Gli studenti del collegio "La Salle" in Sri Lanka, una delle opere sostenute di fondi dell'8xmille alla Chiesa cattolica in Italia - F. Zizola
Vinth Jeron David indossa una divisa con una cravatta verde, camicia bianca e pantaloncini corti. È seduto al suo banco nella St Xavier’s boys college di Mannar, in Sri Lanka, gestito dai Fratelli delle scuole cristiane (lasalliani) e sostenuto anche dai fondi dell’8xmille. «La mia casa dista 250 chilometri dalla scuola, ci impiegavo alcune ore ad arrivare ogni giorno e dovevo cambiare diversi mezzi di trasporto - racconta il giovane studente - ora non ho più bisogno di tornare a casa».
Le risorse arrivate grazie all’8xmille sono infatti state usate per costruire un nuovo ostello vicino al cortile in terra battuta della scuola, tra le palme e il verde dei campi. Come Vinth Jeron, ora anche altri 80 ragazzi possono alloggiare nell’ostello. Le stanze sono condivise, le camere luminose. Gli studenti arrivano da famiglie solitamente numerose e da un territorio complesso, come spiega Laura Ballerini di La Salle Solidarietà internazionale onlus, che offre una panoramica sul progetto e sulla situazione locale. «Quando si arriva in Sri Lanka si atterra solitamente all’aeroporto della città di Colombo, poi ci sono otto ore di macchina per arrivare nel Nord Est e a Mannar, dove si trova il college di La Salle. La zona è stata per tanti anni contesto di guerra, un conflitto civile con il governo centrale durato fino al 2009. Per questo l’area è ancora militarizzata e per entrare bisogna passare un posto di blocco. La storia che ha vissuto questo territorio è molto dolorosa».
Gli abitanti nella zona di Mannar - circa 35mila - parlano il tamil, una lingua diversa rispetto al cingalese che è la lingua più usata nell’isola. Un’altra caratteristica del territorio è la convivenza di fedi diverse, nel reso del Paese la religione prevalente è quella buddista.
La scuola lasalliana è aperta da 75 anni, spiega Ballerini, «per cui alcuni dei fratelli lasalliani hanno vissuto la guerra civile. Erano adolescenti quando è iniziata e per loro è sempre stata qualcosa di presente nelle loro vite». Questo è un territorio che ha le sue ferite e anche per questo il college di Mannar è una realtà così significativa. «La scuola accoglie 1.800 studenti, tutti maschi perché tradizionalmente in Sri Lanka l’educazione dei ragazzi e delle ragazze era gestita separatamente. Oggi non è più così, le nuove scuole che nascono hanno classi miste, ma il college ha mantenuto l’impostazione iniziale». La struttura ha un grande cortile centrale attorniato da vari edifici che ne seguono il perimetro: c’è la scuola primaria, la scuola secondaria, le superiori. A pochi passi dal cortile si trova la residenza costruita con i fondi dell’8xmille.
«Nell’ostello troviamo una mensa, le sale comuni , gli spazi per studiare - dice ancora Ballerini . La struttura ha anche due beni preziosi, l’elettricità e l’acqua, che spesso mancano nelle case degli studenti. Per quanto possa sembrare banale, non avere l’elettricità significa anche non poter leggere e studiare dopo il tramonto».
L’ostello dunque ospita ragazzi che avrebbero serie difficoltà a raggiungere la scuola tutti i giorni. «A volte la distanza tra le loro case e il college è di soli 15-20 chilometri, ma i mezzi pubblici non ci sono o sono troppo costosi, per cui alla fine riesce ad andare a scuola solo chi abita molto vicino o chi possiede una bicicletta», racconta ancora Laura Ballerini, che condivide anche uno dei risultati più preziosi della scuola: gli studenti reimparano a prendere sul serio i propri sogni e desideri di vita. «Quando sono stata a visitare il college mi ha colpito moltissimo vedere i ragazzini quasi intimiditi da una scuola così grande. Poi li ho visti indossare la divisa ed entrare pienamente nel loro ruolo, acquisire fiducia in sè stessi. Nei contesti più fragili e di povertà, spesso i bambini pensano che i sogni siano solo per gli altri, mai per loro».
I risultati si vedono: molti dei ragazzi che studiano al college lasalliano poi riescono ad accedere all’università. «Al termine delle scuole secondarie c’è un esame nazionale da sostenere e poi i test per le università - spiega Ballerini -. Quelle pubbliche sono poche e la competizione è molto alta. Chi non riesce a entrare, spesso poi accede ad altre scuole di formazione professionale».
Chi impara un mestiere, spesso torna a fare visita alla scuola e non solo. «Molti ex alunni sostengono materialmente la struttura - continua a raccontare Ballerini -. Fanno doni, pagano la retta simbolica dei nuovi studenti, finanziano divise e zaini. Il progetto con cui è stato costruito il nuovo ostello è stato disegnato da un ex alunno divenuto ingegnere». Nel percorso di studio e professionalizzazione, un ruolo importante lo giocano le famiglie. «Igenitori sono molto partecipi nelle attività che coinvolgono i figli. Durante le feste si danno da fare per abbellire la scuola o per organizzare laboratori per i più piccoli. C’è un grande senso di comunità».
Alla scuola arrivano anche volontari, sia locali che dall’estero. Spesso si cimentano nell’insegnamento della lingua inglese che per la scuola è una materia fondamentale perché permette di non appartenere più solo una minoranza linguistica (tamil), ma di avere altri strumenti per comunicare.
Nel 2022, i fondi dell’8xmille devoluti sono stati pari a circa 220mila euro. «L’8xmille è molto importante per noi, ha fatto un’enorme differenza nella vita di migliaia di persone. Vorrei fare un appello a coloro che non firmano: abbiate compassione per le persone meno privilegiate del resto del mondo», dice il responsabile dei progetti La Salle a Mannar, Fratello K. Yoganathan Sosai in un video diffuso per raccontare l’impatto dei fondi sulla scuola.
Il college ha anche una pagina Facebook che aggiorna spesso, raccontando le attività che coinvolgono direttamente gli studenti. Tante le fotografie: le partite con il pallone e la coppa vinta a un torneo, le visite delle istituzioni locali, un concerto con i musicisti vestiti da Babbo Natale, la festa delle luci, il club di matematica. E anche alcune mostre come quella della tecnologia e dell’innovazione nel 2023, in cui gli studenti hanno esposto le proprie invenzioni. Iniziative che tengono unita e viva la comunità scolastica. Un’insegnante del college riassume così: «È molto facile interagire con questi ragazzi, ci si diverte e fare lezione è un piacere».