venerdì 7 febbraio 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Un “grande pastore” che in tutte le tappe della sua missione, “da sacerdote, da vescovo e da Papa”, ci ha dato un “esempio luminoso di totale abbandono a Dio e alla sua Madre, e di completa dedizione alla Chiesa e all’uomo”. È il beato Giovanni Paolo II nel discorso che Papa Francesco ha consegnato ai vescovi polacchi, che attendono la canonizzazione del connazionale Karol Wojtyla il prossimo 27 aprile. Egli, ha ricordato il Pontefice, “ci ricorda quanto è importante la comunione spirituale e pastorale tra i vescovi”: l’unità dei pastori, nella fede, nella carità, nell’insegnamento e nella comune premura per il bene dei fedeli, “costituisce - ha proseguito - un punto di riferimento per l’intera comunità ecclesiale e per chiunque cerca un orientamento sicuro nel quotidiano cammino sulle vie del Signore”:“Niente e nessuno possa introdurre divisioni tra voi, cari Fratelli! Siete chiamati a costruire la comunione e la pace radicate nell’amore fraterno, e a darne a tutti un incoraggiante esempio. E certamente un tale atteggiamento sarà fecondo e offrirà al vostro popolo fedele la forza della speranza”.Il Santo Padre ha constatato che la “Chiesa in Polonia ha grandi potenzialità di fede, di preghiera, di carità e di pratica cristiana”, ma “si riscontra anche una certa flessione in diversi aspetti della vita cristiana”; ha quindi sollecitato un certo “discernimento” e “una ricerca dei motivi e dei modi di affrontare le nuove sfide, come per esempio l’idea di una libertà senza limiti, la tolleranza ostile o diffidente verso la verità, o – ha ricordato - il malumore verso la giusta opposizione della Chiesa al relativismo imperante”.Il Pontefice si è soffermato quindi su tre aspetti fondamentali della società e della Chiesa in Polonia: la famiglia, i giovani e le vocazioni. La famiglia, citando l’Evangelii gaudium, è il “luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli”:“Oggi invece il matrimonio è spesso considerato una forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. Purtroppo questa visione influisce anche sulla mentalità dei cristiani, causando una facilità nel ricorrere al divorzio o alla separazione di fatto”.I pastori, quindi, “sono chiamati - ha sottolineato - a interrogarsi su come assistere coloro che vivono in questa situazione, affinché non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio, dall’amore fraterno di altri cristiani e dalla sollecitudine della Chiesa per la loro salvezza; su come aiutarli a non abbandonare la fede e a far crescere i loro figli nella pienezza dell’esperienza cristiana”:“Bisogna chiedersi come migliorare la preparazione dei giovani al matrimonio, in modo che possano scoprire sempre di più la bellezza di questa unione che, ben fondata sull’amore e sulla responsabilità, è in grado di superare le prove, le difficoltà, gli egoismi con il perdono reciproco, riparando ciò che rischia di rovinarsi e non cadendo nella trappola della mentalità dello scarto. Bisogna chiedersi come aiutare le famiglie a vivere e apprezzare sia i momenti di gioia sia quelli di dolore e di debolezza”. In tale compito, le comunità ecclesiali vanno intese come “luoghi di ascolto, di dialogo, di conforto e di sostegno per gli sposi” e i pastori come “autentici padri e guide spirituali”, che proteggono le coppie “dalle minacce delle ideologie negative e le aiutano a diventare forti in Dio e nel suo amore”. In vista del prossimo Incontro mondiale della gioventù, a Cracovia nel 2016, il pensiero del Papa è andato ai giovani, “che - ha specificato - con gli anziani sono la speranza della Chiesa”.“Oggi, un mondo ricco di strumenti informatici offre loro nuove possibilità di comunicazione, ma al tempo stesso riduce i rapporti interpersonali di contatto diretto, di scambio di valori e di esperienze condivise. Tuttavia, nei cuori dei giovani c’è un’ansia di qualcosa di più profondo, che valorizzi in pienezza la loro personalità”. Bisogna dunque “venire incontro a questo desiderio”, ha aggiunto il Santo Padre, attraverso le “ampie possibilità” offerte dalla catechesi, portando le nuove generazioni a “scoprire pienamente il valore dei Sacramenti come mezzi privilegiati di incontro con Cristo”. I giovani - ha proseguito - “siano incoraggiati a far parte dei movimenti e delle associazioni” ecclesiali, come pure dei gruppi parrocchiali o scolastici della Caritas o di “altre forme di volontariato e di missionarietà”. A proposito delle “vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”, il Papa ha ringraziato il Signore che “negli ultimi decenni ha chiamato in terra polacca tanti operai per la sua messe: tanti bravi e santi sacerdoti polacchi - ha rilevato - svolgono con dedizione il loro ministero sia nelle proprie Chiese locali, sia all’estero e nelle missioni”. L’invito alla Chiesa locale è stato quello ad assicurare una “buona preparazione dei candidati nei seminari”, illuminata da uno “spirito missionario” che porti a “uscire”, a “cercare - anche nelle periferie - e avvicinare coloro che attendono la Buona Novella di Cristo”. Per quanto riguarda le vocazioni alla vita consacrata, soprattutto quelle femminili, preoccupa - ha osservato il Santo Padre - “il calo delle adesioni alle congregazioni religiose”: “Auspico che gli Istituti religiosi femminili possano continuare ad essere, in modo adeguato ai nostri tempi, luoghi privilegiati dell’affermazione e della crescita umana e spirituale delle donne. Le religiose siano pronte ad affrontare i compiti e le missioni anche difficili ed esigenti, che valorizzino le loro capacità intellettuali, affettive e spirituali, i loro talenti e carismi personali. Preghiamo per le vocazioni femminili e accompagniamo con stima le nostre sorelle, che spesso nel silenzio e inosservate spendono la loro vita per il Signore e per la Chiesa, nella preghiera, nella pastorale e nella carità”.Il Papa ha inoltre esortato alla sollecitudine per i poveri, perché anche in Polonia, “nonostante l’attuale sviluppo economico del Paese, ci sono tanti bisognosi, disoccupati, senzatetto, malati, abbandonati, come pure tante famiglie - soprattutto quelle numerose - senza sufficienti mezzi per vivere e per educare i figli”: la Chiesa, ha aggiunto, mostra “grande generosità non solo in patria ma anche in altri Paesi del mondo”. L’ha infine incoraggiata ulteriormente ad avere la “fantasia della carità”:“Non dimenticate quanti per vari motivi lasciano il Paese e cercano di costruire una nuova vita all’estero. Il loro crescente numero e le loro esigenze richiedono forse più attenzione da parte della Conferenza Episcopale. Accompagnateli con cura pastorale adeguata, perché possano conservare la fede e le tradizioni religiose del popolo polacco”.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: