Davide Carraro, nuovo vescovo di Orano, in Algeria. Originario di Treviso, ha 47 anni, e sarà pastore di una comunità di poche migliaia di credenti in mezzo a 7 milioni di abitanti - Collaboratori
È il primo vescovo italiano della Chiesa d’Algeria. E si inserisce nel solco di grandi figure, che hanno segnato profondamente la piccola presenza cattolica in questo grande Paese musulmano. Davide Carraro, missionario del Pime, è stato ordinato vescovo di Orano ieri, nella piccola Cattedrale, accanto alla tomba del vescovo-martire Pierre Claverie, ucciso proprio lì, sulla porta di casa, il 1° agosto 1996, ultimo di 19 religiosi e religiose – tra cui i sette monaci di Tibhirine – che hanno trovato la morte negli anni bui del terrorismo islamista e sono stati proclamati beati nel 2018.
Ha scelto come motto episcopale «Dio è amore» – «Allahu mahaba» in arabo – tanto caro anche al vescovo Claverie e così vicino alla sensibilità del mondo musulmano in cui la Chiesa algerina – composta da poche migliaia di fedeli – è completamente calata in un rapporto di amicizia e dialogo. «Dialogo della vita, innanzitutto – precisa il neo vescovo – che è un aspetto imprescindibile e inevitabile della nostra presenza in questo Paese. Dialogo che si può arricchire anche di aspetti culturali o di iniziative caritatevoli per quanto ci è permesso».
Anche oggi, così come giovedì sera durante la veglia di preghiera, e domani per la Messa di ringraziamento nella basilica di Santa Cruz, che domina il bel golfo di Orano, la presenza dei musulmani è particolarmente significativa. Erano quasi la metà delle circa 800 persone che hanno preso parte al rito di ordinazione: «Sono i nostri amici, le persone che ci sono vicine ogni giorno e con cui condividiamo il nostro cammino in questo Paese. – riflette Carraro –. Qui si è davvero chiamati a essere segno di Cristo in una terra totalmente musulmana. Anche la mia ordinazione la vivo come una chiamata a un ulteriore servizio, una cosa che mi lega in modo ancora più profondo a questo Paese e a questa Chiesa».
Originario di Treviso, 47 anni compiuti proprio oggi, monsignor Carraro è arrivato in Algeria nel 2007 ed è stato per diversi anni nel deserto di Touggourt, prima di spostarsi nella capitale Algeri nel 2019, dove è diventato vicario generale nel 2022. In mezzo, una parentesi di tre anni al Cairo per studiare l’arabo, e quattro anni in Costa d’Avorio in attesa del visto per poter tornare in Algeria. Un Paese dove – anche a causa della difficoltà a ottenere i visti – la presenza cristiana si sta sempre più assottigliando. Nella diocesi di Orano, i cattolici sono circa 400 – in gran parte studenti o migranti subsahariani – distribuiti su 7 parrocchie in un territorio vastissimo con più di 7 milioni di abitanti: i preti sono 11, le suore 15 e i fratelli religiosi 8. «Fa parte della fragilità, ma anche della bellezza di questa Chiesa, una Chiesa piccola, semplice, essenziale, non legata a strutture o opere, ma fatta più di presenza e di incontri», dice Carraro, che è in questi anni in Algeria si è profondamente ispirato al messaggio di Charles de Foucauld e alla spiritualità del deserto.
«Sei stato nel cuore della nostra diocesi di Algeri – ha ricordato durante l’omelia l’arcivescovo della capitale Jean-Paul Vesco, che lo aveva scelto come vicario – una figura di gentilezza che ci mancherà moltissimo e che obbliga ciascuno di noi a mostrare, a sua volta, questo volto di gentilezza a coloro che ci circondano. Questa cifra di bontà che ti appartiene contribuisce non poco alla gioia e al sapore particolari di questa tua ordinazione episcopale. Insieme formiamo un’unica Chiesa cattolica d’Algeria, ed è quello di cui facciamo straordinariamente esperienza oggi!».
Con Vesco, che era stato a sua volta vescovo di Orano, ha concelebrato un altro suo predecessore, Alphonse Georger, ora emerito. Tra i consacranti erano presenti anche il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi, e il nunzio apostolico in Algeria e Tunisia, monsignor Kurian Mathew Vayalunkal. Ma soprattutto c’erano moltissime persone venute delle località più lontane e remote di questo vastissimo Paese, che si sono sobbarcate viaggi lunghissimi per condividere questo momento di gioia e comunione.
«Ringrazio il Signore di questa giornata – ha detto il vescovo Carraro – e di questo abbraccio di amicizia che ho ricevuto dalla parte di tutti. Si incontra davvero il Signore quando si fa famiglia e si sta insieme, nonostante le diversità». È con questo spirito che ora affronta la sfida di guidare da “buon pastore” la sua nuova diocesi, non smettendo mai di impegnarsi a «far nascere un’umanità nuova e fraterna», secondo le parole del vescovo Claverie che ha posto al fondo del libretto della sua ordinazione episcopale.