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«Porgi l’altra guancia va applicato a casa, non con il signore che ti pesta il piede in autobus».
«Dobbiamo fare la fatica – la più grande che ci viene chiesta – di tenere lo sguardo al cielo, perché nel secondo in cui lo distogliamo da Dio e lo mettiamo sulle nostre ragioni cadiamo, come succede in bici quando ci mettiamo a guardarci i piedi».
«Il problema del cristianesimo è che ormai coincide con la società borghese, nata dalla Rivoluzione francese – una società in cui l’uomo non rischia mai (e infatti per prima cosa ha introdotto il divorzio). Noi, invece, sappiamo che nel matrimonio ci giochiamo davvero la vita eterna».
Costanza Miriano, giornalista Rai, scrittrice tra le più lette in Italia nel settore “cattolici”, di libri ne ha firmati ormai diversi dal 2010 a oggi, cioè dal suo Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura, che è stato un caso editoriale, tradotto in otto lingue. L’ultimo, Benedetto il giorno che abbiamo sbagliato. Manuale di manutenzione del matrimonio, pubblicato come gli altri da Sonzogno, e da cui abbiamo tratto le citazioni iniziali, è uno dei suoi più riusciti. La presentazione più chiara la fa lei nell’introduzione: «Questo libro racconta di matrimoni in cui uno dei due sposi, o entrambi, a un certo punto o in molti punti sentono la fatica, oppure vengono sfiorati dal dubbio o assaliti dalla certezza di avere sbagliato, tentati dal pensiero di un’alternativa, oppure ancora hanno chiarissimo che vogliono restare, ma non sanno come. Sentono una mancanza che – non vorrei svelare la soluzione del giallo – può colmare solo Chi è più grande. D’altra parte, anche i discepoli di Quello lì rimangono sconvolti e dicono che “allora non conviene sposarsi”. Tutti i matrimoni felici che ho incontrato sono così, figuriamoci quelli infelici – e ce ne sono».
La manutenzione a cui è dedicato il libro va nel concreto, il che già aiuta. Il titolo di ogni capitolo inizia con «Perché rimanere sposati anche se…» e a seguire: «non ci amiamo più», «a letto non funziona più», «siamo diversi», «il tradimento sembra la soluzione», «mi ha tradito», ecc. Ma un altro dei motivi per cui i capitoli si fanno leggere, e per cui l’autrice ha incontrato il suo successo, insieme alla profondità dello sguardo, motivo che qui vorremmo evidenziare, è che fanno ridere. L’ironia – compreso un certo gusto per il surreale – è uno degli ingredienti che più mancano nella saggistica cattolica, ma di cui più si nutrono le conversazioni quotidiane, reali, e di cui più abbiamo bisogno per affrontare la gravità della vita. Ironia che in fondo è il riflesso della letizia cristiana ed è buon'amica dell'ascesi.
Volendo quindi chiudere questa breve recensione con una citazione che sia lieve e di sostanza, prendiamo il decalogo finale per il buon marito stilato dall’autrice:
«1) Ascoltala.
2) Guardala (sforzati tantissimo di capire se si è tagliata i capelli o ha messo una gonna).
3) Ascoltala altri due minuti, dai, ce la puoi fare.
4) Dille che è bella. Non come Dybala, ma quasi. [della passione del marito dell’autrice per la squadra della Roma si parla diffusamente nel libro ndr]
5) Difendila da se stessa, dalle sue paturnie.
6) Proteggila dai pericoli esterni.
7) Liberala dalle cose inutili.
8) Custodisci il tuo cuore e il tuo sguardo per lei.
9) Ama i vostri figli.
10) Sii pronto a morire per lei, un carrello della spesa alla volta».
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