Sedici schede per «conoscersi meglio». Ma anche per combattere e cancellare «pregiudizi e stereotipi anche nelle parole e nelle immagini». Sono le sedici schede messe a punto dal gruppo di lavoro congiunto della Conferenza episcopale italiana (Cei) e dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei). Testi destinati ai libri di religione utilizzati nelle scuole italiane durante l’insegnamento della religione cattolica e che intendono sgomberare il campo dagli ostacoli per una conoscenza reciproca basata su dati reali. L’occasione per presentarle è la “due giorni” apertasi ieri pomeriggio a Ferrara, significativamente presso il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah (Meis) e che oggi vivranno un momento di laboratori nei quali saranno coinvolti i docenti di religione, primi destinatari di questo complesso lavoro che ha visto una gestazione durata alcuni anni e condotta congiuntamente da cattolici ed ebrei.
«Abbiamo cercato di offrire un prodotto affinché i testi scolastici non siano più fonte di errori o pregiudizi» ha commentato rav Ariel Di Porto, che con Ernesto Diaco direttore dell’Ufficio Cei per la scuola e responsabile del Servizio nazionale dell’Irc, ha presentato le schede. «Riconosco che la Cei ha mostrato grande sensibilità nel coinvolgere il mondo ebraico nell’estensione delle schede» ha aggiunto Di Porto.
«Penso che sia una operazione importantissima per educare le giovani generazioni - ha aggiunto da parte sua Ernesto Diaco - anche perché questi libri di testo in molte famiglie rappresentano uno dei pochi testi che parlano di religione e dunque è importante che i contenuti aiutino il dialogo e una conoscenza reciproca corretta».
Proprio il tema della conoscenza che elimina stereotipi e pregiudizi è stato sottolineato anche dai numerosi interventi di saluto all’incontro. «Un esempio di come si attua il principio di responsabilità» - ha detto Noemi Di Segni presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane -. Un piccolo passo, ma allo stesso tempo grande verso l’obiettivo di una reciproca conoscenza». Sulla stessa linea anche il segretario generale della Cei, l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi (in collegamento video). «Queste schede aiutano i nostri giovani ad aprirsi alla realtà e al dialogo con gli altri - ha detto il segretario generale della Cei -. Del resto lavorare sui ragazzi e sulla loro educazione significa anche investire sulla possibilità di costruire la pace. E in questi tempi c’è ne proprio tanto bisogno». Una educazione necessaria anche a contrastare quei rigurgiti di antisemitismo che in questi ultimi tempi sembrano essere aumentati. Un caso anche a Ferrara, la città che sta ospitando questa “due giorni”, come ha ricordato il presidente della comunità ebraica di Ferrara, Fortunato Arbib nel suo saluto. «Senza una vera conoscenza - ha sottolineato l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio Gian Carlo Perego - si alimenta soltanto l’odio perché non si percepisce l’altro come proprio fratello. Ecco l’importanza del dialogo e la lotta a stereotipi e pregiudizi». Soddisfazione per questo lavoro è stato espresso anche dal rabbino capo di Roma rav Riccado Di Segni e dal presidente dell’Assemblea rabbinica italiana rav Alfonso Arbib, entrambi in collegamento video all’evento, al quale il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha voluto inviare un messaggio portato dalla responsabile della comunicazione del ministero Alessandra Migliozzi.
Da ieri sui siti della Cei e dell’Ucei sono a disposizione di tutti queste sedici schede, anche se l’evento di presentazione si è concluso con un gesto significativo: il vescovo di Forlì-Bertinoro Livio Corazza (delegato dei vescovi dell’Emilia Romagna per il dialogo interreligioso) e la presidente dell’Ucei Noemi Di Segni hanno consegnato le sedici schede ai rappresentanti di alcune case editrici di libri scolastici.
Chi sono e in cosa credono gli ebrei
di Riccardo Maccioni
Per conoscere meglio l’altro è bene che sia lui a raccontarsi. Vale nella normale vita di relazione, a maggior ragione è regola nel dialogo tra le fedi, anche se si fondano su una radice comune. Per questo è particolarmente significativo il lavoro portato avanti insieme dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) e dall’Ucei (Unione delle comunità ebraiche italiane). Le sedici schede presentate ieri sono un modo per approfondire la conoscenza dell’ebraismo lontano dai pregiudizi che tanto male hanno provocato in passato e contribuire a sradicare sul nascere quei germogli di antisemitismo che periodicamente riemergono, pure nel nostro Paese.
Si tratta di una concreta testimonianza – spiega la nota introduttiva alle schede – di «come il processo avviato dal Concilio Vaticano II, in particolare con la dichiarazione “Nostra Aetate”, sia attivo, efficace e necessario. È per noi un punto di non ritorno – recita ancora l’invito alla lettura – che ha dato avvio a un processo irreversibile: dall’insegnamento del disprezzo all’insegnamento del rispetto fino al dialogo, al riconoscimento reciproco, all’amicizia, alla collaborazione. Un cammino lungo irto di difficoltà ma anche già ricco di frutti»,
E il fatto che questa pubblicazione sia destinata ai ragazzi e ai loro insegnanti va proprio nella direzione del laboratorio, del cantiere in cui lavorare perché diventi casa di un’autentica cultura del rispetto. In più, particolare non da poco, queste pagine di approfondimento e studio sono scritte in maniera chiara, semplice e rispondono a “curiosità di base” sull’ebraismo e chi lo professa. Comprese le domande che altrimenti non si avrebbe il coraggio di porgere.
Complessivamente le sedici schede sono divise in tre grandi aree: “i concetti fondamentali”; “la vita della comunità ebraica” e “la storia dell’ebraismo”. Tutto il necessario insomma per vincere i pregiudizi e scoprire quanto patrimonio comune unisca cristiani e ebrei. Quanto ai contenuti si parte dalla composizione della Bibbia ebraica o Tanakh e dalle diversità con quelle cristiana per poi soffermarsi sull’unità tra Torah scritta e orale, sul nome di Dio nell’ebraismo, su Israele popolo eletto, sulla relazione tra giustizia e misericordia fino al capitolo sui precetti che l’ebreo è tenuto a rispettare: 613 di cui 365 (come i giorni dell’anno) divieti e 248, il numero delle parti che compongono il corpo umano, doveri.
La seconda parte della pubblicazione riguarda invece, se così si può dire, i ritmi della comunità ebraica, il suo calendario, le feste e i riti che lo cadenzano, la centralità dello Shabbat, il sabato, e il valore del digiuno, i compiti dei rabbini, le tappe (dalla circoncisione al matrimonio alla sepoltura), che segnano l’esistenza di un fedele “normale”, la presenza femminile, il popolo d’Israele e la sua terra. L’ultimo grande capitolo o area 3, infine, tratta più direttamente i rapporti tra cristianesimo ed ebraismo. A partire, e non potrebbe essere altrimenti, dalla figura di Gesù e, subito dopo, da un focus su Paolo. Quindi la storia degli ebrei italiani e il dialogo ebraico-cristiano con la svolta impressa dal Concilio Vaticano II. Il tutto presentato in estrema sintesi con il supporto di un’agile bibliografia pensata per chi voglia approfondire i contenuti della singola scheda. L’ultima, molto interessante, è dedicata al significato corretto di alcuni termini da ebreo ad antigiudaismo, antisemitismo, antisionismo, fino alle correnti dell’ebraismo. Un modo per capire quante cose non si sanno e colmare la lacuna. Sui banchi scolastici. Ma anche dopo.