Raffaella Del Giudice - -
A pochi giorni dalla conclusione della XXXVII Giornata mondiale della gioventù nei miei occhi sono impressi i volti gioiosi, gli sguardi d’amore e di cura, gli abbracci sinceri, le fatiche ed i sacrifici offerti, i sorrisi autentici dei giovani. In quei giorni un interrogativo, quasi di stupore, ha accompagnato il mio cuore: perché questi giovani hanno rinunciato a vacanze “normali” e di comfort per venire a Lisbona a vedere ed ascoltare un Papa anziano, in un tempo in cui pare la Chiesa non abbia più niente da dire ai giovani?
In una società dominata dall’individualismo, dall’egoismo e dall’edonismo, un milione e mezzo di ragazzi hanno scelto di affrontare un viaggio faticoso, condividendo per molti giorni la loro vita con altri, senza avere spazi propri e mettendo in comune beni di prima necessità e tanto altro. Ho visto giovani provenienti da ogni parte del mondo scambiarsi oggetti, bandiere, abbracci, parole e gesti di benedizione. Giovani che hanno scelto di farsi carico l’uno dell’altro, di essere solidali e altruisti. Se c’è una parola con la quale posso fare sintesi di questa Gmg, essa è di certo la fraternità! Ragazzi delusi e disorientati da una società fondata sull’utile e sull’apparire hanno capito bene e nel profondo del loro cuore che la buona notizia del Vangelo è oggi più che mai una risposta autentica alla sete di vita, di amore, di pace e di gioia che si portano nel cuore. Il messaggio del Vangelo è attraente e corre veloce nei cuori assetati di verità e di bene dei nostri ragazzi. Lisbona nei giorni scorsi ce lo ha mostrato! Vivere il Vangelo è diventare persone migliori, è costruire una società migliore, è prendersi cura della “casa comune”.
È imparare a costruire fraternità riconoscendo che “nessuno si salva da solo”. Questi giovani sono il segno di una Chiesa che è giovane ed è viva! Sono l’esempio di una fraternità umana possibile al di là di ogni lingua, popolo o nazione. Sono come un bagliore di luce e di speranza negli occhi di chi, ormai disilluso, ha smesso di credere che un mondo migliore sia possibile. Essi sono profezia per la Chiesa e della Chiesa!
La vera Gmg, però, inizia ora e noi responsabili ed educatori ne siamo i promotori e fautori. È necessario come Chiesa rimettere al centro della prassi pastorale l’accompagnamento fraterno, umano e spirituale di ogni giovane. Il Vangelo passa attraverso mani che si prendono cura, che si fanno carezza e abbracci. Passa attraverso sguardi d’amore che guariscono gli sguardi spesso giudicanti e svalutanti che i nostri ragazzi incontrano nel loro cammino. Passa attraverso dialoghi e parole che educano la coscienza al bene e che bene-dicono la loro vita facendola sentire unica e speciale. Molti giovani a Lisbona hanno sperimentato l’amore e la cura che la Chiesa ha per loro e nel loro cuore è sorto con forza il desiderio di “correre in fretta” (Lc 1,39) come Maria verso tutti coloro che vivono nella disperazione, nella tristezza, nella paura e non hanno avuto la grazia ed il privilegio di gustare la gioia e potenza del Vangelo.
«Non t’ingannare, amica, amico, diventerai luce il giorno in cui farai opere di amore». (Papa Francesco,Santa Messa per la Giornata Mondiale della Gioventù, Lisbona 2023) A noi anche il compito di alimentare e favorire con coraggio e senza troppe sovrastrutture questo desiderio bello e santo di evangelizzazione affinché i nostri giovani possano brillare e far brillare dell’amore di Dio i luoghi in cui vivono e si spendono, il mondo intero!