mercoledì 13 febbraio 2019
Il via libera del Papa al riconoscimento del miracolo. Santa anche la suora indiana dei poveri. Fra i nuovi venerabili due italiani e il cardinale ungherese Mindszenty perseguitato dal comunismo
Il cardinale inglese John Henry Newman

Il cardinale inglese John Henry Newman

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Due nuovi santi per la Chiesa. A cui si aggiungono un nuovo beato e cinque nuovi venerabili (di cui due italiani). Papa Francesco ricevendo ieri in udienza il cardinale Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha autorizzato la promulgazione di una serie di decreti del dicastero vaticano che arricchiscono il grande libro della santità. Uno decreto riconosce il miracolo attribuito all’intercessione di John Henry Newman (1801-1890), il cardinale inglese "grande convertito", anticipatore del rapporto fra fede e ragione e di numerosi temi del Concilio Vaticano II (fra cui la valorizzazione del laicato, la sfida educativa e il dialogo ecumenico) che è stato anche scrittore e poeta: così il fondatore dell’Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra diventerà santo. Lo aveva beatificato Benedetto XVI nel 2010 durante il suo viaggio apostolico nel Regno Unito che aveva incentrato l'omelia sul motto del futuro santo Cor ad cor loquitur (“Il cuore parla al cuore”).


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E sarà santa anche la religiosa indiana Mariam Thresia Chiramel Mankidiyan (1876-1926), fondatrice della Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia, che si vede riconoscere un miracolo attribuito alla sua intercessione. Nata nel 1876 nello Stato indiano del Kerala, si impegnò sin da giovane in parrocchia a servizio degli ultimi. Dedita alla vita eremitica caratterizzata dall’austerità delle sue penitenze, ha voluto una famiglia religiosa impegnata sul fronte dell’aiuto alle giovani e ai bisognosi che cercasse Cristo nei più poveri e nei più emarginati. È morta 50enne ed è beata dal 2000, seconda consacrata del suo Paese a essere elevata agli onori degli altari.


Sarà beato il gesuita ecuadoriano Víctor Emilio Moscoso Cárdenas (1846-1897) di cui viene riconosciuto il martirio. È stato ucciso durante la Rivoluzione liberale che aveva investito il Paese latinoamericano. Rettore del collegio di San Felipe a Riobamba, era stato più volte minacciato ma si era sempre rifiutato di ritirarsi a vita privata. Il 4 maggio 1897 un commando liberale aveva fatto irruzione nel collegio profanando anche l’Eucaristia. Poi nel mirino dei soldati era finito padre Moscoso che è stato assassinato "in odio alla fede" nella sua stanza mentre recitava il Rosario. Per coprire l’omicidio era stato messo in mano al religioso un fucile così da mostrare che era caduto in combattimento. «Una totale falsità visto il carattere mite di padre Moscoso», racconta il postulatore generale della Compagnia di Gesù, padre Pascual Cebollada Silvestre.


Diventano venerabili il cardinale ungherese József Mindszenty, già arcivescovo di Esztergom e primate di Ungheria, nato a Csehimindszent (Ungheria) il 29 marzo 1892 e morto a Vienna (Austria) il 6 maggio 1975; il sacerdote bresciano Giovanni Battista Zuaboni, fondatore dell’Istituto Secolare Compagnia della Sacra Famiglia, nato a Vestone il 24 gennaio 1880 e morto a Brescia il 12 dicembre 1939; il gesuita spagnolo Emanuele García Nieto, nato a Macotera il 5 aprile 1894 e morto a Comillas il 13 aprile 1974; la religiosa toscana Serafina Formai (al secolo Letizia), fondatrice della Congregazione delle Suore Missionarie del Lieto Messaggio, nata a Casola Lunigiana il 28 agosto 1876 e morta a Pontremoli il 1° giugno 1954; e la religiosa colombiana Maria Berenice Duque Hencker (al secolo Anna Giulia), fondatrice della Congregazione delle Suore dell’Annunziazione, nata a Salamina il 14 agosto 1898 e morta a Medellín il 25 luglio 1993.


