martedì 1 novembre 2022
Don Ravaglia ha deciso di presentarsi così alla sua comunità. Nulla rispetto ai 100 km della corsa del Passatore, di cui è veterano
L'ingresso di don Luca Ravaglia: 20 chilometri a piedi verso la nuova parrocchia

L'ingresso di don Luca Ravaglia: 20 chilometri a piedi verso la nuova parrocchia - Quinto Cappelli

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«Mi piace vedere l’ingresso nella nuova parrocchia come un cambiamento nella continuità, di uno che entra in una storia che viene prima di lui e la porta avanti con i suoi doni. Per questo sono arrivato da voi a piedi, piano piano, in un atteggiamento di ascolto per mettermi al vostro fianco nel cammino di questa comunità parrocchiale». Domenica scorsa don Luca Ravaglia ha fatto l’ingresso nella nuova parrocchia di Russi alle 18.30 per la prima Messa solenne come parroco, accolto dalla comunità e insediato dal vescovo di Faenza-Modigliana Mario Toso, dopo aver percorso una ventina di chilometri dalla parrocchia di San Savino in Paradiso di Faenza, che ha guidato per diversi anni, accompagnato a tratti da gruppi di vecchi e nuovi parrocchiani.

Don Luca, 58 anni, è conosciuto in Romagna come prete podista collaudato, avendo partecipato per dieci anni alla “100 km del Passatore” la corsa che si svolge tra Firenze e Faenza, attraversando l’Appennino. L’ultima, quella del 2021, dedicata a Dante Alighieri nel centenario della morte. Ogni anno don Luca prepara anche un libretto di 50 pagine «per non camminare da solo, ma per indicare anche i luoghi lungo il tragitto dove fermarsi a pregare e meditare su alcuni temi, insieme a chi vuole unirsi a me».

Domenica scorsa si è fermato a pregare anche nel cimitero della piccola parrocchia di Ronco, dove sono sepolti il sacerdote fidei donum Daniele Badiali, ucciso a soli 37 anni sulle Ande peruviane, e i coniugi Gabriella e Francesco Bandini, cui sono dedicate due attività d’accoglienza a livello diocesano, una cooperativa e un’associazione.

Ma perché l’ingresso in parrocchia a piedi? Risponde don Luca: «Per me camminare è preghiera. Ho sempre cercato di fare una camminata alla settimana, sulle colline di Faenza. La natura è la carezza di Dio, fa bene al corpo e allo spirito. E fa venire intuizioni prima impensabili. Leggi un brano del Vangelo, parti, e, all’improvviso, fai tuo quel brano in una luce diversa. Camminare non è solo un fatto personale, podistico e salutistico, ma anche incontrare le persone. Infatti, quando cammini, hai modo di incrociare il loro sguardo e di salutarle per strada. Così, in questi anni ho sempre cercato di fare il parroco con i piedi». Spiega poi il perché: «E magari, mentre vai a trovare un anziano, per la strada ne incontri altri due, che in quel momento avevano bisogno di una tua parola. Quando cammini, incontri sempre qualcuno». E conclude: «Camminando, ti accorgi anche che la parrocchia non è solo il campanile, ma è tutte le persone che sono lì, lavorano, vanno a scuola, soffrono, giocano, si divertono, camminano come me. Vorrei continuare anche a Russi a fare il parroco con i piedi e non ridurre tutto all’agenda parrocchiale».

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