Guercino, San Francesco che adora il Crocifisso - -
Ma san Francesco lo conosciamo davvero? Di sicuro il nostro patrono, la cui eredità spirituale rappresenta un tesoro prezioso apprezzato e riconosciuto da tutti proprio per la sua portata “universale”, non è scevro da semplificazioni, se non da vere e proprie mistificazioni. Ma ci sta: il suo messaggio è talmente affascinante che tutti lo sentono come proprio e quindi tutti, a loro modo, cercano di “aggiustarlo” come un bel vestito che si vuole a tutti i costi indossare. Non a caso san Francesco occupa ancora una buona fetta della produzione editoriale religiosa. Non a caso a lui vengono attribuite frasi di ogni genere, spesso mai pronunciate realmente dal santo di Assisi ma amplificate e rese virali dai social network. Eppure anche nelle sue parole “originali” c’è un carico di profezia sufficiente a smuovere e convertire i cuori di chi volesse mettersi in ascolto. Anche se l’impressione è che all’immaginario comune non piaccia più di tanto l’aspetto più autenticamente cristiano di Francesco.
Prendiamo ad esempio il Cantico delle creature: «Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature», recita il famoso testo francescano. Tutto fiori e canti di uccelli quindi? Niente affatto: il Poverello loda Dio anche per ciò che oggi a tutti i costi si cerca di nascondere: la morte, coloro che sopportano la sofferenza, coloro che perdonano. Altro che santo dell’armonia e della bellezza: san Francesco, in realtà, ci invita alla radicalità, all’essenzialità, alla capacità di cogliere Dio là dove mai si penserebbe possa essere.
Questo è l’autentico spirito francescano, folle agli occhi del mondo, la cui avventura spirituale parte da una precisa scelta di povertà, intesa come strada che porta a un infinito Amore. La povertà – e non solo quella interiore ma la libertà, anzi l’allontanamento, dai beni materiali – è l’unica scelta possibile che realizza il progetto di Dio per l’umanità, che è – quello sì – un progetto di completa e compiuta armonia attraverso tutto ciò che ci circonda. La salvezza, insomma, passa dall’amore per questo mondo.
E se tutto questo risuona come una potente profezia controcorrente, ancora di più doveva apparire come tale al tempo di Francesco. Il santo Poverello era nato ad Assisi nel 1181 o 1182, in una famiglia di mercanti, conducendo una gioventù nel segno della mondanità. Nel 1203 visse però un’esperienza di malattia e prigionia che lo cambiò per sempre. La chiamata a «riparare la casa» di Cristo avvenne nella chiesa di San Damiano nel 1205. Era l’inizio di un percorso le cui radici erano il Vangelo e la povertà, che sono ancora oggi i capisaldi della grande famiglia dei religiosi francescani. Francesco morì tra il 3 e il 4 ottobre 1226 presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Potenza del suo carisma: venne canonizzato da Gregorio IX il 16 luglio 1228. Potenza del suo messaggio per il nostro Paese: il 18 giugno 1939, con santa Caterina da Siena, è stato proclamato patrono d’Italia da Pio XII.