L'addio a monsignor D'Alise - Luigi Ferraiuolo
Nonostante il virus la Chiesa italiana non si è mai arresa. È stata sempre vicina alla sua gente, come dimostra il sacrificio del vescovo di Caserta. È il messaggio che ha lanciato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenendo ai funerali del pastore casertano Giovanni D’Alise, l’unico vescovo del nostro Paese morto per il covid.
«Una Chiesa che in questi tempi di tribolazione è stata vicina al suo popolo, ai suoi figli – ha detto il cardinale Bassetti, alla conclusione della celebrazione -. Una Chiesa che non si è risparmiata nel portare vicinanza e conforto: spirituale e materiale. Durante il confinamento abbiamo sperimentato quanto fragile sia stata la tenuta della società, quanto poco ci volesse per aumentare il numero dei nuovi poveri di fronte alle nostre porte, quanto bisogno vi fosse di sentire una parola amica, quando anche l’ultimo legame di socialità è reciso».
Monsignor D’Alise si era recato in ospedale per una febbricola nella notte tra il 29 e il 30 settembre e aveva scoperto di essere positivo. Immediatamente era stato ricoverato. Entrando al pronto soccorso aveva pensato ai suoi fedeli: “Non abbiate paura, affronteremo con serenità anche questa prova”.
Domenica mattina è morto per un infarto. Per le norme anti contagio è stato subito seppellito nella cripta della cattedrale, dove riposano gli altri vescovi della città. Questo pomeriggio il funerale, assenti le spoglie, solo per i confratelli vescovi, i sacerdoti e i familiari. Ma erano in tanti coloro che avrebbero voluto partecipare: dalla sua ex diocesi Ariano Irpino, dalla sua città natale Santa Maria a Vico, da San Felice a Cancello, doveva vive la sua famiglia; dalla diocesi di Acerra, dove ha trascorso un’intera vita pastorale come parroco prima e vicario generale poi. È stata organizzata dalla Diocesi, come ha spiegato il vicario generale don Gianni Vella, una diretta televisiva e lo streaming sui social media, per permettere a tutti i fedeli di assistere alla concelebrazione presieduta dal cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, con tutti i vescovi campani e decine di sacerdoti.
«Era un vescovo vigoroso – ha detto nell’omelia monsignor Sepe –. Aveva avviato un lavoro intenso che avrebbe portato frutti rigogliosi alla sua chiesa. Dobbiamo averlo come esempio pastorale».
La città, l’intera diocesi, intanto, è ancora attonita per la morte del suo pastore. L’amministrazione comunale ha dichiarato il lutto cittadino, le scuole hanno osservato un minuto di silenzio in tutte le classi. Per tutto il pomeriggio, poi, davanti alla cattedrale di Caserta c’è stato il picchetto d’onore degli allievi del «Villaggio dei Ragazzi» di Maddaloni: una fondazione educativa molto vicina alla Diocesi. A poca distanza, sulle scale, una persona in preghiera, addolorata. «Non ce lo aspettavamo. Mi avevano detto – spiega la signora Concetta – che stava meglio, si sarebbe ripreso. Mi ricordo l’ultimo Meeting dei giovani, quando aveva portato centinaia di giovani nella piazza del Redentore, proprio davanti al mio negozio. Era stato bellissimo: non si era mai fermato, nemmeno durante il lockdown».
Un tema su cui si è soffermato anche il cardinale Bassetti nel suo messaggio. Una Chiesa sempre in uscita, quella italiana, nonostante la quarantena. «I nostri sacerdoti, da Nord a Sud, si sono fatti prossimi per tanti, per tutti – ha detto Bassetti -. Sono i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici impegnati nel volontariato che hanno reso bella la Chiesa in questi mesi. Si sono prodigati per gli altri, si sono spesi per gli altri, in alcuni casi fino all’estremo sacrificio come il nostro fratello Giovanni, che ci ha lasciato il senso di una vita».