lunedì 19 agosto 2024
La moglie di Vittorio Emanuele III è serva di Dio dal 2001. Ora un comitato si propone di rilanciare la causa di beatificazione. La sua vita di fede, accanto agli ultimi e ai malati
Una immagine di una giovane regina Elena di Savoia

Una immagine di una giovane regina Elena di Savoia - .

COMMENTA E CONDIVIDI

La storia la consegna a noi come la moglie del terzo re d’Italia, dopo l’unificazione, Vittorio Emanuele III. Una moglie devota e che ha seguito la vicenda umana e storica del marito, che ha regnato dal 1900 al 1946. La regina Elena di Savoia, però, nella sua vita ha vissuto pienamente la sua fede - nasce ortodossa nella famiglia reale del Montenegro e diventa cattolica con il matrimonio dell’allora principe ereditario d’Italia -, a tal punto che nel 2001 l’allora arcivescovo di Montpellier Jean-Pierre Ricard (oggi cardinale) aprì a livello diocesano la causa di beatificazione della sovrana italiana, che nella località francese concluse la sua vita terrena nel 1952 in esilio dopo la morte del marito avvenuta ad Alessandria d’Egitto il 28 dicembre 1947.

Il riconoscimento di Pio XII

Dunque, da 23 anni la regina Elena è serva di Dio, appellativo con cui vengono definiti gli uomini e le donne per le quali a livello diocesano si è aperta una causa di beatificazione. Ma un questi due decenni l’iter processuale non pare aver compiuto molti passi avanti. Eppure Pio XIInel 1937 insignì la sovrana italiana della “Rosa d’oro della cristianità” per la sua attività sociale e di assistenza ai bisognosi e ai malati.E proprio su questo fronte - quello della medicina - ricevette la laurea honoris causa per la sua attività a sostegno dei malati, in particolare quelli oncologici, creando anche un ospedale che ancora oggi porta il suo nome. «La regina fu anche una grande sostenitrice della ricerca medica e dell’approccio umano degli operatori sanitari verso i pazienti - ricorda il comitato sorto per promuovere e sostenere la causa di beatificazione - e diede vita alla prima scuola specialistica per infermiere, oltre ad adoperarsi per la cura dell’encefalite letargica mettendo al servizio anche la propria esperienza sulle proprietà terapeutiche della veratropa (belladonna)». Lo stesso comitato ricorda anche il suo impegno di sostegno ai feriti e di vicinanza alle vittime durante i due conflitti mondiali che coinvolsero l’Italia nel secolo scorso. «Nel 1939, ispirandosi al precedente dinastico della Pace delle Dame (1529), che vide protagoniste Maria Luisa di Savoia e Margherita d’Asburgo, compose un appello da rivolgere alle regine dei Paesi neutrali, per scongiurarne l’ingresso nel secondo conflitto mondiale, con parole che risuonano di grande attualità nello scenario internazionale odierno - ricorda Luciano Regolo, presidente del comitato , giornalista e condirettore di “Famiglia cristiana” e di “Maria con te” -. Mussolini ne inibì poi l’attuazione, come documentano le carte dell’archivio di Dino Olivieri, suo segretario personale».

Una vita riservata e attenta agli altri

Dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele III (il 9 maggio 1946) e la morte del marito nel 1947, la ormai ex regina Elena, scoprì di essere malata di cancro e decise di abitare a Montpellier. Anche in questi ultimi anni di vita condusse un’esistenza riservata e attenta agli altri, come ricorda ancora il presidente del comitato. «L’esempio di Jelena (il suo nome montenegrino Jelena Petrovic Njegos) è fulgido soprattutto nell’intimità, in ciò che meno si conosce di lei, come quando poco prima della sua morte volle visitare la grotta di Lourdes, e chiese al suo seguito di non pregare la Madonna per la sua guarigione ma per tutte le anime sofferenti e in modo particolare per le madri che avevano perso dei figli durante la guerra, dolore atroce che lei aveva vissuto in prima persona perdendo Mafalda, la secondogenita, esattamente 80 anni fa, nel campo di concentramento di Buchenwald. O come quando dissuase la domestica a rivelare la sua identità mentre attendeva di essere visitata in un ospedale francese poiché non voleva “sorpassare” chi aspettava prima di lei»..
Proprio per tutto questo, il comitato si è posto l’obiettivo di rilanciare la causa di beatificazione sia aprendo una causa diocesana anche a Roma (dove visse per quasi 50 anni) sia cercando di raccogliere le testimonianze, gli scritti e i documenti che riguardano l’azione della regina Elena di Savoia, che tra l’altro nel 1937 si adoperò molto perché venissero riconosciute le virtù eroiche di Maria Cristina di Savoia, regina delle due Sicilie (proclamata, poi, beata nel 2014). E proprio la regina Elena e la beata regina Maria Cristina saranno ricordate il prossimo 27 settembre a Genova con una celebrazione promossa dallo stesso comitato e dall’Associazione internazionale regina Elena.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: