sabato 9 ottobre 2021
La celebrazione domenica 10 a Tropea presieduta dal cardinale Semeraro. Diede vita alla «Case della carità» e fondò la Famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore di Gesù
Don Francesco Mottola è circondato da bambini e bambine seguiti nelle “Case della carità” da lui fondate Domani il sacerdote diventerà beato

Don Francesco Mottola è circondato da bambini e bambine seguiti nelle “Case della carità” da lui fondate Domani il sacerdote diventerà beato - .

COMMENTA E CONDIVIDI

A una settimana dall’ingresso del nuovo vescovo, Attilio Nostro, la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea vive un altro momento di festa. Domani infatti ci sarà la beatificazione del sacerdote Francesco Mottola, una perla del clero calabrese, come è definito. A presiedere la celebrazione, nel piazzale antistante l’Isola di Marina di Tropea (salvo diverse indicazioni a causa del maltempo, ndr) sarà il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, con accanto il nuovo pastore Attilio Nostro. Nato a Tropea il 3 gennaio 1901 don Mottola entrò in Seminario a 10 anni e venne ordinato sacerdote a 23 anni. Insegnò, fino al 1942, materie letterarie nel Seminario di Tropea dove poi ricoprì l’incarico di rettore. Inoltre svolse il suo ministero in molteplici ambiti pastorali: dalla predicazione all’amministrazione dei Sacramenti, dalla direzione spirituale all’attività letteraria e giornalistica, dall’esercizio concreto della carità all’organizzazione di iniziative spirituali e culturali.

Fondò, assieme ad altri, il Circolo culturale calabrese e diresse la rivista Parva favilla oggi diretta dal postulatore don Enzo Gabrieli. Dal 1935 cominciò ad organizzare in piccoli gruppi, sacerdoti e laici, secondo un’ideale di azione caritatevole e preghiera contemplativa, come «certosini della strada». Intensa la sua attività a favore di amma-lati, poveri, anziani, emarginati, orfani, diseredati; quelli che lui chiamava «i nuju du mundu», cioè gli scartati. Per loro fondò le “Case della carità”, per l’accoglienza e la loro assistenza alcune delle quali ancora attive in Italia e all’estero. «La Casa della carità – diceva – l’ho sognata grande almeno quanto la nostra terra, accogliente tutto il dolore, non per eliminarlo, perché sarebbe un sacrilegio, ma per divinizzarlo e divinizzato adorarlo». Per la loro cura fondò, insieme con Irma Scrugli (della quale si è conclusa l’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione) la Famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore di Gesù. Il significato di questa beatificazione è la «centralità alla chiamata alla santità di ogni sacerdote e di ogni cristiano », ci dice il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Nostro, che alla celebrazione ha invitato personalmente il vescovo emerito Luigi Renzo e «che sarà presente».

Don Mottola «ha speso la sua vita per le vocazioni. Il suo richiamo è questa chiamata alla santità alla quale il Signore chiama ognuno», aggiunge. I vescovi della regione hanno voluto intitolare una parte dell’itinerario formativo dei seminaristi al futuro nuovo beato, che è stato alunno di quel Seminario e che «credeva fortemente alla formazione che i futuri sacerdoti ricevevano». Mottola «fu assertore dell’improrogabile esigenza di un profondo rinnovamento spirituale e culturale del clero che favorì – evidenzia il postulatore, don Gabrieli – mediante fraterni incontri di preghiera e di studio, e della necessità del coinvolgimento dei laici nell’apostolato come lievito di autentico progresso nella società. In lui risplende il carisma dell’amore oblativo che egli visse in opere a favore dei diseredati». Un «coniugare contemplazione e carità ».

Per oltre 27 anni – fino alla morte avvenuta il 19 giugno 1969– rimase privo della parola e relegato nella sua stanza, impossibilitato a muoversi a causa di una paralisi. È stato paragonato ad un aquila che è volata verso le vette più alte della contemplazione mistica dopo aver provato la «fornace della sofferenza e l’assiduo lavorio interiore di purificazione ascetica ».

Il suo messaggio, sottolinea il fratello maggiore dei sacerdoti oblati, don Francesco Sicari, è «fortemente attuale perché sa coniugare in maniera perfetta l’altare e la strada, la contemplazione e l’azione, la preghiera e la carità, con la capacità da un lato di elevarsi fino alle vette alte del Cielo e dall’altro la concretezza di piegarsi sui piedi dei fratelli, impastandosi del fango della terra». Una beatificazione che «porta gioia ma anche una grande responsabilità – ci dice la sorella maggiore dell’Istituto secolare da lui fondato, Liliana Vita – di questa missione che don Mottola ci ha affidato. La sua beatificazione possa essere, per la terra di Calabria e per i suoi sacerdoti, un modello luminoso in questo momento difficile».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: