La delegazione della pastorale familiare Cei a Dublino. Da sinistra don Paolo Gentili, il vescovo Pietro Maria Fragnelli, l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin, Ombretta Pacchiarini e don Enzo Bottacini
«Vogliamo celebrare la gioia di essere famiglia. Vogliamo celebrare la gioia dell’amore in famiglia. Vogliamo che, proprio a partire dalla famiglia, possa esserci una nuova stagione di crescita nella Chiesa». È quanto detto dal cardinale Kevin Farell, prefetto del Dicastero laici famiglia e vita, aprendo a Dublino nei giorni scorsi il convegno preparatorio dei delegati di pastorale familiare in vista dell’VIII Incontro mondiale delle famiglie.
A poco più di un anno dall’appuntamento – che si svolgerà appunto nella capitale irlandese dal 21 al 26 agosto 2018 – l’incontro ha offerto la possibilità sia di mettere meglio a fuoco i temi della grande kermesse, per la prima volta in un Paese del Nord Europa, sia di fare il punto della complessa macchina organizzativa. Quello che si è svolto nei giorni scorsi è risultato, a questo proposito, un preludio fugace ma comunque di grande significato, anche se naturalmente meno impegnativo nei numeri. Presenti 110 delegati in rappresentanza di cinquanta Paesi, soprattutto da Europa e America. Obiettivo comune quello di scambiare indicazioni e diffondere esperienze sulle modalità più opportune per dare concretezza all’Esortazione postsinodale Amoris laetitia. Il titolo scelto dal Papa, e già indicato nella lettera inviata il 25 marzo scorso al cardinale Farrell, mette a fuoco però un passaggio finora poco indagato del documento di Francesco. Quel richiamo all’urgenza di tornare a vedere la coppia e la famiglia come riferimento fondamentale per indicare alla Chiesa e al mondo «strade di felicità» (Al 38). Da qui il titolo dell’appuntamento mondiale: “Il Vangelo della famiglia gioia per il mondo”.
Quasi a indicare la volontà, dopo anni trascorsi a tessere l’elogio funebre della famiglia, con dati sempre più sconfortanti sul crollo dei matrimoni, sul declino delle nascite, sul progressivo divario tra morale coniugale e prassi quotidiana. Tutte queste emergenze, beninteso, rimangono tali, con tutte le loro pesanti conseguenze pastorali, sociali e culturali. Ma il Papa chiede di cambiare angolo di osservazione, mettendo in primo piano il positivo che nonostante tutto la realtà familiare continua ad innescare nel cuore della società, come del resto da lui stesso ribadito nell’incipit diAmoris laetitia( «La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa») che stabilisce una strettissima connessione tra il tasso di felicità media registrabile nelle nostre case e lo stato di salute della Chiesa. Sottolineatura ripresa dal cardinale Farrell domenica a Dublino che ha messo in stretta connessione famiglia-gioiaeducazione.
«È importante formare le famiglie ed educare fin da bambini all’amore che – ha osservato il porporato – è il fondamento del matrimonio e della famiglia. Con gesti quotidiani e semplici possiamo creare un’atmosfera di fiducia, di rispetto, di donazione che ci spinga ad amare l’altro». Prima di Farrell era intervenuto l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, che ha inserito l’appuntamento del prossimo anno in quel lungo processo di rilancio della famiglia da parte della Chiesa che, negli ultimi quattro anni, ha visto lo svolgimento di due Sinodi mondiali, di due consultazioni del popolo di Dio confluiti «in quel meraviglio documento sulla gioia dell’amore». Un rovesciamento di prospettive, una sfida, ma anche – ha fatto notare l’arcivescovo irlandese – un grande atto di fiducia nella capacità dell’istituto familiare di rigenerarsi.
«Oggi, nella maggior parte dei dibattiti pubblici – ha affermato Martin – parliamo della famiglia in termini di crisi. Papa Francesco guarda alla famiglia con un tono di fiducia. Non idealizza la famiglia. È molto realistico. Allo stesso modo, all’Incontro mondiale del prossimo anno parleremo sia delle sfide che delle gioie della vita familiare, senza idealizzazioni e senza inutile pessimismo». Tra gli altri interventi, di grande interesse l’esperienza raccontata dai delegati inglesi sulla preparazione al matrimonio. Ampio spazio poi al dialogo, allo scambio di testimonianze e ai gruppi di lavoro. Quello di lingua italiana ha visti la presenza anche del presidente della Commissione episcopale Cei per la famiglia e la vita, il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli, e del direttore dell’Ufficio Cei di pastorale familiare, don Paolo Gentili (la delegazione italiana era composta anche dal vicedirettore don Enzo Bottacini e dalla coordinatrice Ombretta Pacchiarini).
«Abbiamo avuto la possibilità di ricordare come anche in Italia la diffusione di Amoris laetitia – spiega don Gentili – stia determinando una svolta positiva nelle nostre comunità, ma anche di mettere in luce i punti fondamentali dei nostri “Orientamenti” di preparazione al matrimonio (sottolineati anche dal Papa nell’Esortazione postsinodale) e di spiegare l’integrazione in atto nei nostri uffici pastorali visto che la dimensione della famiglia si intreccia profondamente, tra l’altro, ai temi del lavoro, a quelli catechistici e vocazionale, ai giovani, alla vita e a tanto altro ancora».