Monsignor Dominique Lebrun, vescovo di Rouen, presiede la preghiera in memoria di padre Hamel nella chiesa di San Bartolomeo all'Isola dove sarà conservato il breviario di padre Jacques. Roma,15 settembre 2016. - archivio
Cosa penserebbe padre Jacques Hamel della crescente attenzione attorno alla sua persona? A sette anni dalla morte del sacerdote francese, trucidato sull’altare mentre celebrava la Messa a Saint-Étienne-du-Rouvray, in Normandia, sono in molti a chiederselo nel piccolo comune non lontano da Rouen. Anche fra i non credenti, un paradosso colpisce: se padre Hamel si distingueva per la sua eccezionale semplicità e discrezione, la memoria del sacerdote non cessa invece di trovare eco sempre nuove, in Francia e all’estero. Tanto che la piccola chiesa in cui è stato assassinato a 82 anni, quel 26 luglio 2016, resta ormai sempre aperta, essendosi trasformata in una meta di pellegrinaggio.
Ogni anno, a partire dalla primavera, vi fanno sosta degli autobus di pellegrini diretti verso il Santuario di Lisieux o alla Cattedrale di Rouen. Ma non pochi fedeli si recano in Normandia con lo scopo principale di raccogliersi a Saint-Étienne-du-Rouvray, come constatano i servizi parrocchiali. A testimoniarlo sono pure i toccanti messaggi lasciati nella chiesa dai fedeli, che si fermano spesso a meditare pure davanti alla stele apposta accanto all’edificio. Quest’ultima ricorda in particolare l’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, dedicato alla libertà religiosa, contribuendo a trasformare il luogo pure in un simbolo per quella Francia che resta legata a una visione sana e non distorta della laicità. Ma è il tema del martirio, naturalmente, a suscitare la più profonda emozione, anche perché non sfugge a nessuno una coincidenza: la chiesa in cui è morto padre Hamel è intitolata al primo martire, santo Stefano.
Per tutte queste ragioni, è nato il progetto di creare uno spazio d’accoglienza, grazie a una raccolta di doni organizzata nel quadro della diocesi di Rouen. Occorrerà rinnovare le sale dell’attuale centro parrocchiale, proprio accanto al luogo in cui viveva il prete assassinato. Una mostra permanente ricorderà gli eventi e presenterà la personalità di padre Hamel, assieme agli assi molteplici del suo apostolato, come il dialogo interreligioso. L’apertura potrebbe giungere nel 2025.
In chiave pastorale, il modello di padre Hamel è ormai al centro di tante iniziative rivolte in particolare ai più giovani, come delle giornate speciali diocesane di riflessione organizzate ad esempio nel periodo di Pasqua.
Anche quest’anno,le commemorazioni dell’attentato conserveranno una certa sobrietà. Oggi, a partire dalle 19, è prevista una veglia di preghiera dedicata anche a tutte le vittime del terrorismo. Domani mattina, invece, alle 8 e 30, partirà una breve marcia in direzione della chiesa, dove la Messa comincerà alle 9. Un’ora dopo, davanti alla stele, si svolgerà invece una commemorazione civile.
Per quanti conoscevano personalmente padre Hamel e hanno vissuto con particolare intensità il trauma dell’uccisione, una tappa significativa, l’anno scorso, è stata rappresentata dalla chiusura del processo penale sulle complicità attorno all’attentato di matrice jihadista. I 3 imputati presenti al processo sono stati condannati a pene fra 8 e 13 anni di prigione, per associazione a delinquere.
Adesso, un clima d’intensa attesa circonda il processo canonico di beatificazione in corso, cominciato solo pochi mesi dopo il dramma, grazie alla dispensa speciale accordata da papa Francesco rispetto all’abituale pausa di 5 anni. Il dossier raccolto durante la fase diocesana e inviato a Roma ha riunito oltre 11mila pagine di documenti e testimonianze.