Cattedrale di Chiavari il vescovo Devasini mentre incensa il feretro di Tanasini - Diocesi di Chiavari
Una Cattedrale gremita in ogni ordine di posto ha salutato questo pomeriggio il vescovo emerito di Chiavari, Alberto Tanasini, scomparso mercoledì mattina.
A presiedere la Messa esequiale l’arcivescovo di Genova, il frate minore conventuale Marco Tasca. Al rito ha assistito il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova. Hanno concelebrato tutti i vescovi della Conferenza Episcopale Ligure: il vescovo di Chiavari Giampio Devasini, Luigi Ernesto Palletti (La Spezia-Sarzana-Brugnato), Calogero Marino (Savona-Noli), Guglielmo Borghetti (Albenga-Imperia), Antonio Suetta (Ventimiglia-Sanremo), Guido Marini (Tortona). Insieme a loro l’arcivescovo e nunzio emerito in Serbia Eugenio Sbarbaro e Corrado Sanguineti (vescovo di Pavia) originari della diocesi chiavarese, il cappuccino Mario Vaccari, vescovo di Massa Carrara-Pontremoli, Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia-Sanremo e predecessore di Tanasini alla guida della diocesi ligure, Vittorio Lupi, vescovo emerito di Savona-Noli. Molti i presbiteri del clero di Chiavari e di Genova.
«Mi sembra che il segreto dei giorni del vescovo Alberto, il cuore della sua vita, alla fine, sia qui: è stato un uomo proteso, con tutta la sua esistenza, al Signore, da lui amato, servito, appunto atteso - ha detto Giampio Devasini nell’omelia -. Sì, il vescovo Alberto ha avuto tanti impegni, ha svolto molti servizi, ma era un uomo scrupoloso, non soltanto in ciò che faceva, ma anche nel custodire il suo silenzio, anche nel non permettere che il vorticoso succedersi degli eventi gli togliesse il tempo della preghiera. Ha atteso il Signore, è stato desto, è stato sveglio fino alla fine con le sue capacità e con i suoi limiti, con le sue grandezze e con le sue mancanze, come capita a tutti noi».
«Ha vissuto desto, cercando di praticare e di far praticare alla Chiesa di Genova prima e alla Chiesa di Chiavari il discernimento su dove venga oggi il Signore e il Regno di Dio, soprattutto in quel gesto con cui i cristiani dicono la loro attesa della venuta del Signore Gesù che è l’annuncio del Vangelo, nel tempo opportuno e nel tempo non opportuno, quando le cose vanno bene e quando le cose non vanno bene - ha continuato Devasini -. Caro vescovo Alberto, la bella Chiesa che è in Chiavari – Chiesa che hai teneramente e intensamente amato, Chiesa di cui hai sempre parlato con umile fierezza – si congeda ora da te ringraziandoti per la tua paternità: una paternità che ha favorito la comunione ecclesiale e la fraternità tra i presbiteri; una paternità attenta all’uomo là dove si svolge la sua vita quotidiana; una paternità vissuta all’insegna della pazienza e di una fedeltà instancabile ancorché fortemente messa alla prova dalle tue fragilità fisiche; una paternità contrassegnata da sobrietà e discrezione. Caro vescovo Alberto, per te la notte è passata ed è sorto lo splendore di un incontro. E non con un Dio ladro di vita ma con un Dio che si fa servo dei suoi servi, che si china davanti all’uomo e lo onora, che allieta e nutre la vita, un Dio amante della vita, della vita che per lui, con lui e in lui non conosce tramonto».
Al termine si è data lettura dei messaggi di cordoglio inviati da papa Francesco e dal segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, a nome del cardinale presidente Matteo Maria Zuppi. È seguita la tumulazione in forma privata nella cripta dei vescovi.