L’incontro del Papa con le popolazioni indigene in Perù nel 2018 - Ansa
«La nostra sofferenza è stata ascoltata. Il nostro dolore traspare in ogni parola di Querida Amazonia. Sono felice di poter considerare papa Francesco un fratello mio e di tutto il popolo Arakbut ». Yesica Patiachi dimostra molti meno dei suoi 33 anni. Lunghi capelli neri e volto fiero, è stata una dei sedici rappresentanti indigeni a partecipare come uditrice al Sinodo di ottobre. Durante i lavori, ha portato con orgoglio le casacche con i disegni tradizionali fatte dalle tessitrici Arakbut. Proprio come quella che indossava il 19 gennaio 2018, quando ha accolto - a nome dei nativi dell’Amazzonia -, papa Francesco a Puerto Maldonado, nel cuore della selva peruviana. «Quel momento è stato uno spartiacque. Per me e per tutti i popoli amazzonici. La nostra voce ha potuto spezzare il silenzio in cui è stata relegata troppo a lungo. E ha raggiunto il centro della Chiesa e del mondo», racconta, ancora emozionata dopo aver letto l’Esortazione.
«Sono molto felice. Non poteva esserci coronamento più bello di tutto il lavoro fatto in questi anni. Nel Sinodo, noi rappresentanti indigeni avevamo chiesto al Papa di essere nostro alleato nella lotta quotidiana per la difesa della vita. Con questa Esortazione lo ha fatto in modo inequivocabile. È un fatto storico», afferma Yesica. «È l’unico leader mondiale ad aver davvero compreso che in Amazzonia si gioca una partita cruciale per l’umanità. Da una parte c’è un sistema economicopolitico predatorio e vorace che considera la regione come dispensa di risorse da saccheggiare. E, nel farlo, semina morte. Dall’altra, ci sono donne e uomini che rivendicano il diritto di vivere con dignità. Scegliendo liberamente quali modelli economici, sociali, culturali, spirituali adottare e quali no. “Il tema è promuovere l’Amazzonia; ciò però non significa colonizzarla culturalmente, bensì fare in modo che essa tragga il meglio di sé”, scrive il Papa: non poteva essere più chiaro. In queste parole, ho risentito l’incitamento che ci aveva fatto a Puerto Maldonado: “Molti hanno scritto e parlato su di voi. È bene che adesso siate voi stessi ad autodefinirvi e a mostrarci la vostra identità. Abbiamo bisogno di ascoltarvi”. Noi Arakbut abbiamo raccolto la sfida».
Yesica, insegnante e poetessa, è impegnata in prima persona nella trascrizione della mitologia del suo popolo. «Stiamo, inoltre, preparando un’esposizione di arte Arakbut che verrà inaugurata a marzo. Siamo in perfetta sintonia con l’invito del Papa a “farci carico delle radici”, contenuto in Querida Amazonia ». Questo incitamento, contenuto nel paragrafo 33 dell’Esortazione, è anche ciò che maggiormente ha colpito Delio Siticonatzi, 28enne peruviano del popolo Ashaninka e uditore al Sinodo, che, a ottobre, ha commosso i giornalisti presenti in Sala stampa con un accorato appello: «Non indurite il vostro cuore. Dobbiamo restare uniti». “Farsi carico delle radici” non è stato facile per Delio, che è stato anche designato all’interno del Consiglio post-sinodale. «Mia nonna è nata schiava. Certo, formalmente la schiavitù era illegale ma questo non ha impedito che la sua famiglia fosse venduta a un latifondista. Quando ero bambino e adolescente ho vissuto sulla mia pelle la crudeltà della discriminazione. Crescendo, dunque, ho desiderato con forza smettere di essere indigeno per sentirmi accettato. Volevo essere come gli altri. Ho dovuto compiere un lungo percorso per imparare a vivere la mia “differenza” come una ricchezza », racconta. «Per questo ritengo molto importante l’appello del Papa ai giovani. Siamo noi i primi custodi della ricchezza amazzonica. Attenzione: questo non vuol dire rifiutare il confronto e il dialogo con gli altri. Tutto il contrario». Delio dice anche di essere rimasto stupito dalla “rapidità” di Francesco nel scrivere l’Esortazione.
«Ci ha messo qualche mese, incredibile. Certo, nel discorso conclusivo l’aveva detto. Ma non pensavo riuscisse, con tutto ciò che ha da fare. Invece, la sua rapidità dimostra il profondo interesse del Papa per l’Amazzonia. Gli stiamo a cuore. Ora tocca a noi, a me in primis, portare il suo affetto nei villaggi più remoti, dove si sentono soli e dimenticati. Per loro, Querida Amazonia sarà un balsamo di speranza». © RIPRODUZIONE RISERVATA Tra i temi al centro del testo diffuso mercoledì l’invito a «farsi carico delle proprie radici» LE REAZIONI Yesica Patiachi è stata uditrice al Sinodo dove ha portato la voce del popolo Arakbut: in Amazzonia si gioca una partita cruciale per l’intera umanità La testimonianza di Delio Siticonatz, a sua volta uditore per gli Ashaninka L’incontro del Papa con le popolazioni indigene in Perù nel 2018 / Ansa