Papa Francesco con padre Antonio Spadaro in una foto di archivio - Vatican Media/Romano Siciliani
Descrive la scelta di papa Francesco di volersi affacciare stamani dal decimo piano del Policlinico Gemelli come un «atto in cui il Papa ci mostra, nonostante il peso degli anni e il ricovero, la sua normalità. E ora vuole essere presente come può, ossia esponendosi anche con la sua fragilità». È la prima impressione che affiora dal ragionamento del gesuita siciliano Antonio Spadaro, già direttore de La Civiltà Cattolica per dodici anni (2011-2023) e oggi sottosegretario del Dicastero vaticano per la cultura e l’educazione, sulla decisione del suo “confratello” Jorge Mario Bergoglio di ritornare visibile dal vivo «al popolo di Dio dopo tanto tempo».
Il religioso ha seguito ed è stato al fianco di Francesco per tutti i suoi 47 viaggi apostolici. E gioisce alla notizia che oggi il Vescovo di Roma sarà dimesso dal Gemelli e tornerà a Casa Santa Marta come un «paziente normale». «La stessa “normalità” che abbiamo sperimentato in fondo nel giorno della sua elezione a Pontefice, il 13 marzo 2013 – spiega il gesuita – quando si affacciò dalla loggia delle benedizioni della Basilica di San Pietro. Ora come allora si vuole presentare come una persona normale, anche in precarie condizioni di salute».
Un Papa insomma che si mostra così com’è, un malato qualunque...
«Non deve sorprendere il suo stile di non nascondersi mai. Mi ha sempre impressionato che nella sua prima intervista che mi concesse nel 2013 per La Civiltà Cattolica tenne a ribadirmi un’intuizione che è, a mio giudizio, il dna della sua cifra pastorale: “Bisogna sempre essere persone normali”. E questo suo approccio di “normalità” lo ha confermato in questi giorni quando ha inviato l’audio con la sua voce flebile e non adulterata per il Rosario il 6 marzo scorso in piazza San Pietro. E ancora quando ha voluto telefonare al parroco di Gaza in Terra Santa per manifestare la sua vicinanza a questo angolo del Medioriente. O quando si è mostrato in preghiera con una semplice foto dalla cappella del Gemelli. In fondo dalla sua stanza del Policlinico romano ci ha voluto manifestare il suo essere pastore di sempre, anche nella nuova condizione di vita che si trova ad affrontare a causa della malattia. I suoi 38 giorni al Gemelli sono stati in fondo una cattedra di Pietro, in un momento particolare della sua esistenza».
Francesco ha chiesto limpidezza attorno al suo quadro clinico. Quali insegnamenti ci sta dando?
«Quello che ci sta dicendo è che la malattia va vissuta come tale e bisogna trattarla come tale. Ora come un “comune” paziente sta facendo quello che riesce a fare; però sempre con il suo sguardo vigile verso tutti. La sua scelta di essere così trasparente come degente rappresenta anche la sua voglia di non coprire il suo reale stato di salute proprio perché si sente il pastore di tutti. E come nel 2013, a inizio del suo inizio di pontificato, sta chiedendo a tutti la stessa cosa di allora: “Pregate per me”».
Oggi il Papa sarà dimesso dal Gemelli. I medici hanno però avvertito che dovrà trascorrere un periodo di convalescenza di due mesi. Come la Chiesa vivrà questo momento?
«Penso che a sostenere il Papa che ritorna a casa saranno soprattutto la forza della preghiera e i messaggi che continuano ad arrivare da ogni angolo del pianeta. Mi vengono in mente i tanti non credenti che hanno voluto mostrare la loro vicinanza al Vescovo di Roma. E ora nel periodo di riabilitazione che dovrà affrontare a Santa Marta troverà, come è successo durante il ricovero al Gemelli, l’affetto della gente semplice come dei lontani. Lui, in questo mese e mezzo, ha unito tutta la Chiesa con la preghiera. Tutti si sono uniti, come lui direbbe, con le “buone onde” ».
Continuano le illazioni o le fake news sul Papa. A suo giudizio, come frenare le derive mediatiche?
«Non c’è modo di arginare questa dinamica. L’unico modo per “disciplinare” l’impatto delle fake news è quello di affidarsi alle vere notizie sulla salute del Papa scegliendo fonti certificate, attendibili e credibili. Proprio come è stato il caso della conferenza stampa di ieri pomeriggio al Gemelli in cui i medici hanno raccontato la verità su come sta realmente il Papa».
Padre Spadaro, come saranno questi due mesi di convalescenza a Santa Marta per Francesco?
«Difficile dirlo. Certamente Francesco, come hanno indicato e suggerito i medici, si dovrà risparmiare e sarà tenuto a contenere gli impegni pubblici. Tuttavia c’è un gregge che attende e vuole il ritorno del suo pastore, con tutte le cautele possibili, pienamente in forze. In momenti difficili come questi per l’umanità, anche sul piano geopolitico e internazionale, papa Bergoglio è l’unica voce ascoltata e rispettata da tutti. Francesco oggi, in un mondo dilaniato da guerre e particolarismi, è una straordinaria figura morale e globale riconosciuta ovunque. Perciò tutti noi tifiamo per il suo ritorno in forze e in piena salute, con le dovute prudenze mediche del caso, perché sia ancora lui a guidarci come successore di Pietro».