacere più la mia situazione e di mettermi a disposizione della giustizia tanto sul piano della società, che su quello della Chiesa», scrive il cardinale, spiegando: «Quand’ero parroco, 35 anni fa, ho agito in modo riprovevole con una ragazza di 14 anni. Il mio comportamento ha necessariamente causato in questa persona delle conseguenze gravi e durature. Ho trattato di questo con lei e ho chiesto il suo perdono, qui ora rinnovo la mia domanda di perdono, così come a tutta la sua famiglia. È in ragione di questi atti che ho deciso di prendere un periodo di ritiro e di preghiera. Chiedo infine perdono a quelli e quelle che ho ferito e che vivranno questa notizia come un’autentica prova». I fatti avvennero nella parrocchia Sainte-Marguerite, a Marsiglia. La procura di Marsiglia ha già annunciato di aver aperto un'inchiesta preliminare pur none ssendoci alcuna denuncia contro Ricard.
Si tratta di un nuovo scossone particolarmente violento, nel clima già fosco segnato dalle recenti conclusioni della commissione indipendente d’inchiesta Ciase, presieduta dall’alto funzionario Jean-Marc Sauvé, vicepresidente onorario del Consiglio di Stato. Un organismo voluto dagli stessi vescovi per cercare di neutralizzare la spirale dei silenzi che ha a lungo favorito il propagarsi del flagello degli abusi.
Solo un mese fa, il precedente caso al centro dell’incomprensione dei fedeli aveva riguardato il vescovo uscente di Créteil, Michel Santier. L’anno scorso, era stato sanzionato dal Vaticano per «abusi spirituali con dei fini sessuali» verso due uomini maggiorenni. Fatti risalenti agli anni Novanta, commessi nel quadro della Confessione, quand’era sacerdote in Normandia e direttore di una scuola di formazione alla preghiera. Il fatto che la rivelazione del caso non sia giunta subito, ma circa un anno dopo le sanzioni, ha contribuito ad alimentare forti polemiche, condizionando pure l’ordine del giorno della stessa plenaria d’autunno dei vescovi. Accanto a questi due casi, monsignor Moulins-Beaufort ha evocato «6 casi di vescovi che sono stati messi in causa davanti alla giustizia del nostro Paese o davanti alla giustizia canonica».
Per 2 ex vescovi, invece, sono state disposte inchieste a seguito «di segnalazioni fatte da un vescovo». Un ultimo caso è stato segnalato al procuratore della Repubblica, senza che finora ci siano stati seguiti giudiziari. Ma le autorità vaticane hanno comunque ordinato «misure di restrizione del ministero».
Oggi, per la chiusura della plenaria, i vescovi hanno pubblicato un messaggio in cui dicono che "non c'è, e non può esserci, impunità per i vescovi". I vescovi francesi si rivolgono alla Nazione e ai cattolici di Francia. "Siamo consapevoli - si legge nel testo - che queste rivelazioni colpiscono dolorosamente le vittime, in particolare coloro che avevano scelto di fidarsi di noi. Vediamo lo choc di tanti fedeli, sacerdoti, diaconi, persone consacrate. Questi sentimenti sono anche i nostri. Membri dello stesso corpo ecclesiale, anche noi siamo feriti, colpiti in profondità". Nel caso di mons. Michel Santier, i vescovi ammettono "le responsabilità" e assicurano di aver lavorato durante l'Assemblea per "identificare le disfunzioni e gli errori che hanno portato a una situazione sconvolgente per tutti".
"Qualcuno si sarà chiesto - scrivono i vescovi - se il diritto della Chiesa non abbia organizzato una forma di impunità o un trattamento speciale per i vescovi". Al contrario, ribadiscono, "la responsabilità episcopale rafforza in coloro che la esercitano, il dovere di rettitudine". I vescovi sottolineano che "per la natura stessa del loro ufficio apostolico, i vescovi dipendono direttamente dalla Santa Sede". Per questo, "le procedure che li riguardano, sono più complesse e richiedono più tempo".
Da qui l'impegno a "collaborare con la Santa Sede sui necessari chiarimenti e semplificazioni" e la decisione di "istituire un Consiglio di Sorveglianza che ci permetterà di affrontare queste situazioni non più da soli e tra di noi".
Anche i vescovi si chiedono che "merito" hanno oggi, alla luce delle "circostanze attuali" gli impegni presi un anno fa a seguito della pubblicazione della relazione della Commissione sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase), secondo la quale in Francia sono 216.000 le vittime di violenze o aggressioni da parte di preti o religiosi cattolici in Francia fra il 1950 e il 2020. "Possiamo assicurarvi - scrivono oggi i vescovi nel messaggio - che è in atto una trasformazione delle pratiche, con l'aiuto di molti fedeli laici particolarmente qualificati, comprese le vittime. Le decisioni sono già state prese e attuate. Le diocesi e i movimenti ecclesiali sono più attivamente coinvolti nella protezione dei minori. I gruppi di lavoro decisi un anno fa consegneranno le loro conclusioni nel marzo 2023. Abbiamo appena esaminato i progressi con loro durante questa Assemblea. Questo lavoro sostanziale sta cominciando a dare i suoi frutti. Continueremo su questa strada".
"Fratelli e sorelle, con umiltà ma con tutto il cuore, continuiamo il lavoro intrapreso per rendere la Chiesa una casa più sicura", conclude il messaggio. "Le vittime restano più che mai al centro della nostra attenzione. Le vostre aspettative e richieste sono legittime e verranno ascoltate".