Ultima tappa della giornata di Sergio Mattarella la visita nella parrocchia dove riposano le spoglie dei beati Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo, due sacerdoti martiri - uccisi durante la strage del 19 settembre del 1943 - che difesero la propria gente fino al sacrificio della vita - Vatican media
Due sacerdoti Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo furono uccisi il 19 settembre 1943 in una delle prime stragi perpetrate dai nazifascisti dopo l’armistizio con gli Alleati, a Boves, in provincia di Cuneo, dove oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella conclude la sua visita, in occasione della Festa della Liberazione.
Furono martiri come don Peppe Diana nella sua lotta alla mafia, ha ricordato Vatican News: "Pastori in mezzo al popolo", "sacerdoti così furono senza dubbio don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, uccisi il 19 settembre 1943 a Boves, in provincia di Cuneo, in una delle prime stragi perpetrate dai nazifascisti dopo l'armistizio con gli Alleati.
Un evento quello di oggi a Boves che ricorda, non solo idealmente, l’omaggio di Mattarella alla tomba di don Peppe Diana a Casal di Principe, il 21 marzo scorso, nella Giornata della memoria per le vittime della mafia. Sacerdoti ministri della Chiesa, certo, ma che furono anche servitori della loro comunità cittadina con spirito di abnegazione fino al sacrificio della propria vita. "I due sacerdoti, proclamati beati il 16 ottobre dell'anno scorso, rimasero con il loro popolo nell'ora più buia e non si risparmiarono pur di salvare il maggior numero di vite umane possibili".
"In ore terribili, gravide di morte e sofferenza, i due preti - don Ghibaudo aveva appena 23 anni ed era stato ordinato da soli tre mesi - furono un faro di luce e un approdo sicuro per tanti", viene messo risalto su Vatican News. "Le testimonianze raccolte per la causa di Beatificazione restituiscono tutto l'amore di questi due pastori per le proprie pecore. Si fecero mediatori tra il comando tedesco e i partigiani, aiutarono le persone più deboli a fuggire, pregarono e benedissero quanti si affidavano a loro. E lo fecero senza alimentare spirito di odio verso gli aggressori nazisti. Quegli stessi aggressori che, in quel tragico 19 settembre di 80 anni fa, li uccisero entrambi assieme ad altri 22 civili inermi".