mercoledì 21 agosto 2024
Il vescovo di Locri-Gerace Oliva emana un decreto, basato sulle norme liturgiche, per evitare abusi. Le celebrazioni solo alla presenza della salma. Le ceneri, poi, non vanno tenute in casa
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. - Ansa

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Si va sempre più diffondendo la pratica della cremazione e spesso i parroci si trovano a gestire situazioni complesse circa lo svolgimento dei funerali. Il vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva, con un proprio decreto fa chiarezza e ribadisce quanto già prevede il “Rito delle esequie”.

Innanzitutto viene rimarcato che per la Chiesa cattolica la forma più idonea a significare la fede nella Risurrezione della carne è, e rimane, la sepoltura del corpo del defunto; tuttavia in «assenza di motivazioni contrarie alla fede» e soltanto dopo la celebrazione delle esequie, non prima, viene permessa la scelta della cremazione accompagnandola «con apposite indicazioni liturgiche e pastorali, avendo particolare cura di evitare ogni forma di scandalo o di sincretismo religioso».

Per non lasciare niente all’interpretazione, il vescovo Oliva ha comunicato le sue decisioni dopo aver ascoltato il Consiglio presbiterale diocesano e tenendo conto delle indicazioni della Congregazione per la dottrina della fede, contenute nell’Istruzione “Ad resurgendum cum Christo”, circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione. Quindi ha stabilito: «I fedeli che, in diocesi, vogliono ricorrere alla cremazione del corpo del loro caro defunto debbono farlo, nel rispetto della volontà dell’estinto o almeno presumendo la sua non opposizione, solo dopo aver celebrato il rito delle esequie». Si è registrato qualche caso di persone arrivata in chiesa con l’urna cineraria pretendendo la celebrazione; come anche, successivamente, il tentativo di portare in chiesa per le Messe di suffragio l’urna conservata nella propria casa.

Il Decreto lo spiega chiaramente: «In nessun caso è consentito ai fedeli conservare le urne con le ceneri dei loro cari nelle private abitazioni o in altri luoghi che non siano il cimitero ed è quindi assolutamente vietato portare in chiesa l’urna con le ceneri in occasione delle Messe in suffragio del defunto anche laddove si tratti del trigesimo (cioè a 30 giorni dalla morte) o del primo anniversario».

Il Rito delle esequie fornisce ampie e specifiche indicazioni a tante nuove situazioni pastorali e in modo particolare per quanto riguarda la cremazione. Il Decreto vescovile di Locri-Gerace le condensa in pochi passaggi: mai deve essere messa in dubbio la fede nella risurrezione; celebrazione dei funerali prima dell’eventuale cremazione; urne cinerarie conservate in cimitero e in nessun caso portate in chiesa, né per i trigesimi né per gli anniversari del decesso. Solo in casi eccezionali, è possibile ricorrere alla celebrazione delle esequie in presenza dell’urna cineraria, ad esempio per quei defunti deceduti fuori diocesi e il cui corpo sia stato cremato per gravi motivi senza che prima abbiano avuto luogo i funerali cristiani. Tuttavia, qualsiasi caso diverso da quelli contemplati nel Decreto, vista la complessità della materia, sarà il vescovo assieme al sacerdote interessato a valutarlo e ad assumere la corretta decisione.

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