lunedì 15 luglio 2024
Si apre a Foggia la fase diocesana della causa di beatificazione del sacerdote (1773-1837), fondatore del Conservatorio per donne in difficoltà e apostolo dei carcerati. Morì di colera a 64 anni
L'annuncio del via alla causa

L'annuncio del via alla causa - Dalla pagina Facebook dedicata a don Silvestri

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Chi l’ha raccontato lo definisce “sacerdote dei poveri”, perché spese la vita al servizio degli ultimi. Sabato prossimo, alle 17 presso la Chiesa di Santa Maria di Loreto (detta di Sant’Eligio), con l’insediamento del Tribunale diocesano si apre la causa di beatificazione di don Antonio Silvestri di cui ricorre l’anniversario della morte, avvenuta proprio il 20 luglio, nel 1837. Come ricorda il sito dell’arcidiocesi di Foggia-Bovino, Silvestri nacque a Foggia il 17 gennaio del 1773. Ordinato sacerdote nel 1797, fu rettore della chiesa di Sant’Agostino in via Arpi. Da subito si prodigò per gli emarginati e i bisognosi della città nonché per i carcerati divenendo un fedele confidente e provvedendo a tante loro necessità. Tra le sue opere più conosciute, nel settembre 1823 costituì il Conservatorio del Buon Consiglio per le donne e per le ragazze povere e in difficoltà (con alle spalle anche vicende difficili) presso i locali della chiesa di Santa Maria di Loreto. Accanto alla preghiera, le ospiti della struttura si specializzavano in un’attività: tessitura, ricamo, musica e canto. Ben presto il Conservatorio fu aperto alle ragazze di ogni ceto. L’attività apostolica di don Antonio tra i poveri non si fermò neanche quando, tra il 1836 e il 1837, Foggia fu colpita da un’epidemia di colera. Il sacerdote ne fu infettato a seguito della visita a una malata per amministrarle i sacramenti. Don Silvestri morì, come detto, il 20 luglio 1837.
Tra le caratteristiche che resero don Antonio popolarissimo tra la gente semplice, ci fu l’estrema sobrietà di vita. Vestiva in modo dimesso invitando alla Messa quanti incontrava per strada, spendendosi anche, ne abbiamo accennato poc’anzi, per i carcerati cui portava cibo e bevande. Grande predicatore, quando presiedeva la Messa la chiesa era sempre gremita, sia presso i Padri Cappuccini cui inizialmente fu assegnato che in Sant’Agostino. Don Silvestri morì in fama di santità. Cosi, come scrive il biografo Alberto Mangano, “Il Giornale Patrio” ne descrisse la scomparsa: «Il degno sacerdote don Antonio Silvestri, rettore e fondatore dell’Orfanotrofio di S.Maria del Buonconsiglio, à cessato di vivere questa notte, attaccato da pochi giorni dalla malattia dominante. Questo esemplare ecclesiastico, che à dato bastante pruova di sue virtù nel ramo di suo ufficio, è pianto generalmente da tutta la popolazione di Foggia, e dall’intera comunità del suo stabilimento fondato e mantenuto co’ suoi sforzi miracolosi, la di cui perdita porterà la rovina e lo scioglimento di questo sacro istituto. Egli è morto nella sacristia della stessa chiesa, poiché ivi abitava, e questa mattina le sue spoglie mortali sono state trasportate al camposanto, fra le tenere lagrime di tutte le monache che salite sul belvedere, e non potendo reggere a tanto dolore han prorotte nel più profondo pianto, che unito alle grida unanime di numerose giovani si è assordito l’intero vicinato, con pianto e tenerezza di quanti infelicemente l’ascoltavano. O momento funesto e doloroso per ogni anima sensibile e religiosa!».
Da subito, dopo la morte, si pensò alla causa di beatificazione. Un progetto che assunse forma concreta nel 1890 quando una petizione poolare si rivolse in tal senso all’allora vescovo monsignor Domenico Marinangeli. Il via ufficiale sarebbe poi arrivato otto anni più tardi con monsignor Carlo Mola pastore diocesano. Il ruolo di postulatore fu affidato al canonico Filippo Bellizzi che presto si ammalò e morì. Il processo allora si bloccò. Per rinnovarsi oggi, sempre nel segno di un gigante della carità, una figura che merita davvero di essere conosciuta.

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