Il cardinale Mindszenty è stato un perseguitato del regime comunista. Nato nella campagna ungherese, fu ordinato prete nel 1915. Nominato vescovo di Veszprém nel 1944, venne imprigionato dai nazisti. Nel 1945 fu promosso arcivescovo di Esztergom e primate di Ungheria. Pio XII lo creò cardinale nel 1946. Diventata l’Ungheria un Paese satellite dell’Unione Sovietica, Mindszenty si trovò ad essere considerato dai comunisti un nemico da abbattere. Nel 1948 fu prelevato in episcopio dalla polizia e arrestato. Sottoposto a torture e umiliazioni, venne picchiato per giorni e drogato. Dopo un processo-farsa, fu condannato all'ergastolo. Trascorse otto anni tra carcere e arresti domiciliari, durante i quali ebbe anche il divieto di inginocchiarsi. Nel 1956 il cardinale fu liberato dagli insorti ma si vide costretto a rifugiarsi nell’ambasciata statunitense di Budapest. Non poté partecipare ai Conclavi del 1958 e del 1963. Mindszenty si oppose alla Ostpolitik della Santa Sede, ossia al dialogo con i Paesi del Blocco dell’Est, portata avanti dal cardinale Agostino Casaroli.


Don Giovanni Battista Zuaboni è considerato l’«apostolo della famiglia» e il pioniere della pastorale familiare. Nato a Promo di Vestone, nel Bresciano, nel 1880, rimase a soli due anni orfano della madre. Entrato nel Seminario di Brescia, venne ordinato sacerdote nel 1906. Impegnato in diverse parrocchie, durante la prima Guerra mondiale fu soldato di sanità assistendo i feriti dell’ospedale militare. Nel 1918 dette inizio alla prima Scuola di preparazione delle ragazze alla famiglia: l’attuale Scuola di vita familiare. Presto l’iniziativa si sviluppò in varie parrocchie della diocesi di Brescia e fuori. Nel 1930 dette forma organica all’Opera con la fondazione dell’Istituto Pro Familia e pose le basi per la Compagnia della Sacra Famiglia, in seguito riconosciuta come istituto secolare. Studioso dei problemi sociali, don Zuaboni aveva trovato la formula di un apostolato nuovo: quello di educare all’amore vero i giovani perché formassero famiglie sane, contributo indispensabile per una società più umana e cristiana. Paolo VI ricevendo nel 1968 in udienza l’Istituto aveva esortato a «formare gli sposi di domani, che sappiano essere sempre all'altezza della loro grande missione» da cui «dipende l’integrità e la salvezza della stessa società civile, la fecondità medesima della Chiesa».


Suor Serafina Formai, religiosa della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, è stata definita il «sorriso della Lunigiana». Nata il 28 agosto 1876 a Casciana Petrosa, vicino Massa Carrara, fu battezzata con il nome di Clorinda Letizia. Devota della Vergine, entrò a 19 anni nella Congregazione delle Suore Calasanziane di Firenze, ma fu costretta a rientrare in famiglia per motivi di salute. Attenta ai problemi che toccavano la gente comune, diede inizio nel 1932 alla Congregazione delle Suore Missionarie Rurali, poi denominate Missionarie del Lieto Messaggio, che si occupano dell’apostolato presso scuole, orfanotrofi, laboratori, ospedali, opere parrocchiali, case di esercizi spirituali e dell’assistenza domiciliare agli ammalati. Il suo primo atto fu l’apertura di un asilo parrocchiale che fece nascere la «famiglia religiosa di giovani desiderose di tendere alla perfezione cristiana e all’educazione dei fanciulli/e». Da tempo ammalata, la fondatrice morì il 1° giugno 1954.

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