Alexey Uminsky - Foto social
Sono già oltre ottomila i cittadini russi che hanno firmato la lettera aperta al patriarca ortodosso Kirill in difesa dell’arciprete Alexey Uminsky, con la richiesta di riconsiderare la decisione di bandirlo dal suo ministero rimuovendolo dalla canonica della chiesa moscovita della Trinità Vivificante. L’accusa per la quale il sacerdote è stato chiamato anche a comparire di fronte tribunale diocesano di Mosca è quella di «cattiva condotta ecclesiastica dovuta al rifiuto di recitare la preghiera prescritta per la Santa Rus’ durante la divina liturgia». Il riferimento è alla preghiera speciale imposta durante le funzioni religiose dal capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca Kirill, una formula che padre Alexey Uminsky si ostina a non voler pronunciare. La sua colpa è quella di non volersi rassegnare in alcun modo alla guerra di Putin all’Ucraina: dal febbraio di due anni fa, quando iniziarono i bombardamenti su Kiev, continua a ripetere di non poter sostenere in alcun modo le operazioni militari del Cremlino.
«Prego per la pace tra i nostri popoli e tra le nostre chiese, prego che tutto questo finisca il più rapidamente possibile e che venga colpito il minor numero di persone», ribadisce nei suoi sermoni. Autore di libri e di interventi pubblici molto seguiti, padre Uminsky è una figura molto in vista nella capitale ed era già finito nell’occhio del ciclone prima dell’attacco all’Ucraina: tre anni fa aveva rischiato un procedimento penale ed era stato definito un “criminale in tonaca” dall’emittente televisiva Spas (di proprietà della Chiesa ortodossa russa) per aver chiesto alle autorità di Mosca di mostrarsi misericordiose e di consentire ai medici di visitare in carcere il noto oppositore Alexeij Navalny, che all’epoca stava portando avanti uno sciopero della fame. Per il suo atteggiamento apertamente antimilitarista e per l’attenzione rivolta ai prigionieri politici, padre Uminsky era ritenuto da tempo una spina nel fianco dal Cremlino. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un’intervista rilasciata nel novembre scorso al canale YouTube russo Zhivoy Gvozd, in cui l’arciprete suggeriva ai credenti che non vogliono pregare per la vittoria in Ucraina di andare alla ricerca di sacerdoti che pregano per la pace.
È stato proprio in seguito a queste dichiarazioni coraggiose che il Patriarcato l’ha rimosso dall’incarico di rettore della chiesa della Trinità Vivificante di Mosca – che ricopriva dal 1993 – nominando al suo posto l’arciprete Andriy Tkachyov, noto invece per il suo sostegno incondizionato all’invasione dell’Ucraina.
I suoi fedeli, però, non ci stanno e nella lettera aperta inviata in questi giorni al patriarca Kirill ribadiscono che il decreto di rimozione del priva migliaia di persone della loro guida spirituale perché padre Alexey Uminsky è un sacerdote che ha fatto conoscere la fede a un numero enorme di persone ed è insostituibile per il suo impegno in ambito sociale, in particolare nell’assistenza ai malati, ai senzatetto, ai piccoli pazienti oncologici dell’ospedale pediatrico cittadino e alle loro famiglie. «Ci auguriamo che questa decisione venga riconsiderata per il bene e per la tranquillità dei fedeli», si legge infine nell’appello, il cui numero di firmatari è in costante aumento.